La lama e l’inchiostro




Sinossi. Cagliari, 1573. È quasi il crepuscolo quando alla porta di Miguel de Cervantes, giunto in Sardegna al soldo del viceré, bussa forte Pablo, un giovane che l’uomo ha preso sotto la propria ala. «Vi cercano» grida, «dovete scappare!» Sul cadavere di Felipe Dulces, un nobile cagliaritano, è appena stato ritrovato il pugnale moresco dello spagnolo e le guardie stanno venendo ad arrestarlo. Il movente potrebbe essere passionale, dato che Cervantes è l’amante della moglie del nobile. Manca però l’opportunità: i due si trovavano insieme, proprio in quella stanza, mentre l’uomo veniva ucciso. Ma Miguel non vuole compromettere la donna per scagionarsi, così si mette in fuga. Anche perché le prove a suo carico, come scopre dallo stesso viceré, sono consistenti: nella stanza della vittima è stato rinvenuto un documento falso dal quale si evincerebbe che Miguel avrebbe ottenuto dei benefici se avesse ucciso il Dulces. Inizia così l’appassionata e pericolosissima indagine di Cervantes e del fedele Pablo per scoprire la verità; saranno giorni d’avventura e paura, fughe rocambolesche, funzionari corrotti, lotte di potere e sette segrete, che renderanno indimenticabile il soggiorno di Miguel a Cagliari e che verranno resi immortali da alcune delle sue pagine più belle. Ciro Auriemma, come i narratori del passato, ci immerge completamente in questa storia lontana e tuttavia contemporanea, facendoci accarezzare per un attimo la grandezza di un antieroe dal profondo valore.

 LA LAMA E L’INCHIOSTRO

di Ciro Auriemma

Piemme 2023

Romanzo storico, pag.304

 Recensione di Salvatore Argiolas

La lama e l’inchiostro sono gli oggetti più utilizzati da Miguel Cervantes che prima di diventare scrittore e di concepire il “Don Chisciotte della Mancia”, considerato il primo romanzo moderno, fu soldato nell’esercito spagnolo, militando nella flotta che parteciperà alla celebre battaglia di Lepanto nel 1571.

Nel 1573 è documentata la sua presenza a Cagliari e ciò giustifica l’intuizione di Ciro Auriemma di renderlo protagonista di un giallo sui generis con versanti che assumono via via sembianze di romanzo di cappa e spada, di formazione, storici per diventare alla fine un impeccabile romanzo tout court.

La lama e l’inchiostro” si snoda su due piani temporali uniti dall’io narrante Pablo Sanchez che, nel 1635, sul letto di morte, racconta in confessione al figlio Michele racconta le avventure che lo coinvolsero nel lontano 1573 a Cagliari, allora chiamata Caller, “città di mare, bianca e indolente come il pachiderma che lo rappresentava”.

Figlio di un venditore di stoffe più impegnato a rincorrere la gonnelle che a vendere tessuti, Pablo è un ragazzo in carne nato e cresciuto nel quartiere di La Pola, oggi chiamato Marina, uno dei più popolati del capoluogo sardo che un bel giorno, in una sordida taverna, incontra uno strano soldato con una mano offesa, che lo salva da un’aggressione.

L’aggettivo più usato per definire questo militare è triste, “Il profilo adunco di Miguel, illuminato dalla luna, sembrava quello di una triste falce” che richiama alla mente il “Cavaliere dalla triste figura” protagonista del capolavoro di Cervantes.

Ed è proprio un continuo capovolgimento dei ruoli e delle situazioni narrative il filo conduttore de “La lama e l’inchiostro” ottima incursione di Ciro Auriemma nel romanzo storico, dato che Pablo Sanchez, robusto compagno di Cervantes nelle avventure cagliaritane è un fervente ammiratore delle gesta guerresche “Iniziavo a parlare di come sarebbe stato bello affrontare il mare e visitare nuove città, nonostante il prezzo da pagare sarebbe stato la guerra e il rischio la morte. Sulle terre di Spagna non calava mai il sole, dicevo, e tanti erano i popoli uniti sotto un unico re, e un’unica fede, che non sarebbe bastata una vita sola per visitarli tutti” “e già sognavo sogni di battaglie e mori infedeli, di navi da arrembare, città da conquistare, e ferite, anche; come il mio triste cavaliere senza macchia e senza timore anche io avrei avuto la mia a dimostrare il mio onore e e il mio ardimento.”

