Intervista a Maurizio Blini




A tu per tu con l’autore


 

Buongiorno Maurizio, torna l’amata coppia Meucci-Vivaldi, torna e il loro rapporto diventa coprotagonista in questo noir decisamente alternativo. Due uomini, Meucci e Vivaldi, due ex colleghi, due amici, qual è la forza di un rapporto che risulta essere uno degli aspetti positivi del libro?

Alessandro Meucci e Maurizio Vivaldi, di avventure ne hanno passate veramente tante insieme. In Le bugie della notte, la loro decima indagine,  li troviamo un po’ stanchi, forse demotivati. Sicuramente rilassati, quel tanto che basta a mostrare il fianco e ad abbassare la guardia nei confronti di un pericolo subdolo e strisciante. Amici da sempre, colleghi, uno alter ego dell’altro, speculari forse, soli, riescono a compensare i loro vuoti come due fratelli. Un’unione che riesce a mostrare anche i loro punti deboli, le fragilità, paure, dubbi, ma anche la loro voglia di vivere la loro professione alla vecchia maniera, con la forza dell’intuito, della logica, della perseveranza. Anche se a volte non è affatto facile.

Sicuramente questo noir è un viaggio all’interno dell’animo umano ma è anche un viaggio enogastronomico per le trattorie e le cucine di Torino: che ruolo ha il cibo nel suo libro? Non è infatti solo la coppia Meucci-Vivaldi che si confronta davanti a un buon piatto.

Sì, con questo romanzo ho voluto sperimentare, sparigliare le carte, confondere, incuriosire e divertire. Un viaggio nella psiche, nel male, nel dolore, nella menzogna, attraverso due storie sul filo del paradosso. Indagini nuove in un mondo antico però, quello legato a una Torino intrigante quanto i suoi piatti. Molti lettori in questi anni si sono addirittura recati in una antica trattoria che cito da sempre. Curiosità, sicuramente ma anche un sorta di atto di fede che mi inorgoglisce.  L’enogastronomia, come la  musica, rappresentano un corollario ideale per Meucci e Vivaldi. Non c’è nulla di meglio che indagare davanti a un bicchiere di vino e a qualche prelibatezza. Ma questo lo dicevano già Maigret e Pepe Carvalho.

Dicevamo che siamo di fronte anche a un viaggio all’interno dell’animo umano, viaggio in cui abiti di buona fattura nascondono debolezze, incertezze, delusioni e così le chiedo: chi sono i personaggi che popolano “Le bugie della notte”?

In realtà sono persone normali, per bene, professionisti di buona cultura, persino affascinanti a modo loro, in grado di simulare però, mentire, millantare. Individui che celano dentro e dietro di sé un lato oscuro, perverso, malato. Come serpi sotto un sasso sono in grado di aspettare in silenzio e nel buio le loro vittime, con una pazienza infinita. Nascosti nelle loro maschere, nei loro anfratti, nei loro incubi.

Questo viaggio però non risparmia nessuno quasi a voler dire che ciascuno di noi , quotidianamente, indossa una

Infatti la dura prova che dovranno affrontare Meucci e Vivaldi è rappresentata proprio da quel tipo di incognita. Un nemico invisibile che si cela maldestramente dietro il sorriso di un vicino di casa, un amico, un negoziante, uno di noi. Un fenomeno sempre più attuale direi e figlio del nostro tempo.

Qui, non mancano neanche i riferimenti musicali: come si colloca la musica nei suoi libri?

La musica è onnipresente nei miei romanzi. Il sottofondo ideale per catturare l’immaginazione, far sognare, ricordare, a volte semplicemente rivivere attimi che riaffiorano prepotenti dal passato. La musica è una cornice, un completamento, uno stato d’animo  che rivela identità, sensibilità, profondità.

Come nascono le sue storie, questa in particolare che, secondo me, coinvolge tutti molto da vicino?

In ogni romanzo cerco di affrontare un tema diverso. In Le bugie della no-e mi sono addentrato in fenomeni di attualità come  lo stalking e la violenza sulle donne. Una violenza diversa da come la concepiamo normalmente, molto più insidiosa, subdola, invalidante. E poi ho affrontato nuovamente un vecchio tema che mi ha sempre incuriosito, il paranormale, questa volta però forse solamente millantato, con una storia curiosa e paradossale che fa riflettere. Meno sangue, meno morti sicuramente. Un percorso di ricerca, sperimentazione, curiosità che mi fa approdare a nuovi modi di concepire storie da raccontare e descrivere. La narrativa è una prateria immensa. Basta mettersi a correre.

Ultima domanda, di rito per me, che libro ha in lettura sul comodino ?

Sono un lettore onnivoro e compulsivo. Sicuramente non leggo solo gialli. In questo periodo mi sono concesso a colui che considero un grande maestro della narrazione, Stephen King con due suoi capolavori, Outsider e L’istituto. Una vera libidine.

Maurizio Blini

A cura di Patrizia Argenziano

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