Intervista dal vivo a Roberto Costantino




A tu per tu con l’autore


Il libro che mi ha fatto conoscere l’autore Roberto Costantini è “La moglie perfetta”, un bellissimo romanzo che descrive come gli amori all’interno delle coppie spesso sono imperfetti e che la realtà spesso è ingannevole. Bianca è la protagonista e solo nelle ultime pagine ci si rende conto perché è ”La moglie perfetta”. Personalmente ritengo sia una figura femminile tra le più belle incontrate tra le pagine dei libri. Lei ha conosciuto qualche “ Bianca”?

Credo che le donne siano “il vero eroe” dei nostri tempi perché gli uomini sono diventati un pochino debolucci e quindi i nostri tempi sono guidati da donne eccezionali. Il personaggio principale della moglie perfetta all’inizio è una donna normalissima, non è Lara Croft o Lisbeth Salander, è una moglie e madre che lavora e gestisce la famiglia, ma che, nel momento di grandissima crisi, è capace di tirare fuori risorse assolutamente insospettabili.

Le donne nei suoi libri sono sempre positive…

Io voglio sempre raccontare personaggi femminili che siano particolarmente positivi perché incontro intorno a me un mondo dove le donne sono più positive degli uomini; io lavoro in università e posso dire che le studentesse studiano di più e meglio dei ragazzi , poi alla fine le aziende assumono i maschi ma è solo un’ ingiustizia o un pregiudizio .

Il commissario Michele Balistreri è il personaggio dei sui libri, quanto c’è di Lei? Quanto c’è di fantasia?

Michele è un parto della mia fantasia, di me c’è qualche esperienza di vita vissuta, nel senso che, siccome volevo costruire un’ambientazione della sua gioventù molto particolare, ho scelto la Libia dove io ho vissuto non perché è autobiografico ma perché conoscendo la Libia ero in grado di creare un’ambientazione che si addiceva al tipo di personaggio.

Ma Balistreri è solo un parto della mia fantasia, io volevo creare un eroe che fosse, uso una parola forte, assolutamente detestabile, quindi non soltanto negativo, come molti commissari che sono un po’ violenti, bevono o fumano le canne, ma detestabile! Faccio fare a Michele delle cose indegne e indecorose ed è solo perché è fiction che i lettori lo amano, perché se fosse vero e se fosse amico della loro figlia direbbero: “tu questo non lo frequenti assolutamente”. Però i lettori lo amano lo stesso perché ha quell’unica caratteristica positiva che è la lealtà; il fatto che Lui dice alle donne “io comunque sono quello che vi dice sempre la verità…anche se la verità è molto sgradevole” . Sempre e in tutte le cose Lui ha questa cosa della lealtà , e questa è una caratteristica che in qualche modo ci ricorda quella parte di noi che abbiamo perduto, perché noi da bambini non siamo portati naturalmente a dire bugie ; poi l’educazione ci costringe a dire le bugie: se tu vuoi dei biscotti li devi prendere di nascosto ,se tu non hai fatto il compito è meglio se non lo dici a papà e mamma e così via, poi piano piano si entra in un mondo in cui la bugia è lo strumento è di seduzione sociale , di successo di carriera e di tante altre cose. Nel caso de “La moglie perfetta” la bugia è la base di quel matrimonio: perfetto però basato sulle bugie; come, mi sono azzardato a dire in quel libro, la maggior parte delle unioni di coppia ha nella bugia una funzione fondante, il collante che, senza, non ne consentirebbe l’esistenza.

La trilogia è tra le cose più belle che io abbia letto: “Tu sei IL Male” – “Alle radici del male “ – “Il male non dimentica” – duemila pagine divorate in pochi giorni! Tre libri che mischiano cronaca, mafia, polizia, religione, servizi segreti e storia. Leggere questi libri per me è stato un piacevolissimo salto nel passato, ricordare come eravamo e scoprire però la storia sulla Libia che assolutamente non conoscevo. Per le nuove generazioni, penso a mio nipote che ha vent’anni, è invece l’opportunità di conoscere un periodo mai vissuto. Ha pensato a questo scrivendo la trilogia?

Mi fa molto piacere che Lei abbia detto questa cosa perché la trilogia nasce esattamente da li, io non volevo scrivere dei gialli ma volevo scrivere la storia d’Italia degli ultimi 60 anni e scriverla soprattutto perché la leggessero in qualche modo i miei figli che all’ora avevano15 / 16 anni. Poi ho pensato che anche i miei figli e comunque i lettori non si sarebbero mai letti un saggio sulla storia d’Italia scritta da un emerito sconosciuto, perché i saggi non li legge nessuno nemmeno se scritti da Umberto Eco, così ho deciso di provare a scrivere tre bei gialli, ma i gialli sono la scusa per raccontare l’ altra storia. Ogni volta che sono andato in un liceo dove avevano letto uno dei miei libri e ne parlavo con i ragazzi mi sono reso conto che i ragazzi dai miei libri prendevano delle cose che gli adulti non sono più in grado di cogliere. Non è una lode ai miei libri, solo una differenza tra la tipologia di lettore. Gli adulti si soffermano sulla trama gialla, sui personaggi, sul carattere di Balistreri, mentre i ragazzi sono più interessati a tutto quello che io volevo veramente raccontare.

Con la trilogia Lei lascia qualcosa di importante ai posteri ..

Per me la trilogia è stata scritta proprio come idea di lascito ai posteri, anche se non sono Omero, ma nel mio piccolissimo penso che lì dentro ci sono molte cose che sono utili da leggere.

Nella trilogia racconta anche una forte storia d’amicizia ..

l’amicizia è uno degli elementi fondamentali della vita che però che stiamo perdendo , perché l’amicizia oggi è diventata frequentazione che è cosa ben diversa dall’amicizia, è diventata rapporto sociale che è cosa ben diversa dall’amicizia. Quando il mondo era contadino e non era facilissimo spostarsi e non esisteva nulla come telefoni o internet, l’amicizia essendo contiguità doveva essere per forza più vera, invece la distanza favorisce la superficialità. Ecco questa dell’amicizia è una delle cose che i giovani colgono maggiormente leggendo la trilogia.

Una  particolarità che riscontrato e che accomuna i suoi quattro libri è che Lei è troppo indulgente con i suoi personaggi. Bianca, Linda, Angelo Dioguardi hanno degli scheletri nell’armadio… eppure…

Lascio ai miei lettori la libertà di decidere la loro sorte. Che importanza ha che lo scrittore dica: “lo faccio arrestare o non lo faccio arrestare?“ Io non ve lo dico, a me interessa che il lettore si ponga delle domande e che si chieda: “Se io fossi Michele Balistreri a quel punto che farei? – cosa sarebbe giusto fare?” . A volte nelle presentazioni dei miei libri, ho provato a chiederlo ai miei lettori, metà dalla gente diceva: “ lo devi lasciare libero ” e l’altra metà invece diceva :” lo devi arrestare” di fatto è un problema di coscienza individuale .

Ora “Ballando nel buio” cosa ci racconta?

Ballando nel buio è innanzitutto una grandissima storia d’amore. La frase chiave è quella che si legge sul retro del libro “chi nella sua vita non ha creduto e amato almeno una volta disperatamente e inutilmente, morirà senza aver mai davvero conosciuto la vita e l’amore”
Lo sfondo di questo libro sono gli anni di piombo, perché quegli anni sono funzionali al racconto di un certo tipo di amore , un amore disperato ed inutile. Naturalmente poi essendo un giallo ci sono i morti ma la storia principale è quella di un amore disperato che tende a far riflettere chi un po’ ha affogato nel cinismo i propri sentimenti.

E’ rarissimo che in Italia un autore con il suo romanzo di esordio assoluto diventi un caso editoriale, è un fenomeno prevalentemente americano e britannico, anche perché presuppone da parte della casa editrice un investimento ingente. Secondo Lei cosa ha convinto Marsilio alla pubblicazione dei suoi libri?

Quando io ho finito il primo libro, sapendo che era il primo di una trilogia, ho deciso che in Italia l’editore che volevo era Marsilio, perché Marsilio aveva saputo valorizzare la trilogia di Stieg Larssonn che io considero, e non solo io visto i risultati, una delle opere miliari degli ultimi trent’anni nel campo dell’editoria.
Ho scelto di inviare il mio lavoro solo a Marsilio come editore, ho aspettato la risposta che fortunatamente è arrivata in tempi brevissimi ed è stata positiva. Ho scelto quell’editore perché per me era quello giusto per la pubblicazione del mio tipo di libri e lo è tutt’ora; perché Marsilio mi abbia scelto lo dovete chiedere a loro!

In Marsilio è in compagnia di tanti autori nordici, Le piace il genere? Cosa legge prevalentemente?

Leggo di tutto, ma, oltre allo scrivere, ho un lavoro che mi impegna moltissimo e così il tempo per leggere è pochissimo. Mia moglie, che conosce i miei gusti , legge ; poi un libro su dieci me lo passa, e ,quell’uno su dieci inizio a leggerlo ma spesso dopo dieci pagine lo abbandono. Negli ultimi sei mesi avrò letto per intero uno o due libri.

Nel futuro ci saranno ancora libri con Michele Balistreri?

Spero di si, io sono un po’ superstizioso; prima abbiamo menzionato Stieg Larsson e anche a lui avevano chiesto “ ce ne saranno ancora?” e poi vedi che è successo. L’idea è quella di continuare a scrivere sia nuove storie con Michele Balistreri che qualcosa di diverso.

Lei di professione fa l’ingegnere, lo scrittore è sempre stato dentro di LEI o è arrivato casualmente?

A scuola andavo benissimo in italiano e in matematica, poi quando ho dovuto decidere all’università se iscrivermi a ingegneria o a lettere ho scelto la prima un po’ anche su pressione familiare perché un ingegnere dava più tranquillità di un presunto scrittore; ma a 18 anni scrivevo sul corriere dello sport ed ero pagato per i miei articoli.
Però le piace fare anche l’ingegnere…si assolutamente! Tanta gente mi ha detto di scrivere due o tre libri l’anno e lasciare perdere tutto il resto, ma ho la fortuna di aver fatto nella mia vita un lavoro bello e interessante e in particolare quello che faccio adesso all’università con i ragazzi mi piace immensamente.

Perché secondo Lei si scrivono così tanti gialli in Italia? Perché molti autori emergenti prediligono cimentarsi in questo genere di racconto?

La gente ha bisogno di evasione, una volta l’evasione erano le storie rosa, d’amore, dopo la liberazione sessuale che ormai completata, sono arrivati i gialli con i morti.
La gente vuole leggere cose che non può vivere quotidianamente, una volta era il grande amore adesso sono le morti degli altri. Si vede da come sono tutti interessati a queste trasmissioni dove si fanno vedere i casi reali. E’ il fattore culturale di questo momento.

Le interessa che i suoi libri diventino un film?

E’ una questione molto complessa perché la trasformazione di cose articolate come la trilogia del male in film richiede, secondo me, una serie di competenze che intanto io non ho da solo , non sono sicuro che ce l’abbia molta gente intorno a me e quindi, siccome la maggior parte delle cose che vedo trasformate da libri in film peggiora nettamente rispetto al libro, non voglio vederne lo scempio. C’è la difesa del suo personaggio … è la difesa del personaggio ma anche la difesa di stessi, non è semplice la questione. Io sono molto esigente per certe cose e Il personaggio Balistreri è molto complesso. Se tu segui il modello americano , vai a Hollywood , vendi il libro , incassi un assegno e te ne vai. Loro poi sono liberi di farci quello che vogliono incluso trasformare il personaggio da italiano in americano , perché per loro l’eroe deve essere americano .Se tu sei disposto a fare questo non c’è problema ma io non he nessuna voglia di vedere un Balistreri americano. Personalmente sono molto felice che Michele Balistreri rimanga dentro un libro e che rimanga un eroe di carta!! Mentre Roberto Costantini mi autografa “Ballando nel buio” lo ringrazio per la piacevolissima chiacchierata per la sua cortesia e per sua grande simpatia!!

Roberto Costantini
Nadia Beggio

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