Intervista a Lorenzo Malvezzi




A tu per tu con l’autore


Com’è nata l’idea di scrivere un romanzo così breve, ma con un’impostazione tale da renderlo completo in così “poche parole”?

Buongiorno Loredana e ciao a tutti i lettori di ThrillerNord, è un piacere poter parlare del libro.
Avevo in mente questi due personaggi che incontrandosi avrebbero dato vita ad una storia. Le vicende si sono fatte chiare non appena ho cominciato a pigiare sulla tastiera i dialoghi tra di loro. Per quanto riguarda l’impostazione non ti saprei dire esattamente, io scrivo molto di getto, ma sono anche uno che si perde molto. Comincio a fare una cosa la lascio a metà e ne comincio un’altra; quindi, probabilmente per non perdermi nel flusso sono andato dritto al nocciolo della questione.

Tito da subito ti suscita tenerezza. Si presenta come un coacervo di solitudini, debolezze, senso di inadeguatezza e depressioni cicliche. Ma è anche una persona assolutamente innocua, che si pone sempre tanti scrupoli per non deludere nessuno e che, avrà la sfortuna di trovarsi, forse, anche con la persona giusta, ma nel posto e nel momento sbagliato. Senza raccontare nulla che possa rovinare la lettura del tuo libro a chi ancora non lo avesse letto, puoi raccontarci come vi siete conosciuti tu e il giovane Laremi? È stata simpatia da subito? Cos’è stato a colpirti di lui immediatamente, a fartelo ritenere la persona giusta per la tua storia?

Con Tito è amore e odio, non direi simpatia. So che non piace a tutti, lui ci soffre, ma io gli dico che se ne deve fregare. Tito è un eroe a suo modo. Sballottato da una grande sfiga non si è perso d’animo e cerca di rimanere a galla. Ha un profondo senso di inadeguatezza nei confronti di sé stesso, e per evitare di pensarci si butta in tutto ciò che gli si pone davanti come un panzer. Si finge leggero per non affogare nella sua stessa palude. Spero e credo che ci sia un Tito dentro ognuno di noi.

Il personaggio dell’avvocato Cervi, mi è piaciuto moltissimo. È una figura determinata, che non si lascia abbattere dalle difficoltà e anzi, è proprio da lì che riesce a ripartire sfidando anche le sue debolezze. Senza andare troppo a fondo, si ispira ad un personaggio che hai avuto il piacere di incontrare o, più semplicemente è il risultato di tanti incontri, di una serie di incroci nella quotidianità della tua vita?

L’avvocato Cervi esiste. Si ispira ad una delle mie più care amiche, e si! È una forza della natura.

La situazione in cui si ritroverà in mezzo il povero Tito, apparirà da subito spiacevole per ragioni che qui, per evitare spoiler non possiamo affrontare. Fatto sta, che a seguito del suo arresto, la sua vita sarà completamente stravolta. Le uniche cose che riusciranno a tenerlo a galla saranno il suo avvocato, al quale si affiderà ciecamente e gli amici, che si riveleranno fondamentali per sorreggerlo nel suo lato più emotivo e fragile. Quale valore ha per te l’amicizia?

Se si esclude l’amore per i genitori o i figli, l’amicizia è per me la forma più pura dell’amore.

Molti sono i temi affrontati in questo libro, alcuni innominabili per il solito problema delle
anticipazioni ma, ce n’è uno che in qualche modo può essere affrontato, ovvero il legame con gli animali che per una parte dei personaggi sarà salvifico. Hai degli animali domestici e se sì, cosa rappresentano per te?

Si, sono dei compagni di vita, degli amici veri e direi che do un valore piuttosto alto all’amicizia. Quando ho scritto il libro avevo due cani e due gatti, poi Wanda che era vecchia non ce la faceva più e l’abbiamo fatta addormentare. Il cane in copertina è lei.

Nel tuo romanzo, com’è consuetudine della casa editrice Frilli, emergono i luoghi. Sia Genova che le zone circostanti che tu descrivi in modo così abile risaltano di pagina in pagina. Allo stesso modo, quando si parla di cibo riesci veramente a far percepire un rumorino allo stomaco dettato dalla gola. Qual è il tuo rapporto con le zone descritte nel libro? E quello con la cucina, invece?

Come scriveva il buon Catullo Odi et Amo. Sono profondamente innamorato della mia terra e profondamente incavolato con lei, un po’ come quando a scuola i professori dicono ai genitori “Suo figlio è bravo ma non si applica”. Ecco ho lo stesso rapporto con la mia terra. Per la cucina adoro cucinare, sono un profondo gaudente. Però odio la cucina in televisione. I programmi coi cuochi mi fanno subito cambiare canale.

Parlando di progetti futuri, hai già qualcos’altro di scritto che scalpita per uscire dalla tua stampante? C’è un secondo romanzo devo inviarlo a giorni e sono in quella fase di esaltazione mista a paranoia.

C’è un secondo romanzo devo inviarlo a giorni e sono in quella fase di esaltazione mista a paranoia.

Oltre alla scrittura, dedichi anche del tempo alla lettura? Se sì, puoi farci qualche nome fra le tue preferenze e poi, leggi pure autori nordici?

Sono un lettore compulsivo, leggo di tutto. Ho appena finito “la Portalettere” della Giannone che mi è piaciuto moltissimo. Claudio Pozzani che è un amico genovese e ha pubblicato “Le confessioni di un misantropo” che secondo me è una bomba. Poi Buzzati, Camilleri, Niven, Coe, Maurensig…. Leggo anche autori Nordici. Amo Jonas Jonasson, Fredrik Backman e molti altri.

A nome mio e di tutta la redazione di Thrillernord, grazie per il tempo che ci hai dedicato.
Loredana Cescutti

Grazie a voi è stato un vero piacere ciao.

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