Intervista a G. Carosini & M. Mastroianni





A tu per tu con l’autore


Vorrei iniziare l’intervista facendovi i complimenti per il libro, sono rimasto piacevolmente sorpreso sia dal personaggio principale che dalla trama; bella e appassionante con il giusto mix di tensione e suspense. La mia prima domanda verte sul personaggio principale; il commissario Rembado ha catturato da subito la mia attenzione, un personaggio che mi ha dato l’impressione di voler esprimere voglia di vivere (nonostante le prove che ha dovuto superare sia private che professionali) e simbolo del riscatto sociale. È questa una delle chiavi per inquadrare il vostro personaggio principale?

Mastroianni: – Rembado, pur essendo ancora giovane, è stato duramente colpito da una serie avvenimenti drammatici che lo hanno segnato negli affetti più intimi e in ambito lavorativo.  Il commissario Rembado che arriva a Genova è un uomo provato e avvilito che si butterà a capofitto nelle indagini per non farsi sopraffare dai fantasmi del suo passato. Il personaggio è comunque un giovane uomo che ha voglia di ricominciare a vivere e forse, anche di cambiare pelle.

Carosini: – La voglia di riscatto sociale di Rembado la si può captare in certi punti del romanzo. Non è un uomo inquadrato nel sistema, è sì un poliziotto, ma è anche un uomo che ha visto i suoi uomini in azione comportarsi in modo poco democratico. Lui ha una sua etica superiore. Contro tutti i soprusi.

Durante la lettura, quello che ho apprezzato maggiormente è lo stile narrativo cruento nella descrizione degli omicidi, senza indorare la pillola; purtroppo, molti, tendono a descrivere gli omicidi solo in maniera marginale. Come mai avete deciso di utilizzare questa impronta narrativa così decisa?

Carosini: – Bella domanda! Viviamo in un’epoca in cui accadono cose tremende è vero, ma ci dimentichiamo che le peggiori cose sono accadute, specie negli Stati Uniti, tra gli anni cinquanta e gli anni novanta. Serial killer di una malvagità inconcepibile a ben pensare. Qui in Italia comunque abbiamo avuto efferati assassini come Bilancia, Minghella (tutti genovesi!), i Ludwig e gli assassini del Circeo. Ho sempre l’impressione che, pur avendo narrato fatti truculenti, spesso la realtà superi la fantasia.

Mastroianni: – Gli omicidi sono centrali nello svolgimento e nella trama del romanzo, ma soprattutto lo sono le modalità con i quali sono stati compiuti. Non c’è compiacimento nel descrivere quello che il killer ha inflitto alle sue vittime, ma abbiamo scelto di raccontare fedelmente quello che gli occhi del commissario vedevano in quei momenti.  Abbiamo cercato di dare al romanzo una sorta di andamento cinematografico e forse, ci siamo riusciti.

La trama è affascinante e appassionante; non è semplice, immagino, lavorare a quattro mani su una storia; come avete fatto a far coesistere due anime (da scrittori) in una sola storia? Qual è stato il vostro iter creativo?

Mastroianni: –  Scrivere a quattro mani è stato più semplice di quello che si possa pensare. C’è stata una divisione condivisa dei compiti e alla fine, le sensibilità di ciascuno si sono fuse in una scrittura che ci rappresenta entrambi. Il tutto è stato reso più semplice anche per via di una collaudata collaborazione che Gino ed io abbiamo da anni nella realizzazione di fumetti e graphic novel.

Carosini: – Forse il fatto di lavorare da anni su graphic novel ha facilitato la cosa. Io di solito, oltre a disegnare, mi occupo di sceneggiatura. In più l’aver recitato per anni e avendo scritto testi teatrali mi ha reso la cosa più semplice. Io dei due sono la parte “crudele” Marco, ovviamente, è la parte razionale: una sorta di Dottor Jekyll e Mr. Hyde!

Quando avete iniziato la stesura del libro, siete partiti prima dalla figura del serial killer o da quella del commissario Rembado?

Carosini: –  Io tanti, ma tanti anni fa, avevo abbozzato una trama ambientata ai giorni nostri, tra I-phone, tablet, e-mail. Rembado addirittura aveva arrestato Bilancia (chiamato nel romanzo Stadera)…di quella trama per fortuna sono rimasti solo i nomi dei protagonisti, e gran merito va a Marco.

