Intervista a Federica Gaspari




A tu per tu con l’autore


Vorrei iniziare l’intervista facendole i complimenti per il libro, è stato appassionante e coinvolgente. Già dalle prime pagine ho avuto la sensazione di leggere un Thriller Nordico all’italiana; quando ha scritto il libro ha preso come modello proprio il thriller nordico?

Grazie mille, davvero. Sono felice che sia stato apprezzato e che venga accostato a un genere di romanzi che amo particolarmente. Se devo essere sincera non ho un modello letterario specifico quando scrivo, ma penso che le mie letture mi influenzino, come è ovvio che sia, e tra le mie letture ci sono sempre stati anche i thriller nordici che di certo hanno contribuito a forgiare il mio stile e il mio modo di costruire trame e personaggi. Scrivo quello che vorrei leggere e quando leggo apprezzo molto la scrittura priva di orpelli, diretta e semplice, oltre ai personaggi dalla psiche complessa e un po’ oscura. Per quanto mi riguarda credo che questi siano alcuni dei pregi degli autori del Nord Europa e sono lieta di essere riuscita ad avvicinarmi al loro modello con Oltre il fiume.

La mia seconda domanda è sul personaggio principale, Alan Giuliani, personaggio che ho amato particolarmente per la sua complessità intorno al quale si svolge una storia nella storia che appassiona e intriga il lettore. Vorrei sapere come ha pensato a questo personaggio? Quanto si è immedesimata in Alan?

Alan è nato per caso ed è cresciuto nel corso della storia. Il suo aspetto fisico mi è stato chiaro fin da subito, mentre a livello psicologico ci ho lavorato un po’. Ho passato molto tempo a ragionare sul rapporto che ha con chi gli ruota intorno, sui ricordi del suo passato, su piccoli dettagli del suo carattere in modo che alla fine risultasse un protagonista completo e realistico. In lui c’è anche qualcosa di me, soprattutto per quanto riguarda il legame con la terra d’origine: anche io come Alan ho trascorso l’infanzia a Cortina e sono sempre rimasta legata alle Dolomiti Ampezzane.

Il libro pone un forte accento sulla problematica del sentirsi “forestieri” ed essere accettati dalla gente del posto. Quanto secondo lei questo problema è presente realmente all’interno della nostra società e dei nostri paesini?

Sicuramente è una cosa che accade spesso, soprattutto nei paesi più piccoli e tradizionalisti. Da Nord a Sud, da Est a Ovest penso che sia successo un po’ a chiunque abbia cambiato zona di sentirsi “straniero”, non accettato, diverso. Capita a chi dal Nord scende al Sud e viceversa, ma capita anche a chi va a vivere in un paesino poco lontano: le comunità fanno spesso fatica ad accettare i nuovi arrivati, soprattutto nelle fasi iniziali. In questo caso si parla di montagna, ma sono cose che si vedono spesso anche in altre comunità e in altre zone, ma più in generale si può dire che è sempre difficile per chi arriva da fuori riuscire a farsi accettare da un gruppo già ben strutturato, che si tratti di comunità locali o di compagnie di amici.

La trama del libro è intricata e complessa, ci sono molti elementi che si intrecciano, dalla vita privata dei vari protagonisti all’indagine che crea non pochi grattacapi a Giuliani e colleghi. Come ha pensato alla trama? Cosa l’ha ispirata?

Quando inizio a scrivere di solito ho in mente una trama molto vaga, alla quale poi aggiungo dettagli nel corso della stesura. Solitamente parto con l’idea che ci sia questo serial killer che uccide determinate persone in un determinato modo, per un tal motivo e in un certo luogo e poi la storia viene da sé. Nel caso di Oltre il fiume, tutto è partito proprio dall’immagine di Tuonen Piika che incontriamo nel prologo: stavo leggendo un saggio sulla mitologia nordica e ho avuto come una folgorazione. Da lì ho ragionato su come si potesse legare quell’immagine in particolare all’idea di un omicida seriale e ho iniziato a delineare i dettagli della trama, che poi ho modificato in parte in corso d’opera, per rendere la storia più fluida o il caso più intricato.

