Intervista a Marta Ceroni




A tu per tu con l’autore


 

Accanto ai vari personaggi è la vita di provincia la protagonista del suo libro. Quanto può influenzare un’esistenza l’ambiente in cui si vive?

L’ambiente e’ cosi’ importante! L’ambiente delle prime relazioni con chi si prende cura di noi, l’ambiente della scuola, le amicizie. Mi e’ mancato avere delle presenze guida nella mia vita, e’ molto impegnativo doversi creare dei percorsi da soli e trascendere il proprio ambiente se e’ un ambiente limitante. Questo e’ ancora piu’ sentito negli Stati Uniti, dove vivo. Dove letteralmente alcune famiglie hanno dovuto attendere generazioni prima di potere vedere uno dei loro figli o figlie andare all’universita’, e venire in contatto con altre realta’ e possibilita’.

Una Nevia di provincia, con le sue caratteristiche, sarebbe stata diversa in una grande città?

Nevia e’ una donna con una differenza cognitiva. Per il suo personaggio mi sono ispirata a una ragazza che ho conosciuto quando vivevo a Milano. La scuola  in quel caso ha fatto da “piccolo paese”,  e li’ la sua differenza e’ emersa e non e’ stata pienamente capita o accettata. Le microrealta’ di esclusione esistono purtroppo anche in una grande citta’. 

I pettegolezzi hanno un ruolo importante in questa storia e fanno anche emergere tante fragilità come quelle di chi non riesce a fare niente per allontanare da se stesso una verità che verità non è. In questa storia hanno delle conseguenze tragiche ma mi è sembrato di leggere tra le righe anche una sorta di effetto positivo nei confronti di Nevia. É stata una mia impressione? Le cose sarebbero andate diversamente per lei e la sua famiglia se quei pettegolezzi fossero andati in un’altra direzione?

Il pettegolezzo e’ spesso un processo per cui una storia viene creata e propagata collettivamente con l’intento di sancire una norma sociale che e’ stata violata. C’e’ un aspetto punitivo e un’inevitabile semplificazione e falsificazione della realta’, inevitabile perche’ lontana dall’esperienza reale. Ad esempio in un pettegolezzo c’e’ sempre l’impulso a trovare il buono e il cattivo. In questo caso Ermanno e’ il cattivo, e Nevia viene risparmiata forse dalla sua differenza che, in questo caso le conferisce una certa innocenza e il ruolo della vittima. 

Quello di Alda è un personaggio molto particolare, dal profilo psicologico secondo me molto complesso. Questo personaggio è nato così nella sua mente o si è delineato strada facendo?

Alda e’ un personaggio nato da una figura maschile, un parente che viveva per la maggior parte all’aperto, quasi un eremita. Trasformare quella figura in una ragazza, in una sorella, e’ stato un processo che ha richiesto tempo e maturazione, quindi si, si e’ delineato strada facendo.

Ho seguito con una certa curiosità le varie vicende ma sono rimasta con l’idea, sul finale, di diversi sospesi. Diverse esistenze restano sospese lasciando quasi pensare alla possibilità che la storia possa proseguire, ad una sorta di finale aperto. C’è un possibile seguito o ha voluto lasciare al lettore il compito di stabilire quale direzione potrebbero prendere gli eventi?

Questa domanda mi ha dato i brividi, segno che qualcosa di ancora vivo qui, al finale di questo libro, c’e’! Mi interessava un finale dinamico e in tensione che desse spazio a tanti inzi e possibilita’. Mi affaccio anch’io con curiosita’ su questa soglia. 

Stefania Ceteroni

 

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