La felicità del lupo




Recensione di Marina Toniolo


Paolo Cognetti

Editore: Giulio Einaudi Editore

Genere: Narrativa italiana

Pagine: 152

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Arrivato alla fine di una lunga relazione, Fausto cerca rifugio tra i sentieri dove camminava da bambino. A Fontana Fredda incontra Babette, anche lei fuggita da Milano molto tempo prima, che gli propone di fare il cuoco nel suo ristorante, tra gli sciatori della piccola pista e gli operai della seggiovia. Silvia è che serve ai tavoli, e non sa ancora se la montagna è il nascondiglio di un inverno o un desiderio duraturo, se prima o poi riuscirà a trovare il suo passo e se è pronta ad accordarlo a quello di Fausto. E poi c’è Santorso, che vede lungo e beve troppo, e scopre di essersi affezionato a quel forestiero dai modi spicci, capace di camminare in silenzio come un montanaro. Mentre cucina per i gattisti che d’inverno battono la pista e per i boscaioli che d’estate profumano il bosco impilando cataste di tronchi, Fausto ritrova il gusto per le cose e per la cura degli altri, assapora il desiderio del corpo e l’abbandono. Che esista o no, il luogo della felicità, lui sente di essere esattamente dove deve stare.

Recensione

Santorso gli aveva raccontato che non si capiva esattamente perché si spostasse, l’origine della sua irrequietezza. Arrivava in una valle, magari trovava abbondanza di selvaggina, eppure qualcosa gli impediva di diventare stanziale, e a un certo punto lasciava lì tutto quel ben di dio e se ne andava a cercare la felicità da un’altra parte”.

Ho trovato questo romanzo fresco e scorrevole come un ruscello di montagna. Siamo ai piedi del Monte Bianco: il racconto si snoda attraverso un arco temporale di anno a quote vertiginose. Da una parte Fontana Fredda, sopra i tremila metri, dall’altra il rifugio sopra i quattromila. Fausto e Silvia si incontrano, lupi solitari in cerca di un’effimera felicità, ma non è detto che siano destinati a stare assieme.

Santorso invece è un lupo stanziale: ha costruito la sua casa, ha il suo territorio e lo ama profondamente. La montagna è il fulcro attorno al quale ruotano esistenze di boscaioli e di soccorritori alpini. Tutti la amano e la temono. E’ un rifugio, dove leccarsi le ferite della vita, sperimentare e sfidare i limiti autoimposti.

Fausto è maturo, razionale, anche sentimentale se si vuole. Cerca equilibrio e sicurezza. Silvia è giovane, vuole saggiare il suo coraggio e forgiare il carattere. Il loro incontro porta già i semi dell’insuccesso (così l’ho interpretato) perché per lei il mondo è vasto e deve essere esplorato. Come un lupo solitario è sempre alla ricerca del diverso e del migliore.

Tutti noi siamo alla ricerca della felicità nella vita. Ognuno la ricerca a modo proprio. Ed è questo l’insegnamento: non c’è nulla di prestabilito o di convenzionale o di eterno. La capacità di evolvere e mutare è insita nel mondo animale e solo la quiete della possente montagna sullo sfondo con l’alternarsi delle stagioni è immutabile.

C’è quando gli abitanti di Fontana Fredda si addormentano e ci sarà quando si sveglieranno dai loro sogni.

Lieve e impalpabile come la neve che scende.

A cura di Marina Toniolo

https://ilprologomarina.blogspot.com/

Paolo Cognetti


Paolo Cognetti nella sua prima vita è stato alpinista e matematico, e a volte pensa di non avere mai smesso di essere nessuno dei due. Nella seconda, lavora nel cinema indipendente milanese come autore di documentari, sceneggiatore e montatore di cortometraggi, cuoco. Insieme a Giorgio Carella è fondatore della casa di produzione cameracarHa deciso di fare lo scrittore in un cinema parrocchiale, dopo la proiezione del film L’attimo fuggente, nel 1992. Ha passato gli anni successivi alla ricerca del suo capitano, fino al giorno in cui, nel 1997, ha scoperto Raymond Carver. Da allora ama la letteratura americana e scrive racconti. Autore di alcuni documentari – Vietato scappare, Isbam, Box, La notte del leone, Rumore di fondo – che raccontano il rapporto tra i ragazzi, il territorio e la memoria.

 

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