La condanna del sangue




 LA CONDANNA DEL SANGUE

di Maurizio de Giovanni

Einaudi 2012

Collana: Stile libero big

Thriller, pag.304

Sinossi. Il romanzo dell’amore di madre.
Che succede a giocare con le illusioni, a cancellare i sogni? Una cartomante e un’usuraia, nella stessa persona: inventare il futuro e sbriciolarlo tra le dita. Mentre la città si apre alla primavera, nel solito trionfo di profumi e canzoni, il piú tenero degli amori diventa la peggiore delle condanne: e spegne nel sangue anche il ricordo di un’antica passione.


La condanna del sangue

Di Edoardo Guerrini



Recensione di Edoardo Guerrini

Ebbene sì, lo confesso: il mio incontro, assai tardivo, con il Commissario Ricciardi, è avvenuto per la prima volta tramite la serie Tv, dove quel personaggio, magistralmente interpretato da Lino Guanciale e reso benissimo dalla regia di Alessandro d’Alatri e dalla sceneggiatura dove fra gli altri ha lavorato lo stesso De Giovanni, mi ha colpito talmente tanto che ho pensato che non fosse più possibile aspettare a leggere la serie dei romanzi. Così, oltre un decennio dopo (questo romanzo, edito la prima volta nel 2008, è uscito poi per i tipi di Einaudi nel 2012), sto divorando tutta la serie, dove tra l’altro, leggendoli a posteriori dopo aver visto l’episodio televisivo, mi accorgo che gli autori restano del tutto fedeli al testo, alle atmosfere, al clima, alle ambientazioni scelte dall’autore.

In questi primi quattro episodi, di cui La condanna del sangue è il secondo, sono le quattro stagioni a definire il clima: Il senso del dolore è ambientato in inverno, qui invece sta arrivando la primavera: “In alto, in bilico sul tetto, la primavera volteggiò e rise”. Una primavera che a Napoli a volte sa pure essere assai piovosa e triste, ma invece in questo romanzo ci riserva i suoi giorni migliori: quelli in cui si inizia a sentire il cambiamento. Cambiano i suoni, cambiano gli odori, cambiano gli umori: non solo cantano gli uccelli, ma anche le persone; e nella Napoli del 1931, magistralmente studiata e interpretata dall’autore, le rarissime automobili non riescono a impestare l’aria, e il sensibilissimo olfatto del Commissario inizia a percepire il profumo dei fiori e l’aroma dei boschi che dalla collina dei Camaldoli, da Posillipo, perfino da parte del Vomero dove si sta ancora costruendo al posto delle masserie quello che domani sarà uno dei quartieri residenziali più belli della città (lo dico con cognizione di causa: i miei genitori abitavano lì!), si diffondono sulla città facendo a gara con l’odore del mare.

La primavera danza, volteggia e influisce sui cuori e sui caratteri dei personaggi, molti dei quali ci vengono presentati uno a uno nelle primissime pagine del capitolo II: Tonino Iodice, pizzaiolo affaticato con moglie e tre figli; Rituccia, una bambina che soffre una certa presenza paterna; Carmela Calise, la futura vittima; Emma, una signora che soffre a dormire fianco al marito che odia; Gaetano, che ha una mamma, Filomena, che piange di notte; Attilio, che ha grandi aspirazioni; Enrica, che sogna due grandi occhi verdi. E infine, il proprietario di quei due brillanti e lucidissimi occhi verdi, Luigi Alfredo Ricciardi, che nel sogno si rivede bambino, giocare da solo in un vigneto e trovarsi daventi all’odore del sangue di un uomo, riverso con un coltellaccio che spunta dal torace: un cadavere che alza la testa e gli parla. E già, perché Il Fatto, il dono/maledizione ereditato da sua madre, è proprio la caratteristica principale di Luigi Alfredo: la capacità di vedere i morti per fatti violenti, e di sentirne l’ultimo pensiero espresso in punto di morte.

Una caratteristica, una straordinaria invenzione di De Giovanni, che rende Ricciardi un personaggio del tutto unico nel panorama dei commissari del giallo italiano. Certo il Fatto lo perseguita, lo intristisce, gli rende la vita difficilissima, ma è anche uno straordinario motore per dare giustizia alle vittime e placarne la sofferenza, che fa sì che un nobile di famiglia assai ricca come Ricciardi diventi un commissario terribilmente stakanovista, semi odiato da tutti in Questura perché arriva per primo, esce per ultimo e pensa sempre solo al lavoro.

