JULIA




JULIA 

Le avventure di una criminologa

di Giancarlo Berardi

Sergio Bonelli Editore

Speciale di Salvatore Argiolas

Tex è indubbiamente il fumetto più famoso pubblicato dalla casa editrice Sergio Bonelli Editore, in tutte le sue articolazioni societarie,cma se il successo delle avventure del Ranger l’hanno fatta crescere e hanno finanziato le sue iniziative ne hanno, per molto tempo, bloccato i tentativi di percorrere altri sentieri narrativi che non fossero quelli classici del western e dell’avventura.

Le cose cominciarono a cambiare a partire dal 1986 quando il travolgente fenomeno Dylan Dog in breve tempo divenne il fumetto italiano più venduto, arrivando a raggiungere il milione di copie mensili, tra inediti e ristampe.

Bonelli capì che si poteva osare qualcosa di nuovo e nel 1988 lanciò “Nick Raider” una serie gialla ispirata alla lontana dai romanzi di Ed McBain, ideata dall’esperto Claudio Nizzi, uno dei più presenti sceneggiatori di Tex, che anche negli albi del Ranger ogni tanto inseriva delle trame gialle che non erano ben viste in alto loco ma nella nuova collana poteva esprimere al meglio la sua passione per il mystery.

Col tempo le vendite di Nick Raider calarono drasticamente e Bonelli decise nel 2005 di mettere la parola fine all’esperienza con il numero 200 ma se Nick Raider aveva perso lo slancio iniziale non differenziando trame e ambientazioni il genere giallo non venne accantonato dalla casa editrice in quanto nel 1998 era uscito in edicola “Julia-Le avventure di una criminologa” che ancora adesso rispetta gli appuntamenti mensili con gli appassionati lettori.

Il fumetto fu ideato da Giancarlo Berardi. uno dei più dotati e innovatori sceneggiatori italiani, creatore anche di “Ken Parker” un vero e proprio capolavoro che rilegge l’epopea western con uno sguardo anticonformista venato di poesia e di romanticismo, molto lontano da quei personaggi tutti d’un pezzo che andavano per la maggiore.

In “Julia”, Berardi mette in mostra la sua grande bravura cercando di percorrere tutti i territori del giallo con una protagonista che ha tutti i motivi per indagare su delitti e misfatti, essendo una criminologa che insegna alla Hollyhock University di Garden City ma spesso viene chiamata come consulente a coadiuvare il Dipartimento di Polizia locale.

Julia” presenta diverse caratteristiche già presenti in “Dylan Dog”, come l’evidente somiglianza del protagonista con un protagonista di Hollywood, che per l’investigatore del brivido è Rupert Everett mentre Julia Kendall ha come riferimento grafico Audrey Hepburn, la mitica interprete di “Vacanze romane”e anche i personaggi di contorno, destinati a inserire momenti divertenti per attenuare la tensione, sono similari, con Groucho in “Dylan Dog” ed Emily Jones governante di Julia, dalle fattezze ispirate a quelle di Whoopy Goldberg.

La serie è ambientata a Garden City, città immaginaria ispirata a New York, che ha la toponomastica dedicata alla flora, per adeguarsi al nome della località e presenta tutte le caratteristiche del mondo contemporaneo, con le problematiche che affrontiamo ogni giorno ma rappresentate e sviluppate con grande attenzione all’accuratezza scientifica ed al realismo delle situazioni descritte.

Per avere una visione completa dell’universo che intendeva creare Giancarlo Berardi studiò per diverso tempo criminologia e discipline collegate, non trascurando i testi più importanti del genere giallo e questo gli consentì di delineare un personaggio e una narrativa che ebbe da subito un grande successo ma che dovette seguire certe direttive dai vertici editoriali che non gradirono uno dei primi numeri dove Julia alla fine delle indagini sull’omicidio di un bambino scopre che è stato ucciso dalla madre.

Le influenze societarie non condizionarono la creatività di Berardi e dei suoi collaboratori che pur con le comprensibili disparità qualitative tra i vari albi, hanno saputo pubblicare ogni mese numeri di grande interesse mostrando un’ammirevole cura per tutti i particolari.

Sin dai primi numeri, dove esordisce un personaggio, Myrna Harrod, la cui presenza aleggia in diverse fasi della vita di Julia, si nota una continuità narrativa che consente sia di ritrovare personaggi particolarmente riusciti, sia di creare un background sentimentale e professionale che rende Julia Kendall sempre più definita e carismatica.

Prima protagonista femminile di una lunga serie Bonelli, Julia Kendall vive in un mondo che riflette e riassume i problemi viviamo tutti i giorni e che leggiamo nei giornali in un’immersione totale che rende il fumetto estremamente realistico e coinvolgente.

Per dare un’idea della tessitura narrativa che rende “Julia” un vero e proprio esempio da non perdere prendo un numero a caso, il 258 “L’angelo vendicatore” del 2020.

Questo albo comincia mostrando una scena di vita familiare che però fa immaginare tensioni mal sopite e subito dopo si entra in casa di Julia che è preoccupata perché vede la gatta Toni, presenza fissa negli albi, apatica e sofferente. Con la governante Emily decide di portare Toni dal veterinario.

Cambio deciso d’immagini e siamo in un ospedale dove troviamo la donna che abbiamo visto nelle prime scene, infermiera che assiste persone anziane, alle prese con una paziente appena deceduta.

Muovendosi su due sottotrame separate inseriti in una cornice narrata in prima persona, che consente l’approfondimento della psicologia e del carattere di Julia permettendo di conoscere i suoi pensieri e la riflessioni più profonde, come queste:

“Toni e io abbiamo trascorso anni ad accudirci e a consolarci a vicenda. Ho avuto così il tempo di studiarla e di rivivere in lei le mie emozioni di ragazzina e di giovane donna, capendola meglio. Konrad Lorenz diceva: “Come l’origine dell’uomo è passata attraverso la condizione animale, così la chiave della comprensione dell’uomo passa attraverso la conoscenza dell’uomo.”

L’etologo austriaco aveva capito che tutte le creature appartengono al medesimo impasto di vita, nel quale si rispecchiano l’una con l’altra. Il malessere di Toni era un colpo al mio stesso equilibrio. Soffrivo con lei. Tanto.” e questa riflessione inquadra vignette che illustrano la sottotrama principale stabilendo un legame prima di tutto emotivo tra le due vicende.

Qui il testo è alternato alle immagini per creare sia contrasto sia continuità con un effetto di grande coinvolgimento tipico delle sceneggiature di Berardi, che è un maestro nell’impostare questi accostamenti di grande fascino contribuendo a rendere “Julia- Le avventure di una criminologa” un fumetto di livello superiore.

In seguito, quando si fa strada l’ipotesi del serial killer e viene individuata una donna che avrebbe moventi, opportunità e possibilità per essere pesantemente sospettata Julia considera: “Era da molto che non sentivo pronunciare il termine serial killer. Mi ero specializzata a Quantico, approfondendo le tecniche investigative di John E. Douglas. Un approccio assai pragmatico al problema. Ma la mia preparazione tiene conto anche della scuola europea, più incline ad analizzare il contesto sociale, perfino esistenziale, in cui si muove il killer.”

Julia è così, caparbia ma aperta al dubbio, determinata ma con momenti di grande malinconia. Lei non vuole giudicare ma capire i moventi dei criminali e conoscere l’ambiente socioculturale in cui è nato il delitto e questo suo atteggiamento la porta spesso a litigi epici col tenente del dipartimento di polizia Alan Webb con cui nel tempo ha costruito un rapporto di odio-amore che sarebbe potuto diventare qualcosa di diverso e più solido ma i caratteri tanto diversi hanno fatto sì che le loro orbite esistenziali non si potessero incrociare ma solo scorrere parallele.

Tra le sue capacità ci sono sia le conoscenze criminologiche ma sopratutto la grande empatia che stabilisce con l’ambiente del crimine, entrando in sintonia con le vittime e tentando di percepire l’impronta psicologica che caratterizza il delitto e ciò le consente di superare le difficoltà causate dalla mancanza di indizi o da prove manipolate con astuzia. Inoltre la sua schiettezza le ha accattivato le simpatie di un boss criminale con cui talvolta scambia informazioni e indicazioni importanti per la risoluzione dei casi.

Giancarlo Berardi ha saputo disegnare un grande affresco della vita contemporanea usando tutti i nervi scoperti della società riuscendo ad offrire ogni mese un prodotto sempre nuovo senza ripetersi e senza perdere la grande qualità dei testi e con disegnatori di ottimo livello che hanno assecondato al meglio le sue sceneggiature.