Intervista a Massimo Villa




A tu per tu con l’autore


 

Ciao Massimo e grazie per questa intervista.

Nel tuo saggio “Gioco dunque sono. Filosofia del videogamer” affronti l’evoluzione del genere videoludico da un punto di vista originale, diverso da quello storico. Ti va di raccontarci perché hai scelto di usare questo approccio?

Di storie dei videogame ce ne sono già tante, era inutile scriverne un’altra uguale. Ho preferito dare un taglio più discorsivo alla narrazione, prendendo come spunto vari trend o argomenti (se non videogiochi) che nel settore possono essere confrontati, in modo da far capire come abbiamo potuto impattare il sociale adesso come nel corso degli anni passati. E alla fine invece di scrivere una semplice lista dei termini usati dai videogamer ho preferito scrivere un vero e proprio racconto breve dove il protagonista gli snocciola tutti.

È un luogo comune considerare i videogamer come persone socialmente isolate. Invece, gli MMO dimostrano proprio il contrario: dietro ai videogame ci sono vere e proprie comunità. È corretto dire che i giochi online oggi danno vita a nuove forme di socialità, secondo te? E con le proprie regole e il proprio linguaggio, a giudicare dall’ultimo capitolo del libro!

Senza dubbio. A mio avviso isolano molto di più i social media piuttosto che i videogame. Ora i ragazzi giocano insieme online, chattano con le cuffie, si parlano fra loro per coordinarsi, molte volte anche in inglese. Dire che questo crea isolamento non mi pare corretto. Anzi, decisamente fuorviante. Poi se pensiamo ai mondi RPG giocabili via internet da migliaia di persone allora possiamo dire che in realtà questo permette di esprimersi creativamente attraverso un alter ego che però spesso deve confrontarsi con interrogativi etici e morali. Ormai i videogiochi non sono più solo scacciapensieri come quelli che si possono trovare anche su mobile, alla Tetris, per intenderci. La tecnologia ora offre possibilità lontanamente immaginabili a chi non è avvezzo a questo mondo. A questo si accompagna una serie di termini tecnici che come ho detto in precedenza ritrovate nell’appendice del libro attraverso un racconto.

Se potessi fare una previsione, secondo te come si evolverà la modalità di gioco nel prossimo futuro?

Nel prossimo futuro saremo sempre più interconnessi e sempre più virtuali. Penso che il prossimo step possa essere quello relativo a una diffusione di massa della realtà aumentata, un po’ come si può leggere in “Ready player one”, o nel film che ne è stato tratto. Una bella analisi del futuro del settore l’hanno fatta nel libro Giacomo Conti e Lorenzo Plini, fondatori del sito di riferimento MMO.it.

Cosa pensi degli eSport? Quale evoluzione avranno secondo te?

L’eSport è un fenomeno che sta assumendo proporzioni economiche miliardarie. Ci sono ormai veri e propri player professionisti che guadagnano moltissimo. Si passa dagli shooter, a MOBA, fino ai giochi sportivi, c’è di tutto. E’ un settore in continua evoluzione, anche le nostre squadre di calcio hanno assunto giocatori di questo tipo per i campionati virtuali. E’ stata un po’ un’evoluzione dei MMORPG. Prima si giocava via internet, in multiplayer, solo a giochi tipo World of Warcraft, tanto per citare il più popolare, e per anni è stato un mercato di nicchia. Ora tutti i giochi hanno una componente online e l’eSport è cresciuto in maniera esponenziale. E’ un settore comunque dedicato quasi esclusivamente a gente che ne fa un mestiere.

Un’ultima domanda, che è più una curiosità. Qual è stato il primo videogame a cui hai giocato e qual è il tuo preferito?

Non ho un ricordo esatto del primo ma così a pelle direi Pong, quelle due stanghette che riproducevano in qualche modo una partita di tennis. Il mio preferito rimane Ultima Online, primo vero esempio di come virtualmente si possa creare un mondo fantasy dove si potesse riprodurre ogni aspetto della vita quotidiana, compreso sposarsi e avere una casa. Un capolavoro che ha dato vita a un genere.

Massimo Villa

A cura di Chiara Alaia

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