Il caso di questo romanzo si aggira nel mondo dell’occulto: la vittima, Carmela Calise, era una cartomante oltre che usuraia: prestava i soldi guadagnati leggendo le carte dopo averci sputato sopra. Viene trovata brutalmente massacrata a colpi di bastone e calci, e Ricciardi la sente pronunciare un noto proverbio: ‘O Padreterno nun è mercante, ca pava ‘o sabbato. Le frasi che sente dalle vittime, spesso possono anche sviare se non ben interpretate. 

Sono molti i potenziali colpevoli, erano molte le vittime della truffaldina arte della Calise; Ricciardi avvia l’indagine sentendoli tutti, e nel frattempo la primavera danza e smuove gli animi, pure quello del brigadiere Raffaele Maione che deve risolvere un altro caso, quello del colpo di coltello inferto in faccia alla bellissima Filomena, sfregiata per tutta la vita sul suo splendido viso che fa una certa impressione sul cuore del brigadiere, che deve capire se il fascino di lei riesce o meno a far breccia nel suo solido rapporto con sua moglie Lucia, anche perché nel frattempo il loro matrimonio deve affrontare il duro colpo della perdita del primogenito Luca, che entrato in polizia sulle orme del padre, è stato ucciso in servizio da poco tempo, e tale lutto ha lasciato Lucia in un dolore quasi insopportabile.

La Napoli del 1931 la vedi, la tocchi, l’annusi, ti ci immergi completamente: ti pare di essere un passante dell’epoca, che percorre Toledo all’insù verso la Sanità, e poi all’ingiù a scendere verso via Chiaia, a prendere un caffè e una sfogliatella con Ricciardi al Gambrinus, e poi fino al lungomare degli alberghi di lusso e a Santa Lucia dove vive la ricca coppia dei Serra d’Arpaja, la cui consorte Emma pare sia, tra le vittime della Calise, quella più degna di sospetti.

E Ricciardi viene a risolvere un caso dove in definitiva è proprio il sangue ad assumere un significato preciso: ma su questo non posso dire oltre. Se non che questo secondo episodio mi fa dire che li leggerò tutti, gli altri, anche se nel frattempo la serie Tv me li sta già facendo scoprire in gran parte.

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Maurizio de Giovanni


(Napoli, 1958) ha raggiunto la fama con i romanzi che hanno come protagonista il commissario Ricciardi, attivo nella Napoli degli anni Trenta. Su questo personaggio si incentrano Il senso del doloreLa condanna del sangueIl posto di ognunoIl giorno dei mortiPer mano miaVipera (Premio Viareggio, Premio Camaiore), In fondo al tuo cuoreAnime di vetroSerenata senza nomeRondini d’invernoIl purgatorio dell’angelo e Il pianto dell’alba (tutti pubblicati da Einaudi Stile Libero). Dopo Il metodo del Coccodrillo (Mondadori 2012; Einaudi Stile Libero 2016; Premio Scerbanenco), con I Bastardi di Pizzofalcone (2013) ha dato inizio a un nuovo ciclo contemporaneo (sempre pubblicato da Einaudi Stile Libero e diventato una serie Tv per Rai 1), continuato con BuioGeloCuccioliPaneSouvenirVuotoNozzeFiori, e Angeli, che segue le vicende di una squadra investigativa partenopea. Ha partecipato, con Giancarlo De Cataldo, Diego De Silva e Carlo Lucarelli, all’antologia Giochi criminali (2014). Per Rizzoli sono usciti Il resto della settimana (2015), I Guardiani (2017), Sara al tramonto (2018), Le parole di Sara (2019) e Una lettera per Sara (2020); per Sellerio, Dodici rose a Settembre (2019); per Solferino, Il concerto dei destini fragili (2020). Con Cristina Cassar Scalia e Giancarlo De Cataldo ha scritto il romanzo a sei mani Tre passi per un delitto (Einaudi Stile Libero 2020). Sempre per Einaudi Stile Libero, ha pubblicato della serie di Mina Settembre Troppo freddo per Settembre (2020) e Una Sirena a Settembe (2021). I libri di Maurizio de Giovanni sono tradotti in tutto il mondo. Molto legato alla squadra di calcio della sua città, di cui è visceralmente tifoso, de Giovanni è anche autore di opere teatrali.