Mastroianni – Il romanzo lo abbiamo discusso davanti ad una buona birra e forse proprio a causa di questa, alla fine i personaggi sono venuti fuori quasi da soli ciascuno con il proprio carattere e peculiarità. Rembado e Bruzzone esistevano già in un abbozzo di racconto scritto, anni fa,  da Gino… la birra ha fatto il resto!

Il romanzo è ambientato negli anni ’70; a cosa è dovuta la scelta del periodo storico?

Mastroianni: –  Da poco ho appreso di appartenere alla generazione “Boomer” e gli anni ’70 sono stati,  forse, i migliori anni della nostra generazione, sicuramente i più creativi. Per quanto riguarda il romanzo, abbiamo scelto questo decennio perché ci è sembrato poco sfruttato da altri autori e ci ha evitato, inoltre,  di doverci confrontare con gli attuali metodi di indagine super tecnologici. Abbiamo preferito scegliere un’epoca in cui le indagini si facevano ancora alla maniera del buon vecchio “Maigret” .

Carosini: – Come ha risposto Marco cosa c’è di meglio di ricordare gli anni della nostra gioventù? Giovinezza, partecipazione politica, Eskimo, pugno chiuso e musica bellissima. Nel romanzo citiamo De André e Neil Young, ma avremmo potuto citare centinaia di nomi dentro i quali ci siamo formati.

Io sono un lettore che deve appassionarsi prima al personaggio principale e poi alla trama; se il personaggio principale non mi prende difficilmente riesco a proseguire nella lettura. Avendo amato particolarmente il commissario Rembado non posso non chiedervi se state già pensando ad una nuova indagine e quindi ad un nuovo libro con lo stesso protagonista.

Carosini: – Certo! Pensiamo che il nostro Commissario meriti un’altra indagine. Crediamo che quello che ci è venuto in mente sia addirittura più “crudo” de Il Serpente in quanto toccherà anche temi storici terribili. E metterà a dura prova il lettore, o almeno lo speriamo. In confronto il Killer del primo romanzo è un dilettante!

Mastroianni: – Si, ci abbiamo pensato e ci stiamo pensando. I personaggi de “Il Serpente” hanno iniziato a muoversi con una vita propria e sono loro che ci raccontano cosa sta succedendo e attualmente ci stanno raccontando un’altra storia molto avvincente e così, Gino ed io, ci siamo nuovamente seduti davanti ad una buona birra e abbiamo abbozzato la trama di una nuova avventura della squadra di Rembado.

La mia ultima domanda verte sul vostro essere lettori. Quali sono i generi che preferite come lettori? Cosa ne pensate del thriller nordico?

Mastroianni: –  Personalmente sono un lettore onnivoro. Mi appassionano i romanzi storici quali quelli di Bernard Cornwell, Umberto Eco o  “I Pilastri della Terra” di Ken Follett. Mi piacciono i noir e i thriller specialmente quelli di Carlo Lucarelli, Giancarlo De Cataldo, Gianrico Carofiglio, Camilleri e l’immancabile Simenon, ma ho amato e amo i classici: Oscar Wilde, Steinbeck, Hemingway solo per citarne alcuni.  Mi sono avvicinato al Thriller nordico leggendo Il Pettirosso di Joe Nesbo. Mi piace lo stile diretto, con pochi fronzoli, freddo ed essenziale.

Carosini: – Tocchiamo un tasto particolare. In buona sostanza non amo troppo i romanzi noir, sono un lettore soprattutto di Horror, con numi tutelari Poe e Lovecraft,  e Fantascienza (Dick e Bradbury su tutti). Certo ho letto anche molti gialli ma come preferenza quelli alla Chase o alla Woolrich (soprattutto mi riconosco in quest’ultimo con quella sottile crudeltà e perfidia figlie di una vita veramente complessa) e non disdegno i gialli alla francese soprattutto se poi vengono riprodotti in film tipo quelli di Melville e Cluzot. Del Thriller nordico conosco ben poco, soprattutto conosco qualcosa grazie alle riduzioni cinematografiche di alcuni romanzi. Come diceva poco sopra Marco hanno uno stile freddo…anzi direi polare!

A cura di Costantino Giordano

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