Kahu e la balena




Recensione di Deborah Nardone


Autore: Witi Ihimaera

Traduzione: Chiara Brovelli

Editore: Bompiani

Genere: Narrativa contemporanea

Pagine: 240

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Kahu è una bambina di otto anni. Deve il suo nome a Kahutia Te Rangi, il capostipite della tribù maori di suo padre. La madre di Kahu muore poco dopo il parto, ma la piccola è circondata dall’amore di tutta la sua famiglia. L’unico che non riesce a volerle bene è il nonno: è il capo della tribù e sperava in un discendente maschio a cui affidare la custodia del loro popolo e delle sue tradizioni. Ma Kahu è una bambina determinata, in lei scorre il sangue di colui che solcava gli oceani e sapeva comunicare con le balene: è proprio attingendo a questa forza antichissima che riuscirà non solo a riconquistare l’affetto del nonno, ma anche a salvare la balena che si è arenata sulla spiaggia del villaggio. Un romanzo senza tempo sul valore della famiglia e del rapporto con la natura, che ci immerge nella ricchezza della cultura maori e che è diventato anche un film pluripremiato, La ragazza delle balene.

Recensione

La cultura maori è forse una delle meno rappresentate in letteratura. Witi Ihimaera ha avuto sicuramente il merito, con le sue opere, di portare al grande pubblico un po’ delle tradizioni di questo popolo facendoci sbirciare attraverso le loro leggende.

Ed è proprio questo che colpisce in Kahu e la balena: attraverso la storia raccontata dall’autore entriamo in punta di piedi nella tribù della piccola Kahu. Una narrazione che ha il sapore di una favola, quasi onirica in alcuni passaggi.

Infatti questo breve romanzo è caratterizzato da tre filoni che vanno a sovrapporsi e a completarsi a vicenda.

Abbiamo la storia di Kahu raccontata dallo zio Rawhiti, il cui nonno è il capo tribù. La sua nascita rappresenta una grande delusione per quest’ultimo che sperava di poter contare su una discendenza maschile per tramandare la propria carica. Il mondo descritto da Ihimaera è un posto in cui le donne hanno un’importanza secondaria rispetto agli uomini e tuttavia, come dimostrerà la giovane protagonista, queste riescono comunque a far emergere il loro valore.

Il secondo filone riguarda la nascita del popolo maori. La leggenda di Kahutia Te Rangi che, a cavallo di una balena, arriva in Nuova Zelanda è raccontata in terza persona quasi come fosse un componimento epico.

La terza voce del coro è la balena stessa. A partire dalle origini fino ai giorni nostri, la balena vive con l’eterna nostalgia del padrone dalla pelle dorata che la cavalcó un tempo. Rappresenta l’unione tra uomo e natura, l’equilibrio costante che non deve essere turbato pena il caos che porta con sé morte e distruzione.

Queste tre storie arrivano a convergere in un finale emozionante e che arriva dritto al cuore del lettore. Quel tocco di magia, non troppo esplicita ma presente, è parte integrante degli uomini e degli animali, che non sempre ne sono consapevoli e spesso la credono perduta.

L’affermazione di sé, il diritto di contare, la famiglia e l’armonia con la natura sono i temi di Kahu e la balena.

Questo romanzo è nato per essere rivolto ad un pubblico di ragazzi, ma leggerlo vi lascerà di certo qualcosa. La sua apparente semplicità nasconde messaggi importanti e che toccano tutti noi in quanto esseri umani.

A cura di Deborah Nardone

https://instagram.com/recensioniluielei

 

Witi Ihimaera


Witi Ihimaera è nato a Gisborne, Nuova Zelanda, nel 1944. Primo autore maori a pubblicare sia una raccolta di racconti, Pounamu Pounamu (1972), sia un romanzo, Tangi (1973), nella sua lunga carriera ha scritto anche per il teatro e per il cinema. Negli anni ha ottenuto molti riconoscimenti, tra cui il NZ Prime Minister’s Award for Literary Achievement, e nel 2017 in Francia è stato nominato Cavaliere dell’ordine delle Arti e delle Lettere.

 

Acquista su Amazon.it: