Intervista a Marilù Oliva




A tu per tu con l’autore


 

Ciao , felice di ritrovarti. Ho letto con piacere Le Sultane e la mia prima domanda è: quanto ti sei divertita a scriverlo?

Mi sono divertita molto, ma ho anche sofferto. Perché, al di là dei molti passaggi comici, ci sono verità di fondo che fanno anche riflettere e magari portano amarezza, come ad esempio la consapevolezza che oggi si tende a oscurare la vecchiaia. Viviamo in un’epoca in cui impera la giovinezza e in cui invecchiare sembra quasi inopportuno. Questo è un libro sull’abbandono e sul ritorno, sull’egoismo spicciolo e sull’altruismo, sulla morte e sulla vita: che non è mai sciupata, ma, anzi, si dimostra preziosa e imprevedibile anche quando non vi si crede più.

A distanza di anni dalla prima uscita de Le Sultane, che effetto ti fa riparlarne?

Mi fa molto piacere. Mi mancavano, così come mi mancano i personaggi dei romanzi scritti che non riprenderò più. Mi manca Biancaneve, La Guerrera e non hai idea di quanto mi manchi Ulisse, ma soprattutto le sue donne.

Come ti è venuta l’idea per questo romanzo, in cui il noir incontra la commedia e il grottesco?

L’idea è nata dal desiderio di raccontare le “categorie non protette”, ovvero le fasce di persone più fragili, più a rischio – gente che dovrebbe essere tutelata, verso la quale si dovrebbe prestare più riguardo ma che inevitabilmente finisce per essere trascurata. Le protagoniste del romanzo sono anziane e non possiedono quasi più niente. Vivono con pochi soldi, sono state abbandonate dalle illusioni, imbrogliate o abbandonate dai figli, scalzate dai nuovi arrivi, avvilite dai lutti, eppure mantengono intatti alcuni sogni e dominano un palazzo decrepito come tre potenti regine. Sembrano delle pezzenti, ma conservano qualcosa di splendido che in qualche modo le riscatterà, nonostante i misfatti: Wilma la generosità, Mafalda la tenacia, Nunzia la magnificenza dei sensi.

Wilma, Nunzia, Mafalda, le protagoniste del romanzo, ciascuna con le proprie debolezze, i propri rimpianti e desideri, sono personaggi con cui è facile empatizzare. Ce n’è una che preferisci?

Delle tre, Wilma è quella che mi porto nel cuore e infatti è l’unica che parla in prima persona, alternata ai capitoli in terza persona. È la mia preferita perché, alla lontana, in quella maniera evanescente che possiedono i sogni e le visioni, in alcune pagine mi ricorda alcune caratteristiche che furono della mia mamma, in primis la generosità. Però sono affezionata anche alle altre due. Mafalda è, invece, un omaggio alla donna più tirchia del mondo: l’ho conosciuta davvero, quando ero piccola, e sono rimasta così ammaliata dal potere che l’avarizia esercitava su di lei che ho custodito il suo ricordo fino a che è giunto il momento di condividerlo col lettore. E Nunzia, affetta da elefantiasi e col peso di un fratello alcolizzato, è un inno alle nostre debolezze, che tutti noi vorremmo assecondare ma qualcosa ce lo impedisce.

I protagonisti dei tuoi romanzi sono spesso personaggi femminili. Possiamo considerarlo un po’ il tuo marchio di fabbrica?

Nei miei romanzi sono presenti anche molti uomini, hai colto però l’attenzione verso queste figure femminili che incarnano un ideale di resistenza, di coraggio, di speranza in un mondo non sempre accogliente nei loro confronti. Un mondo dove, i dati lo dimostrano, la parità vera non è ancora stata raggiunta.

Tu sei appassionata di cinema e serie TV. Hai avuto qualche riferimento filmico per Le Sultane?

Mi hanno fatto notare che questo romanzo ricorda le atmosfere di Arsenico e vecchi merletti anche de La Comunidad, più di un lettore ha poi fatto riferimento a Pulp Fiction, forse per via dello straniamento cui ho sottoposto tre – apparentemente – innocue vecchine. Si spingono al limite perché la vita, la società, la disattenzione le costringono a disfarsi delle impalcature etiche che avevano loro consentito, fino a quel momento, di sopravvivere. Le tre parche sognano, anche se non potrebbero, reclamano educazione e proprio da qui si innesca un meccanismo giocato sulla commedia nera, dove si alternano equivoci, occultamenti, rabbie, distruzioni e rinascite.

Cosa stai leggendo?

Un fumetto sulla vita di Christa Wolf, edito da Beccogiallo. “Christa Wolf. Vivere resistendo”: un lavoro a quattro mani, con Monica Foggia alla sceneggiatura e Martina Marzadori alle illustrazioni, un libro bellissimo.

Marilù Oliva

A cura di Chiara Alaia

 

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