Intervista a Giuliana Altamura




A tu per tu con l’autore

A cura di Gabriele


Prima di tutto volevo farti i complimenti per la grande originalità del tuo ultimo lavoro. “L’occhio del pettirosso” è un romanzo particolare, coinvolge il lettore sin dalle prime battute (l’incontro di Errico con Egon Meister insinua una curiosità profonda) e lo prepara a temi insoliti, ricchi di fascino e di mistero. Eccoti le mie curiosità:

Ciao Gabriele, sono felicissima che il libro ti sia piaciuto! Grazie a te per l’interesse, l’attenzione e per le belle domande, sarà un piacere risponderti!

Senza voler spoilerare troppo, da cosa è nata l’idea del romanzo?

Volevo scrivere un Faust contemporaneo, declinare al presente quel desiderio di conoscenza che appartiene all’uomo da che possiede la capacità di interrogarsi sulla propria vita, sul senso dell’esistenza e sul limite di ciò che gli è dato sapere. Ho immaginato che Faust al giorno d’oggi sarebbe stato un fisico: la quantistica ha messo in discussione tutte le certezze della scienza classica, ha spalancato un terreno di conoscenza del tutto inesplorato che ci ha portato a guardare e a pensare alla realtà in modo nuovo e diverso. L’idea del romanzo nasce proprio dalla mia fascinazione per questa materia così sconvolgente nei suoi risvolti filosofici.

La trama principale e le sottotrame danzano e si intrecciano tra di loro, si fondono e procedono assieme durante tutta la narrazione. Divengono fondamentali, e direi imprescindibili, per la costruzione del climax e per la sua strutturazione (conflitto interiore, ossessione per la ricerca della visione quantica, rapporto coniugale con Greta, Golden Mountain con i suoi personaggi ambigui). Errico è l’elemento in comune fra tutti: fragile nel conflitto, esperto e professionale nel lavoro, indeciso con la moglie, determinato e scaltro con Jinrou e Ruben.

Una curiosità: è stato piacevole lavorare con un personaggio tanto ecclettico, è stato difficile o comunque è stata una prova stimolante nel momento in cui gli davi vita?

Tutte e tre le cose. Errico è un personaggio complesso, ha la mentalità razionale e strutturata di uno scienziato, è talmente ossessionato dalla sua ricerca da risultare persino un po’ alienato e incapace di gestire gli aspetti più semplici dell’esistenza. Allo stesso tempo è un uomo che porta dentro di sé un dolore segreto, così grande che guardarlo in faccia lo spaventa. In qualche modo per lui diventa più semplice tentare di tenere sotto controllo le leggi dell’universo che affrontare il proprio dolore. Non è stato semplice trovare la sua voce, ma nel momento in cui ci sono riuscita è stato lui a raccontarmi la sua storia.

In un testo ricco in tematiche moderne perché hai scelto un’ambientazione mistery/gotica? (Per inciso: a mio parere è stata una scelta così azzeccata che già da sola da grande valore all’intero lavoro.)

Ti ringrazio. In realtà non si è trattato di una scelta fatta a tavolino, non ho mai pensato di scrivere un romanzo volutamente gotico. Avevo in mente determinate ambientazioni – il bosco, la miniera abbandonata, il ristorante-tempio orientale – e ho cercato di evocarle con una scrittura che restituisse quel senso di ambiguità e mistero proprio delle tematiche di cui tratto. Ho messo in scena un immaginario che mi appartiene, senza riflettere sull’appartenenza a un genere specifico.

Al giorno d’oggi la narrativa è enormemente evoluta, al punto che un romanzo non può più essere inquadrato in un unico genere letterario: i gialli contengono un po’ di rosa, talvolta un po’ di storico e possono avere tracce di fantascientifico, come viceversa può avvenire con gli altri generi. Nel tuo “L’occhio del pettirosso” il conflitto del protagonista mi sembra appartenere a una letteratura classica; le tematiche della visione quantica, i bitcoin e l’entanglement, sono temi moderni che hai trattato in prospettiva fantascientifica; l’ambientazione è gotica. Ma se ci penso, il tuo romanzo mi ha fatto venire diversi dubbi: potrei non aver colto la realtà del tuo scritto perché dal momento in cui l’ho letto potrei averlo modificato. In questo senso, la letteratura è “quantistica”?

Credo che tu abbia colto una grande verità. Ogni lettore modifica quello che legge, è inevitabile! Il mio romanzo sarà qualcosa di differente per chiunque vorrà prestargli attenzione, e questo in base al proprio gusto, al proprio background, alle proprie esperienze… La quantistica, e prima ancora di lei le filosofie orientali, ci insegnano che la realtà è il frutto del nostro percepire, non qualcosa di oggettivo. Sarà sempre differente per ciascuno di noi. È solo quando un libro “va” finalmente nel mondo che comincia a vivere le sue mille vite.

Un’ultima domanda e poi ti ringrazio per la grande disponibilità che ci hai concesso come redazione di ThrillerNord. Tra tutte le tematiche trattate qual è quella che senti appartenerti di più: ti piace scavare nella psiche e nell’animo dell’uomo, ti piace far muovere i personaggi nel mistero e nelle zone d’ombra, o sono la scienza e il progresso tecnologico a intrigarti? 

Mi piace esplorare e raccontare la contemporaneità, e questo nei suoi tanti risvolti, dal confronto con la scienza alle implicazioni che il progresso tecnologico può avere sull’animo umano. La letteratura, nel dialogo con altre discipline, ha la splendida opportunità di indagare le zone d’ombra di cui parli, superando i limiti della scienza e arrivando a conoscere per vie altre quei misteri che forse rimarranno sempre tali.

Rinnovo i ringraziamenti e ti auguro un futuro ricco di successi e di soddisfazioni.

Gabriele

 

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