Intervista al traduttore Bruno Arpaia




A tu per tu con il traduttore

 

A tu per tu rinnova l’appuntamento con il traduttore, ed incontra oggi Bruno Arpaia, voce italiana di Carlos Ruiz Zafón ed autore molto apprezzato dal pubblico.

1)  Bruno, la tua carriera è  decisamente vasta e sfaccettata, nonché molto luminosa, grazie al grande talento con il quale affronti e ti  cimenti in vari ruoli ed ambiti del mondo letterario. “Nasci”  giornalista, al Mattino di Napoli, per passare  poi a Repubblica.Parallelamente inizi anche la carriera di scrittore pubblicando, dal 1990 in poi, svariati romanzi e saggi, con successo di pubblico e critica (solo per citarne un paio, ricordiamo che sei vincitore del Premio Bagutta con il tuo primo libro “I forestieri” e del Premio Selezione Campiello per “L’angelo della storia” ). Affianchi a questo anche l’attività di traduttore. E mi riferisco qui nello specifico ai romanzi di Carlos Ruiz Zafón. Come ti approcci e ti rapporti a questi tre ruoli: giornalista, scrittore e traduttore e in particolare come sei approdato alla traduzione? Nello specifico come  sei diventato la voce italiana di Zafon?

Quando avevo diciott’anni avevo chiaro, senza mai confessarlo a nessuno, che da grande sarei voluto diventare scrittore. La lettura dei grandi romanzi del boom latinoamericano mi aveva fatto capire quanto potere ha la letteratura nel cambiare l’immaginario delle persone. Al giornalismo ci sono arrivato combinando l’amore per la scrittura e l’interesse per quello che succedeva intorno a me; in realtà volevo diventare professore universitario, ma non ci sono riuscito. La traduzione, poi, è stata un’avventura ancora più casuale: non ho mai studiato lo spagnolo, ma nel mondo ispanico mi sono fin dall’inizio sentito a casa. La lingua, all’inizio, l’ho imparata leggendo romanzi in versione originale, poi mi hanno offerto di tradurre addirittura Ortega y Gasset. Con grande incoscienza giovanile, ho accettato… E sono arrivato a Zafon semplicemente perché la sua casa editrice italiana mi ha chiesto di tradurlo, e anche in gran fretta. Cosa che, naturalmente, ho fatto con enorme piacere.

2) Nelle tue opere, le tematiche dominanti, che prediligi, sono la letteratura, i diritti civili, la passione, anche, ma non solo, politica, l’ambiente, l’ecologia. Mi risulti in questo molto vicino a Zafón. Nel trovarti a tradurlo, hai riscontrato tu stesso questa comunanza tra voi? Con quale delle sue opere in particolare ti sei trovato più in sintonia?

In effetti ci sono molti passaggi, molte intuizioni di Zafón che mi vedono in sintonia. Se dovessi indicare un tema in particolare, mi sembra molto ben esplicitato quello in cui Zafón «spiega» come nascono le religioni o i nazionalismi: sono invenzioni umane, leggende o poco più…

3) Mi descriveresti, nella pratica, come è il tuo approccio alla scrittura e come avviene invece quello alla traduzione? Nello specifico, per uno scrittore con una forte identità autoriale quale sei tu,  dove risiede, se c’è, la difficoltà nel tradurre l’opera di un altro scrittore, in particolare, di uno fortemente connotato come Zafón? Il quale, tra l’altro, avendo  anche uno stile di scrittura che possiamo dire  “immaginifico”, presenterà, te ne chiedo conferma o smentita, difficoltà peculiari nella “resa” in italiano…

Non c’è grande differenza. Sia quando scrivo i miei romanzi o gli articoli per i giornali, sia quando traduco, cerco sempre di dare il massimo delle mie possibilità (che sono quelle che sono; l’importante è cercare di arrivare al limite delle proprie capacità). E quanto all’identità autoriale, penso che un vero scrittore, almeno nel momento in cui scrive, dev’essere in grado di ridurre al minimo il proprio Io: deve «essere» Nessuno per essere tutti i suoi personaggi e tutte le sue situazioni. In questo la traduzione aiuta molto, perché ti costringe a essere molto umile, a rispettare le scelte dell’autore anche quando non ti convincono. È un ottimo esercizio di riduzione del proprio Io, che invece nelle nostre società è troppo magnificato ed esaltato.

4) Con quale dei libri di Zafon e in che momento della lettura/traduzione, ti sei reso conto della risonanza e del successo che avrebbe avuto questo ciclo di romanzi anche in Italia? Quale parte ti ha emozionato di più?

Ho cominciato a tradurre Zafón quando era già un autore di enorme successo e “L’ombra del vento” (che non ho tradotto io) era già stato ai vertici delle classifiche in tutto il mondo.

5)  Mi racconti come è stato e come si è svolto il tuo primo incontro faccia a faccia con Zafón? Vi siete confrontati su tematiche e approcci tecnici?

L’ho incontrato dopo un po’ di tempo che lo traducevo e la casa editrice mi ha chiesto di presentarlo a Milano. Ho incontrato una persona estremamente affabile e generosa, molto sensibile sul piano umano, per nulla cambiata dal successo. È stato anche gentilissimo perché, trovandosi a Barcellona quando io presentavo il mio romanzo Qualcosa, là fuori uscito in spagnolo, è venuto a trovarmi in libreria e ad augurarmi buona fortuna. Nessuno lo costringeva a farlo. È stato un gesto di stima e di amicizia che ho apprezzato moltissimo

6) Puoi anticiparci, senza spoiler,  su cosa stai lavorando adesso sia come autore che come traduttore e quali sono i tuoi progetti nell’immediato futuro?

Purtroppo da un po’ di anni non ho il tempo e la testa per realizzare i progetti di romanzo che avrei in mente: il mondo è cambiato in questi ultimi tempi e anche chi, come me, era diventato uno scrittore semi-professionalizzato ora deve fare i conti con il restringimento del mercato. Carmina non dant (più) panem. Per cui mi tocca lavorare moltissimo, specie come traduttore. È appena uscito in libreria un bellissimo romanzo del messicano Guillermo Arriaga, Il selvaggio, che ho tradotto io, e adesso sto lavorando all’ultimo libro del cubano Leonardo Padura, La trasparenza del tempo, mentre continuo a curare, insieme ad altri amici, il Festival Encuentro di Perugia, che si svolgerà dal 1 al 6 maggio, e che è dedicato appunto all’incontro fra la cultura italiana e le culture ispaniche.

Bruno Arpaia

Ringrazio fortemente  e  con viva emozione  Bruno Arpaia  per la squisita gentilezza e  disponibilità  a dialogare e raccontarsi mostrata  fin da subito .

Sabrina De Bastiani

 

A cura di Sabrina De Bastiani