La bella sconosciuta




Recensione di Velia Speranza


Autore: Gianni Farinetti

Editore: Marsilio

Genere: Giallo

Pagine: 336

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Metti una notte di San Lorenzo, stelle cadenti, un prato con una festosa brigata di amici, cibo e vini buonissimi – eh già, facile, siamo nell’Alta Langa piemontese –, l’atmosfera scanzonata e carica di erotismo – eh già, facilissimo, siamo nel pieno di una torrida e languida estate in campagna. Metti che questa arcadia venga bruscamente interrotta da una funesta disgrazia che, metti, il maresciallo Giuseppe – Beppe – Buonanno, comandante della locale stazione dei carabinieri, sospetta da subito non essere affatto un incidente ma un omicidio bello e buono. Metti che tra conosciuti e amati personaggi della saga farinettiana guidati dall’immancabile Sebastiano Guarienti, ai quali se ne aggiungono di nuovi – alcuni irresistibili –, il maresciallo Buonanno si trovi a sbrogliare una delicatissima matassa che appare come uno sfuggente gioco di specchi, di bugie, di omissioni, con una domanda ben ferma in testa: ma chi è realmente Angela, la bella sconosciuta ospite di Sebastiano alle Vignole, assediata da tre uomini in competizione fra di loro? Metti che tutti i tasselli del rebus trovino il loro ordinato – ma inatteso, inquietante – posto. E se invece il gioco rimanesse aperto?

Recensione

L’estate, la campagna, una piccola comunità ricca di segreti. Questi sono solo alcuni degli elementi essenziali del genere giallo e senz’altro sono più che sufficienti per rendere La bella sconosciuta un romanzo appetibile per gli amanti del genere.

Ad interrompere la placida tranquillità delle Langhe piemontosi, occorre una morte inaspettata. Bruno Chiovero, fratello maggiore di Renato e scansafatiche del paese, viene ritrovato cadavere nella cisterna dell’agriturismo di famiglia, il giorno dopo aver rovinato la notte di San Lorenzo. A compiere il delitto potrebbe essere stato praticamente chiunque, considerando il carattere aggressivo e violento ed i debiti di Bruno.

E così il maresciallo Giuseppe Buonanno (romano di nascita, in odi et amo con la tranquillità della campagna) è costretto a seguire chiacchiere di paese, improbabili testimonianze e prove scientifiche per giungere alla soluzione. Lungo il percorso, si inanellano una serie di strani furti che coinvolgono il paese da mesi: lavatrici, stufe, caminetti e basin rubati senza lasciar traccia. Accanto a tutto ciò, c’è anche la strana figura di una ragazza milanese comparsa all’improvviso, che nasconde dentro di sé e nel suo passato segreti pesanti.

Strano a dirsi, pur trattandosi di un giallo, la risoluzione del delitto, pur essendo la molla narrativa del romanzo, non ne costituisce la caratteristica principe. A far scorrere le pagine e ad attirare l’attenzione sono i personaggi della narrazione, un caleidoscopio di uomini e donne così diversi fra loro, così distanti, eppure perfettamente bilanciati. Ognuno di loro trova nella storia uno spazio preciso, tutto personale, all’interno del quale muoversi e farsi apprezzare, senza mai scadere nel caricaturale o nello stereotipo più becero.

Attraverso i dialoghi ed i gesti, s’impara a conoscerli così a fondo che sembra strano non siano fatti di carne ed ossa. Ecco Sebastiano e Roberto, fidanzati da anni, con una proprietà alle Vignole. Ecco Mircea, Tatiana e Florin, rumeni trasferitisi da anni che ormai sono i tuttofare della zona. Ecco Renato e Lucia, con il figlio Michele, nel loro agriturismo tirato su con fatica e riempito con l’amore – il loro e quello per il proprio territorio.

E la piazza del paese che sembra essere quella tipica dei piccoli centri di montagna, catalizzatore delle attività più importanti e della vita, con i vecchi appostati fuori dai bar a giocare a carte. Sopra tutti loro, però, si stagliano Rosanna Serralunga, facoltosa donna, e la baronessa Bimba Traverso Romigliano. Le due donne, infatti, sembrano quasi uscire da un’altra epoca, antica quanto le loro case stipate di oggetti; un’epoca in cui lo stato sociale era vitale e i balli, le visite, le serate mondane ed i cambi d’abito erano all’ordine del giorno. Dalle descrizioni e dai loro racconti sembra quasi di ritrovarsi in una delle poesie di Guido Gozzano (autore piemontese che tanto aveva parlato delle Langhe e della sua Torino), vecchie di cent’anni, ma che ora impovvisamente tornano in vita, attuali, come se non ci separasse un singolo giorno dall’inizio del Novecento.

Proprio da quest’ultimo elemento si evince tutto l’amore che l’autore Gianni Farinetti ha per il suo territorio. Le Langhe sono presentate a tinte così vive, così forti da poterle vedere e da avere la sensazione di conoscerle come la strada dietro casa pur non essendoci mai stati. Il calore del sole d’agosto sulla pelle, la frescura della sera, i piatti tipici diventano reali anche grazie al ricorso al piemontese, mai eccessivo, sempre misurato, in modo tale da dare colore ai dialoghi e non stranire il lettore non avvezzo a quel dialetto.

In sintesi, una perfetta lettura da ombrellone, che profuma d’estate e di vacanza sin dalle prime battute.

Gianni Farinetti


Gianni Farinetti è nato e vive nelle Langhe. Copywriter, sceneggiatore e regista, ha esordito in letteratura nel 1996 con il romanzo Un delitto fatto in casa, per il quale ha vinto il premio Grinzane Cavour, il Premiere Roman di Chambery e il Premio Città di Penne. I suoi libri, tutti pubblicati da Marsilio, sono stati tradotti nei maggiori paesi europei.

 

Acquista su Amazon.it: