La banda di Tamburello




Recensione di Cristina Marra


Autore: Pierfrancesco Poggi

Editore: Solferino

Genere: giallo

Pagine: 301

Data pubblicazione: 04 Ottobre 2018

Sinossi. Un ex fascista con la gola tagliata può voler dire una cosa sola: vendetta politica. Certo, la guerra è finita da quasi vent’anni, Marione Orsi si era pentito dei suoi trascorsi e ormai picchiava solo la grancassa. Ma certi malanimi durano a lungo, o almeno così la pensa il brigadiere Cantatore. Caso archiviato. E allora perché gli omicidi continuano? Mentre la rinomata banda del paese si trova a suonare “La leggenda del Piave” a ogni prova con una voce in meno, la paura comincia a diffondersi. E il bel commissario Eriberto Passalacqua, chiamato da Lucca a occuparsi della faccenda, si trova a fare i conti con un gruppo di sospetti piuttosto insolito: un cornista frustrato, due clarinettiste affascinanti con due mariti gelosi (nonché cacciatori e quindi armati), per tacere di una perpetua vergine, un oste bestemmiatore e il meccanico di Castelnuovo… Sono troppe le tracce che si confondono e troppi i cadaveri che si accumulano tra le montagne dell’Appennino ferite dalle cave, dove i boschi nascondono l’orizzonte del mare e i pettegolezzi coprono la verità. Pierfrancesco Poggi fa rivivere l’Alta Versilia dei primi anni Sessanta in un intreccio che porta alla ribalta personaggi ed eventi come su un palcoscenico.

Recensione

Il borgo di Tamburello è il luogo del cuore di un anziano convalescente che ricorda  il paesino montano in un racconto orale accorato ed emozionato al figlio che lo assiste, e da quell’insieme di memoria e cuore, goliardia e mistero, nasce la storia gialla di Pierfrancesco Poggi “La banda di Tamburello”.

La vicenda si svolge all’inizio degli anni Sessanta in un borgo della provincia toscana, una piccola comunità unita dalle tradizioni, dal rispetto e con piccoli e grandi segreti che ben presto ne minano la serenità colpendo a morte diversi componenti della banda musicale che, guidata dal maestro Del Carlo “un sessantenne ordinario con i vestiti scuri da beccamorto”, si muoveva per tutte le feste dei santi e per tutte le fiere, e “non disdegnava celebrazioni e funerali a richiesta”.

L’autore, attore, musicista e cantautore, descrive il borgo, i suoi umori e odori attraverso le psicologie e le storie dei suoi abitanti “uomini duri, simili alla pietra di quelle zone, che non è friabile e ci vogliono le mine con tanto tritolo per spaccarla”.

La banda composta da uomini e donne descritti sia nelle loro capacità professionali che nelle loro debolezze, benvista e accolta dai paesani  e dal pievano don Romolo, spesso si esibisce col coro dei bimbi, “figli di famiglie disagiate o assenti” che arrivano alle prove accompagnate da suor Norberta, superiore del convento francescano.

La prima vittima  è Marione Orsi della cui morte viene sospettato e accusato Rocchino Portici dal brigadiere Meroldo Cantatore, ma ben presto la banda perde altri musicisti. Tra la chiesa, la fontana, il bar si azzardano ipotesi  e supposizioni, sospetti e maldicenze, fino a quando da una Vespa verde militare della Polizia scendono un “trentenne alto, con le spalle larghe e il sedere piatto” e il suo autista accompagnatore in divisa. Sono Eriberto Passalacqua, commissario di Polizia, palermitano reduce dall’esperienza del disastro del Vajont e l’agente pisano Eugenio Dal Poggetto.

Da questo momento inizia l’indagine vera per la morte dei bandisti. Al commissario “spesso ci pensava l’universo dei normali a stravolgergli le convinzioni maturate nel tempo, con i moventi più assurdi”, e gli omicidi di Tamburello sembrano rientrare proprio in quel mondo di normali che nulla ha a che fare con la criminalità organizzata che spesso è prevedibile.

Le indagini sono un susseguirsi di interrogatori e di esplorazione della zona e il commissario, che non passa inosservato per il suo aspetto e i suoi modi impeccabili, inizia a conoscere gli abitanti del posto, i loro valori e la sincerità della loro vita modesta, e scatta la molla che apre una nuova via investigativa.

Chi ha messo fine all’amicizia che lega i musicisti?

Chi si è insinuato nella serenità del borgo?

Quanti sanno e non parlano?

Passalacqua va dritto per la sua strada come quando porta in moto la bella farmacista che diventa la sua confidente, e forse qualcosa di più. Il mistero si dipana pian piano come i ritmi del luogo.

Poggi mette in piedi una compagnia di personaggi caratteristici di un luogo e un periodo della nostra Italia creando una giostra di situazioni legate dal filo sottile del mistero e dell’inganno, dell’apparenza e della verità.

Il doppio racconto dell’anziano e del narratore si intreccia rendendo il primo testimone di quel tempo e il secondo cronista.

Come sul palcoscenico del teatro, tanto caro all’autore, anche questa storia di narrativa merita l’applauso.      

Pierfrancesco Poggi


Pierfrancesco Poggi è attore di teatro, cinema e televisione, musicista e cantautore, autore radiofonico. La serie gialla che ha come protagonista il commissario Passalacqua è il suo esordio narrativo.

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