Intervista a Fabio Forma




A tu per tu con l’autore


 

Com’è nata la tua passione per la scrittura?

A quattordici anni, ho cominciato a buttare giù pensieri in forma scritta. Inizialmente erano appunto solo pensieri, poi piccoli componimenti, successivamente racconti, e a diciannove anni ho scritto il mio primo romanzo, tutt’ora inedito, e che tale rimarrà. Credo che la scrittura parta da un’incomunicabilità di fondo, una timidezza verso il mondo. Parte da qualcosa di potente che deve uscire e trova questo modo antico per farlo, con calma, senza confronto diretto, in modo molto intimo.

 In “Carne da demolizione” il protagonista si chiama Fabio. Hai qualcosa in comune con lui?

Sì, il mio primo romanzo è un’autofiction. Sono partito da esperienze dirette, vissute in prima persona, per poi costruire i personaggi secondari e creare storie intorno al mondo descritto, quello dei mattatoi. Ho lavorato per tre anni in un macello, un’esperienza certamente formativa, forte, che mi ha portato a cambiare del tutto lavoro e vita. Il Fabio Sanna di Carne da demolizione è il mio alter ego letterario. Mi rappresenta molto, in quel che ho deciso di scrivere e in quel che è venuto fuori così, senza averci meditato troppo sopra.

Quanto sei legato alla Sardegna?

Sono legatissimo alla mia terra, e ne sono orgoglioso, soprattutto. Non è sempre stato così. Dopo il liceo volevo staccarmi, per mettermi alla prova, per dimostrare a me stesso, in primis, che ce la potevo fare. Ho vissuto tre anni a Milano, studiando Comunicazione allo IULM. E lì ho capito quanto è importante la mia terra, e quanto ero fortunato a esserci nato, sentendola davvero mia. Spesso bisogna allontanarsi per mettere bene a fuoco e avere una visione d’insieme nitida. Così è stato per me. A Milano avevo la percezione di correre dietro qualcosa che non sapevo realmente cosa fosse. Non certo dietro la mia vita. E avevo la percezione di buttare il mio tempo. Una volta tornato ho cominciato a vivere davvero la Sardegna, in ogni suo aspetto naturalistico, culturale, storico. Abbiamo la regione d’Italia col maggior numero di siti archeologici, è incredibile. Settemila nuraghi censiti, quindicimila siti di epoca nuragica, e tutto il prenuragico che è ricco e vario. Percepisco la responsabilità di essere erede, come tutti i sardi, di quell’antica popolazione così fiera e potente, quella dei costruttori di torri, quella che costruiva le strutture più grandi dell’antichità, superate solo dalle piramidi egizie. E per quanto riguarda la natura, abbiamo tanti primati, ma è l’insieme a dare lo spessore al tutto. La bellezza e la varietà del paesaggio suggerisce che la Sardegna sia un piccolo continente, più che una semplice isola.

Nei due romanzi che hai scritto le vite dei protagonisti cambiano radicalmente. C’è qualcosa in cui ti rivedi nelle vite di Fabio, Fabrizio ed Alain?

Nella vita di Fabio, come scritto sopra, sì, molto. In Fabrizio e Alain un po’, non troppo. Ho costruito da zero i due protagonisti de L’uomo che non vorresti incontrare. Ci ho “convissuto” per anni, nella mia testa, gli ho dato forma, colore, una voce, un carattere, un’intera vita. E’ l’unico modo per rendere realistici dei personaggi. Quindi in loro c’è un po’ di me, in entrambi. Ma non mi rappresentano nel complesso.

In “L’uomo che non vorresti incontrare” le vite dei due protagonisti si intrecciano in modo netto. Hai avuto difficoltà a gestire questa cosa durante la stesura del romanzo?

E’ stato complicato figurarmeli, prima della stesura. Una volta cominciato a scrivere, avevo già bene in mente le loro storie e come le avrei raccontate. Quindi, forse anche grazie all’esperienza maturata durante stesura e editing del primo romanzo, non ho trovato eccessive difficoltà. E’ stato un esperimento, avere due protagonisti ugualmente importanti all’interno del romanzo, e man mano che scrivevo, le loro vite acquisivano sfumature solo immaginate in precedenza.

Hai in programma un terzo romanzo? Se sì ci puoi anticipare qualcosa?

Un terzo romanzo, scritto a quattro mani, è pronto per la pubblicazione, non voglio parlarne, sarà quasi una sorpresa. Riguardo il prossimo, sto cominciando ora a scriverlo. E sarà una sfida enorme per me, perché scritto in prima persona e perché la protagonista sarà una donna, Giulia, un pilota di auto che si cimenterà in una corsa clandestina intorno alla Sardegna, durante tre notti di gara. Giulia ha un passato molto difficile e una malattia che incombe su di lei e che ne ha mutato il carattere, ed il modo di confrontarsi col mondo, ed in particolare, con le persone. Ho anche in programma una trilogia nuragica, ambientata appunto in quell’epoca. Ma sto ancora studiando, e lo studio andrà avanti per anni. Sarà una storia monumentale, che abbraccerà l’esistenza di diverse tribù per sette secoli, dalla comparsa dei primi nuraghi a tholos, allo sviluppo della civiltà, alla costruzione dei pozzi sacri per arrivare al mutamento finale dei nuragici, di cui ancora poco sappiamo. Sarà il mio lavoro più impegnativo, perché è già difficile scrivere un romanzo ambientato qui e ora, scrivere una trilogia ambientata in un’epoca così distante, di cui sappiamo tanto e di cui non sappiamo tantissimo, sarà arduo. Ma amo le sfide.

Fabio Forma 

A cura di Matteo Maggio

 

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