Parlando del romanzo ho trovato affascinante la descrizione di luoghi meravigliosi, quanto è importante secondo lei l’ambientazione di un romanzo e la descrizione dei luoghi?

L’ambientazione è importante, fondamentale. Ho iniziato il mio percorso di autrice nel 2013 scrivendo racconti e all’epoca, per quel genere di scritti, cercavo per scelta di mantenere l’ambientazione sul vago; descritta, certo, ma senza troppi dettagli, in modo che il lettore potesse figurarsi i luoghi come meglio credeva. Per un romanzo, però, il discorso è diverso: credo che il luogo in cui si ambienta una storia di una certa lunghezza e complessità sia centrale e sia parte integrante della costruzione della trama. Nel caso di Oltre il fiume, ma anche del seguito a cui sto lavorando, l’ambientazione è fondamentale per comprendere appieno la storia, la psicologia dei personaggi e le tematiche affrontate.

Del libro ho amato particolarmente il finale; pensavo di aver capito già tutto a metà libro, mi aspettavo un finale scontato dove l’assassino, anche se in modo velato era già stato svelato e invece, mi sono trovato completamente spiazzato. Vorrei sapere qual è stato il processo creativo che ha portato alla realizzazione del romanzo? È partita prima dal personaggio principale o dal finale?

Anche io amo particolarmente i gialli e i thriller che mi colpiscono per un finale inaspettato ed è quello a cui ho puntato mentre scrivevo questa storia. Da lettrice, scrivevo chiedendomi cosa avrei voluto leggere, cosa mi avrebbe sorpresa e spiazzata, quali dettagli era meglio inserire o meno per lasciare in sospeso il lettore. Come ho già detto, quando scrivo parto da una trama stilata a grandi linee, ma la storia mi si svolge sotto le dita mentre batto al computer, portandomi spesso verso soluzioni diverse da quelle a cui avevo pensato inizialmente. Forse anche questo mi ha aiutata a mantenere alta la suspense e a ottenere un finale a sorpresa. Il momento della creazione dei personaggi è stato il fulcro di tutto: dopo averli costruiti hanno praticamente preso vita e la storia ha seguito il suo naturale corso, basandosi sulle azioni che ognuno di loro poteva compiere in base alla propria psicologia e al proprio modo di fare, mentre il finale è arrivato per ultimo, come ovvia conclusione di un percorso che non poteva seguire altre vie.

Ho amato così tanto il primo libro che non posso non chiederle quando uscirà il secondo? Ha già iniziato la stesura?

Sono veramente felice di sapere che il romanzo è stato così apprezzato. La stesura del secondo è a buon punto e immagino che uscirà entro fine 2022. Ovviamente è una data ipotetica, perché andranno valutati diversi fattori, compresa la programmazione delle pubblicazioni di Nua edizioni.

La mia ultima domanda verte sul suo essere lettrice. Quali sono i generi che predilige? Cosa ne pensa del thriller nordico?

Sono una lettrice onnivora e vario tantissimo a seconda del periodo, dell’umore e di mille fattori, esterni e non. Leggo thriller, romance, horror, fantasy, storici, saggi, e non solo: forse l’unico genere che proprio non mi va giù è la fantascienza pura. Amo molto le serie, di qualsiasi genere, perché mi permettono di creare un legame più profondo con i personaggi e di seguire le loro vicende per un tempo più lungo. Per quanto riguarda il thriller nordico, lo leggo volentieri: amo molto le ambientazioni scandinave e lo stile diretto degli autori nordici, oltre al fatto che spesso strizzano l’occhio al noir, con protagonisti complessi e in parte oscuri.

La ringrazio per la disponibilità e per il tempo che ha dedicato alla mia intervista e le rinnovo i complimenti per il romanzo.

Grazie a lei per l’opportunità e per l’attenzione con cui ha analizzato il romanzo.

Federica Gaspari

A cura di Costantino Giordano

 

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