Intervista a Roberto Cimpanelli




A tu per tu con l’autore


Buongiorno Roberto, sono davvero felice di poter scambiare qualche parola a riguardo dei tuoi due bellissimi libri thriller e non nascondo un po’ l’emozione del poterti sviscerare alcuni miei interrogativi a riguardo della costruzione dei tuoi personalissimi personaggi.


DOMANDE A ROBERTO CIMPANELLI

di Roberto Forconi

  • La Pazienza del Diavolo è stato come un colpo di fulmine, veloce nella scrittura, quasi cinematografico, ricco di situazioni potenti e colpi di scena. Mentre questo Non si uccide una coccinella è il ribaltamento di tutto ciò che abbiamo visto nel primo libro: talmente logorante, difficile, quasi un’odissea vissuta dai personaggi a stretto contatto coi lettori, ancora più bello del primo. Come nascono, o meglio cosa ti ha spinto a decidere di rendere vita a Herman e il suo ambiente?
  • Il Grande Buio ci avvolge o dobbiamo essere pronti ad accoglierlo? In fin dei conti è un po’ il cruccio, il logorante senso di finire tutto che ha il protagonista della vicenda. 
  • Perché il male diventa giustizia fai da te? Leggendo il libro ho provato una forte empatia con Herman, non propriamente un modello di cittadino.
  • Questo ultimo libro sviscera il male puro, l’orrore più profondo che sembra impossibile da sconfiggere. Un abisso senza fine. Credi che nel mondo sia un po’ la stessa cosa? E soprattutto, ci sono casi o libri da cui hai tratto ispirazione?
  • Una mia curiosità personale: come nasce la tua scrittura? Ti isoli dal mondo, vivi assieme ai tuoi personaggi, oppure è tutto così veloce e istintivo?
  • Nel prossimo futuro possiamo aspettarci una magistrale conclusione di questa tua “storia”? 
  • Hai già idee, punti fissi su quale direzione prenderà il prossimo capitolo? Oppure ti prenderai una pausa dal thriller per scrivere altro?
  • Concludo col ringraziarti di aver risposto alle mie domande, e lascio a te la parola per risponderci a un’ultima domanda: quale colonna sonora abbineresti a questo libro?


LA RISPOSTA DI ROBERTO CIMPANELLI

Caro ThrillerNord,

intanto grazie per gli apprezzamenti, mi fanno molto piacere.

Cerco di rispondere alle tue intelligenti domande mischiandole tra loro.

La Coccinella è il secondo libro di quella che ho voluto chiamare la Trilogia del Grande Buio, e scriverlo è stato, per molte ragioni, faticoso: non c’era soltanto da curare l’aspetto tecnico e meccanico (nel senso del meccanismo del thriller), ma bisognava seguire i percorsi della mente e soprattutto dell’anima dei vari personaggi, Herman per primo. Il fatto che il lettore del precedente libro conoscesse il suo segreto ha reso tutto più difficile: non c’era più sorpresa da svelare (la sorpresa l’ho trasferita su altri personaggi, come avrai visto), c’era da vivere con Herman le sue emozioni e i suoi deliri, sperando di riuscire a renderne partecipi i lettori.
E il nostro libraio è un tipo che se ti prende per mano può trascinarti nell’abisso insieme a lui, ti fa precipitare nel Grande Buio, quel luogo remoto, ancestrale che giace vivo e non placato in fondo al nostro essere (cuore, cervello, corpo e anima). Ci abbiamo impilato sopra secoli di educazione, cultura, civiltà e democrazia, ma ci sono scosse così potenti da far crollare il manufatto, e allora sangue chiama sangue, come si diceva una volta: come chiede Herman a padre Radan nel precedente La Pazienza del Diavolo: chi dobbiamo seguire, il Vangelo che dice “porgi l’altra guancia”, o la Bibbia che dice “occhio per occhio”?

E’ un dilemma lacerante, ma non possiamo eluderlo. 

Mi chiedi se anche nel mondo funzioni così? Il mio pensiero è che se guardiamo alla storia dell’uomo, per secoli e secoli non si è fatto altro che far scorrere sangue e commettere le atrocità più efferate: vorrà pur dire qualcosa. Il regista Fritz Lang, uno dei più grandi autori di noir, disse una volta: “Dividiamo sempre il mondo in buoni e cattivi, ma la vita c’insegna che ci sono solo i cattivi e i più cattivi.”

Il terzo libro comincerò a scriverlo probabilmente nell’autunno del prossimo anno. Adesso devo mettere mano a un thriller che non ha niente a che vedere con la Trilogia e che dovrei finire entro giugno, di sicuro più breve della Coccinella e in predicato di diventare poi un film per il cinema.

In genere scrivo dalle tre, quattro ore al giorno, certi giorni scrivo di più e altri non scrivo per niente.

I miei modelli? Ho cominciato da adolescente con i vecchi Gialli Mondadori, poi tutto il percorso classico: Hammet, Chandler, Simenon e via via con Ellroy, Winslow e altri meno conosciuti. Ma la mia passione sono i classici della letteratura, specialmente i grandi russi, e poi – come puoi ben capire – Melville, per il quale nutro una passione al limite del ridicolo. A essere sincero, il meccanismo del thriller, pur se essenziale e indispensabile, è un mero espediente per andare a parare da qualche altra parte, a parlare di cose più appassionanti e forse ancora più gialle.

Riguardo all’ipotetica colonna sonora di questa trilogia, essendo un appassionato di jazz, nonché modesto suonatore di sax, ci vedrei bene alcuni brani che conosco a memoria, di bellezza stratosferica, alternati a canzoni popolari, italiane e no. L’importante è che leghino bene con le varie atmosfere.

Caro ThrillerNord, spero di aver risposto in modo soddisfacente alle tue domande e ti do appuntamento all’uscita del terzo libro.

Un cordialissimo saluto,

R.

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