Se Pablo vive l’avventura con infantile eccitazione, non capendo niente di quello che accade attorno a lui Miguel de Cervantes è ben consapevole di essere l’esca di una trappola destinata a catturare personaggi altolocati.

Infatti nella sua abitazione viene trovata una lettera che il viceré Don Juan Coloma y Cardona, barone di Elda avrebbe mandato a Cervantes per commissionargli l’omicidio di di don Dulces, marito dell’amante del militare del Tercio e il viceré ordina al futuro scrittore di scoprire chi si nasconde dietro quel diabolico intrigo.

Don Coloma “fin dal suo arrivo a Caller si era ritrovato ad avere a che fare con diverse pecore travestite da lupi e non molti meno lupi travestiti da pecore. La Sardegna era mala terra, i suoi feudatari e i nobili divisi e rissosi e la corte cittadina attraversata da fazioni e correnti che era meglio tenere separare che provare ad unire.”

Come diceva Carlo V i sardi erano “pocos, locos y mal unidos” e la dominazione spagnola utilizzava queste discordie per governare ma Miguel Cervantes è come la mosca in una ragnatela di intrighi dove ognuno gioca la sua partita cercando di conquistare il potere e mentre la sua mente è sempre calamitata dalla sua bella, forze oscure cercano di farne il capro espiatorio di una vicenda complessa e ricca di conseguenze letali.

Infatti si mette in moto anche la temibile inquisizione spagnola che cerca in tutti i modi di influenzare le indagini per cambiare la gestione del potere e spodestare il viceré in carica.

La lama e l’inchiostro” è un potente romanzo che ha il suo nucleo pulsante nella ricerca della definizione di verità e giustizia:

Ma ricordati, mio caro Pablo che, non sempre, anzi, quasi mai, le cose sono come appaiono, e che la verità dipende da chi la guarda e pure da chi la racconta.”(…) “Vedi. La verità non ha nulla anche fare con quello che noi vediamo, o vogliamo vedere, ma solo con ciò che è. E se davvero fosse il sole al centro, non basterebbe dire che non è come appare perché questa verità cambiasse; quella rimarrebbe sempre la stessa.”

Quindi qualcuno vuole farci vedere una verità” dissi cercando di mettere in fila le idee con le parole.”

Ma noi non possiamo e non dobbiamo accontentarci di una qualunque, ma cercare la verità.”

E proprio cercando la verità, attraverso numerose vicissitudini, Miguel de Cervantes farà una

sorprendente scoperta che cambierà completamente la valenza dell’omicidio del nobile spagnolo.

Ciro Auriemma con “La lama e l’inchiostro” ci consegna un robusto romanzo, ricco di citazioni e riferimenti che vanno da Leonardo Sciascia al Giulio Angioni de “Le fiamme di Toledo”, degno di stare nello scaffale destinato ai libri più cari, portando il suo inchiostro nelle pieghe della storia dimenticata della Sardegna.

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Ciro Auriemma


Vive a Cagliari con una compagna, più di due figli e meno di tre, due gatte e un cane. È autore di romanzi per le edizioni e/o, Rizzoli, DeA Planeta e Piemme, tra cui il caso editoriale Perdas de fogu firmato con Massimo Carlotto, e di racconti per alcuni quotidiani e periodici. Lavora in qualità di lettore e editor, e insegna tecniche narrative alla Scuola Baskerville. Per Book Advisor cura la rubrica di libri e scrittura “Niente trucchi da quattro soldi”.