La brace dei Biassoli




Recensione di Clementina Di Branco


Autore: Mario Tobino

Editore: Oscar Mondadori

A cura: Paola Italia con Elena Santoni

Genere: narrativa

Pagine: 176

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. La brace dei Biassoli (1956), il libro più personale e sofferto di Tobino, rende omaggio alla figura della madre, da poco scomparsa. Come nella Vita nova dantesca, lo scrittore muove dal dolore per la perdita di una donna amata assurta ad archetipo di femminilità, snodando poi il racconto in una continua alternanza tra opposte tensioni emotive e stilistiche. Tornando a Vezzano, il paese di famiglia, in un entroterra ligure aspro e dolcissimo, la protagonista Maria sente rinascere le antiche emozioni, la brace rifarsi fiamma; attorno a lei, i membri della famiglia Biassoli, un formicolare di volti e vicende che spingono l’autore a meditare «sugli affetti e i legami fra chi vive e chi muore, sul valore e il segno del nostro stare al mondo».

Recensione

La lettura di questo breve romanzo di Tobino è un’esperienza significativa sia per quanto riguarda i sentimenti che muovono l’autore durante la narrazione sia per quanto riguarda il piacere stesso della parola letta e scritta.

In La brace dei Biassoli si consuma l’addio da parte dello scrittore alla madre e al mondo antico che ella incarnava. La signora Maria muore nel 1947 a Vezzano, paese d’origine della famiglia Biassoli, ultima dopo il fratello Alfeo e le sorelle ad abbandonare la vita.

I ricordi e le storie di famiglia tante volte ascoltate ritornano alla mente dello scrittore ed è attraverso la scrittura che egli riesce a dare loro una forma che da ricordo intimo e casuale  si trasforma in memoria a tratti fiabesca.

Gli affetti sono il tema principale di questo romanzo dove domina la figura della madre, raccordo tra i vivi e i morti, in grado di dialogare con gli uni e gli altri e di pacificare le anime di chi è scomparso e soprattutto dell’autore per cui questo libro è l’ultimo atto del processo di addio alla donna che più di tutti ha amato.

A sfondo di questo romanzo la natura aspra della Liguria, i paesi arroccati, quale appunto Vezzano, i fiumi, le campagne dei contadini che accompagnano la vita di un tempo.

Per concludere l’esperienza di questa lettura è d’obbligo sottolineare la bellezza della scrittura di Tobino. La descrizione materna così come quella dei paesaggi e la narrazione in generale, sono intrise di un sentimento di poetica nostalgia e tenerezza che permettono di superare una sintassi non sempre accessibile. Ovunque sono colori, luci, sentimenti a mescolarsi sulla pagina così che la sensazione finale è simile a quella che si può provare osservando un quadro impressionista.

La morte della signora Maria, figura materna per eccellenza, chiude il cerchio della famiglia Biassoli, lasciando l’autore sicuramente più solo.  

 

 

Mario Tobino


Viareggio 1910 – Agrigento 1991. Medico, è stato direttore dell’ospedale psichiatrico di Lucca. Tra le sue opere: Il deserto della Libia (1952), Le libere donne di Magliano (1953), Il clandestino (1962, premio Strega), Sulla spiaggia e di là dal molo(1966), Per le antiche scale(1972) e Tre amici (1988).

 

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