Intervista a Rosario Russo




A tu per tu con l’autore


 

Effetti collaterali racchiude sei racconti che affrontano varie tematiche e vari generi: l’amore, la mafia, il giallo, la narrativa, la leggenda e tanto altro. Dopo aver scritto due romanzi (Il martirio del Bagolaro e Quattordici spine) come è nata l’idea di scrivere una raccolta di racconti? Da cosa hai tratto ispirazione?

Ciao Ilaria, un saluto a te e agli amici di ThrillerNord! In realtà lidea di pubblicare questaraccolta di racconti è nata in un secondo momento. Le sei “storie niure” sono state scritte in periodi diversi, senza prevedere alcun risvolto editoriale. Soltanto in seguito ho pensato di racchiuderli in un unico volume. Questo perché a mio avviso, affinché una raccolta di racconti abbia motivo di esistere, bisogna che un filo conduttore leghi le storie presenti. Vero è che in Effetti Collaterali tale filo è permeato dall’ambientazione tutta siciliana, ma ciò non basta. Credo che alla base della mia raccolta piuttosto ci sia una forte esigenza di raccontare una terra che muta in continuazione: la Sicilia che narro in queste sei storie niure è quanto di più lontano dai soliti cliché del sole, del mare e della pasta con le sarde (che peraltro hanno francamente stancato). La Sicilia cambia e oltre alla “linea della palma” di Sciascia bisogna pure fare i conti con la “linea dell’abete” di Bufalino. L’Isola da cartolina si scontra ogni giorno con l’Isola del malaffare, delle scelte illogiche, dell’abusivismo edilizio e della bellezza offuscata. Ma al contempo, come sosteneva l’immenso Bufalino, di questa Sicilia che cambia, non dimentichiamoci di salvare il moltissimo ch’è salvabile nella Sicilia che dura: quel cielo e quel mare, miracolosamente resistenti agli insulti della chimica; i vulcani in fiamme, le miti colline; le pianure dove scorrono fiumi dal nome di miele; le leggende che fioriscono sulle labbra in un’aria di mito… Ecco, è proprio dal salvabile che ho deciso di ripartire, come ad esempio i miti e le leggende sicule che ho scelto di narrare all’interno di tre racconti attraverso delle indagini poliziesche decisamente “sui generis”. Ne cito soltanto uno: il mito ovidiano che ha donato il nome alla mia città (Acireale), ovvero quello di Aci e Galatea. Una delle più belle storie d’amore della mitologia, un sentimento che scorre ancora oggi fino al mare. Questo èsicuramente un gran bel salvabile.

Annalisa è uno dei racconti della tua antologia che si rifà ad una storia veramente accaduta. Ci puoi parlare di questo racconto e della storia dalla quale è tratto? Chi era Annalisa?

Sono contento di rispondere alla tua domanda perché questa è una storia terribile che va senz’altro raccontata. Parto da lontano. Negli anni ’90 Catania era teatro di violente faide mafiose che causarono più di cento morti ammazzati l’anno. Allora più di un fiore fu reciso, più di una speranza calpestata dalla cieca furia criminale. Nella primavera del 1998 la città fu scossa da un gravissimo fatto di cronaca: durante una sparatoria, un regolamento di conti tra mafiosi dello stesso clan, un bambino di soli sette anni, Nico Querulo, venne colpito agli occhi da una pallottola vagante e a causa di ciò perdette la vista. Il killer, arrestato in seguito all’indignazione popolare che aveva maldigerito l’accaduto, ebbe modo di confessare qualcosa forse più terribile: l’uccisione della nipote Annalisa. Annalisa era una ragazza come tante, figlia delle disagiate periferie catanesi. La sua unica colpa fu quella di amare, di avere amicizie sincere con ragazzi membri del clan avversario allo zio. Ma questo alla ragazza poco importava dato che era totalmente estranea alle logiche mafiose. Successe allora che un giorno lo zio, stanco delle prese in giro dei compagni di cosca, condusse Annalisa in aperta campagna e dopo averle sparato due colpi di pistola in testa, la seppellìsotto uno strato di terra maledetta. Aveva vent’anni. Come si fa ad uccidere la propria nipote, la figlia della sorella? Ecco, questa non è una storia di mafia, piuttosto della follia umana, del grado di bestialità che l’uomo può raggiungere. Purtroppo devo dire che la vicenda di Annalisa è caduta ben presto nel dimenticatoio e la storia è pressoché sconosciuta. Proprio per questo le ho dedicato un racconto, affinché il ricordo della ragazza possa percuotere le nostre coscienze e soprattutto quelle di chi è ancora convinto che la mafia abbia un proprio codice d’onore. Recentemente un giornalista a me caro, Fernando Massimo Adonia, le ha dedicato un articolo su Live Sicilia, e vorrei concludere citando una sua bellissima frase:  Ovunque sia oggi e qualunque sia il ricordo che abbia lasciato, quanto accaduto ad Annalisa ha tutto il sapore della tragedia. Sociale, sicuramente. Umana, soprattutto.

Ci parli del collettivo Sicilia Niura? Come è nato il progetto? Quali obiettivi si prefigge?

Ti confesso che mi hanno sempre affascinato i collettivi di scrittura. Riconoscersi in una idea comune, seguire una passione, affinare la tecnica narrativa attraverso lo scambio, è sempre stato per me qualcosa di fondamentale. E poi ricordo che proprio da un collettivo, i Mama Sabot, è uscito fuori uno degli scrittori più talentuosi che io conosca, Piergiorgio Pulixi. Allora è successo che nel marzo 2020 a Catania è nato il collettivo SiciliaNiura, da un’idea mia, di Sebastiano Ambra, diGaudenzio Schillaci e di Alberto Minnella. Quattro penne tutte siciliane, legate da una sincera e autentica amicizia e dall’amore viscerale e condiviso per la letteratura noir e per la propria terra. Il passo successivo è stato quello di fondare l’omonima collana editoriale all’interno della casa editrice Algra. L’obiettivo è quello di poter coinvolgere tutti quegli scrittori che volessero raccontare la nostra Sicilia attraverso le trame del giallo. “Effetti Collaterali” rappresenta la prima uscita della collana e questo per me è fonte di grande orgoglio, con l’augurio che possa essere la prima di una lunga serie di successi targati “Sicilia Niura”. Giallisti, fatevi avanti!

Il ballerino e coreografo Alosha Marino ha creato uno spettacolo di “letteratura danzata” sui tuoi racconti, la trovo un’iniziativa originale e molto suggestiva. Ci puoi parlare di questa bellissima collaborazione?

Io resto fermamente convinto che la narrazione sia prima di tutto orale. Il racconto perfetto è quello che puoi raccontarlo a voce, oltre che scriverlo. Il maestro Camilleri aveva un ultimo desiderio prima di andarsene da questa terra: quello di tornare al suo paese, Porto Empedocle, sedersi alla fontana della piazza principale e raccontare storie ai suoi compaesani. Ecco, credo che questa sia una cosa bellissima, l’esigenza dello scrittore di “cuntari”, di narrare dall’intimo più profondo. Così come io ho tentato di farlo attraverso la scrittura,  lo stesso fa da anni Giuseppe Marino “Alosha” attraverso l’arte coreutica. Alosha è il Danzatorie di Sicilia, colui che si dedica in maniera eccelsa alla nobilissima arte dei “cunti siciliani”. Le mie storie si sono unite alla sua danza in una sorta di passo a due, dando vita così a questo bellissimo esperimento di “Letteratura Danzata”. Come è stato possibile? Trasformando il primo racconto della raccolta, Il delitto delle cartoline, in un suggestivo spettacolo danzato. Speriamo che una volta finita l’emergenza si possano proporre in pubblico altri racconti danzati. Attualmente Alosha sta lavorando su  “Gli amanti immortali”, la storia incentrata sul mito di Aci e Galatea.

Come è essere autori, pubblicare il proprio libro ai tempi del Covid-19? Cosa è cambiato?

È cambiato tanto, soprattutto il modo di vedere le cose. Purtroppo anche io mi sono ammalato di Covid, proprio all’inizio della pandemia. Il famigerato lockdown mi ha permesso di riprendere in mano la mia passione da lettore e credo di aver letto una trentina di libri in due mesi! Però è innegabile che l’emergenza ha causato un danno enorme al mondo dell’editoria: fiere e saloni annullati, pubblicazioni interrotte, enormi difficoltà economiche per librai e case editrici. Insomma, un intero settore in ginocchio. Lo stesso modo di comunicare per noi autori è stato stravolto. Adesso i libri si presentano attraverso le dirette social, su Facebook o su Instagram e onestamente non è la stessa cosa perché perdiamo il contatto fisico con i lettori e questo non va assolutamente bene. Attualmente l’unico salvagente a cui posso aggrapparmi è rappresentato dalle recensioni on-line, da qualche diretta e per il momento cerco di stringere i denti. L’obiettivo è sempre quello di ripartire e presentare il libro dove si è sempre fatto, ovvero nelle librerie. Poi confesso che mi mancano terribilmente le rassegne, i premi, gli eventi letterari. Riprendere in mano le nostre vite, ecco cosa bisogna fare al più presto.

Conosci il genere thrillernordico? Quali autori apprezzi maggiormente?

Sebbene sia un tipo di letteratura che reputo lontana dalle mie idee, ammiro moltissimo autori come Stieg Larsson, Camilla Lackberg o il grande Jo Nesbø. Mi piace parecchio anche la produzione tedesca, ad esempio Gilbers con il suo Berlino 1944. Ultimamente ho letto Silenzio bianco di Inge Löhnig, anche questo è un romanzo che merita.

Rosario Russo

A cura di Ilaria Bagnati 

 

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