La figlia dimenticata




Recensione di Stefania Ceteroni


Autore: Armando Lucas Correa

Editore: Nord

Genere: narrativa

Pagine: 384

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Puoi scappare da chi ti perseguita. Ma non da chi sei davvero. Elise Duval, francese emigrata a New York, è oltremodo sorpresa di ricevere un pacco da Cuba, un Paese in cui non conosce nessuno. Ed è ancora più sconcertata quando, aprendolo, si trova di fronte un fascio di vecchie lettere, scritte in tedesco e datate 1940. Chi saranno mai Viera, la destinataria, e Amanda, la donna che nelle lettere implora il suo perdono? All’improvviso, Elise si rende conto che questo è il momento che ha aspettato e temuto per tutta la vita. Perché lei aveva dieci anni quando la guerra è finita, eppure i suoi primi ricordi sono le campane che suonano a festa l’8 maggio 1945. Adesso il destino le sta offrendo una chiave per aprire la porta del suo passato. Con un coraggio e una determinazione che non credeva di avere, Elise raccoglie gli indizi disseminati nelle lettere e riscostruisce la storia di una famiglia perseguitata dal nazismo, di una donna costretta a compiere una scelta impossibile, di un legame che né il tempo né la distanza sono riusciti a spezzare. E, a poco a poco, Elise scoprirà non solo la verità sulla sua infanzia, ma anche l’esistenza di persone che non l’hanno affatto dimenticata e che non hanno mai perso la speranza di ricondurla a casa.

Recensione

Vive a New York da tanto tempo ma è francese d’origine. E’ stata adottata dallo zio materno alla fine della guerra e dei suoi anni precedenti non ricorda nulla.

E’ il passato, però, che viene a bussare alla sua porta raccontandole una storia che la colpisce come un pugno nello stomaco.

Con un viaggio nei ricordi che mai avrebbe immaginato di fare, Elise scopre di aver avuto una famiglia diversa da quella che lei ricorda così come una madre che è stata costretta a fare delle scelte dolorose.

Scelte compiute per amore ma che per lei, ora che se ne rende conto, hanno avuto il sapore dell’abbandono.

Scopre di essere cresciuta in una famiglia che ha dovuto affrontare le brutture di una guerra che ne ha segnato irrimediabilmente le sorti.

Il racconto prende le mosse da una storia tristemente vera, quella che riporta all’attenzione il massacro effettuato dall’esercito nazista durante l’occupazione del sud della Francia, in un villaggio chiamato Oradur-Sur-Glane.

Il lettore va alla scoperta di quel passato assieme alla protagonista. Un passato che sembrava sepolto ma che, ora, reclama tutte le attenzioni di una donna che inizia a mettere assieme tasselli di cui non aveva memoria.

L’autore racconta di un villaggio che scompare… racconta il coraggio di una madre che, in un contesto del genere, deve rinunciare a ciò che ha di più caro. Racconta una guerra che ha tolto molto a tutti, che ha strappato figli alle proprie madri ma che ha anche spezzato vite innocenti senza alcun motivo. In questo contesto quella madre ha dovuto fare delle scelte che le hanno strappato l’anima ma che rappresentavano le uniche strade da percorrere per poter aspirare ad un futuro.

Io ammetto di aver avuto un dubbio fino alla fine e cioè quale fosse la figlia dimenticata… la storia propone diverse figure femminili addosso alle quali l’aggettivo di “figlia dimenticata” si cuce alla perfezione.

Si cuce addosso a Viera, destinataria delle curiose lettere che arrivano nelle mani di una Elise ormai anziana.

Si cuce a dosso ad Elise ma anche ad un’altra bambina che, per certi versi, è anche lei dimenticata o, se non altro, messa da parte. Questa, almeno, è la sensazione che ha.

E questa cosa mi è piaciuta molto: l’autore è stato abile – almeno io così l’ho percepito – a lasciare qualche sospeso per il lettore che non riesce a sapere tutto e subito. Bello!

L’autore propone un racconto potente ma allo stesso tempo delicato.

Propone una storia di morte ma anche di speranza.  Una storia di distruzione ma anche di rinascita.

Propone, soprattutto, un viaggio nella memoria dimostrando come il passato non possa mai essere cancellato anche quando si ha l’impressione che sia così.

E’ una storia che mi ha commossa e mi ha fatto pensare ai racconti di mio nonno, quelli dei tempi di guerra. Siamo in un’altra nazione ma la guerra è guerra ovunque, così come gli occhi terrorizzati dei bambini sono gli stessi in qualsiasi parte del mondo.

Un unico appunto: avrei tanto voluto sapere qualche cosa di più in merito a Viera.
Ma chissà che l’autore non voglia raccontare la sua storia in un nuovo libro?

Secondo me Viera avrebbe molto da raccontare!

A cura di Stefania Ceteroni

https://libri-stefania.blogspot.com

 

Armando Lucas Correa


è il caporedattore di People en Español, la rivista di lingua spagnola più venduta in America. Nel corso della sua lunga carriera di giornalista, ha ricevuto numerosi premi sia dalla National Association of Hispanic Publications sia dalla Society of Professional Journalism. Attualmente vive a Manhattan con la famiglia.

 

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