La maschera di marmo




 LA MASCHERA DI MARMO


Autore: Jean-Christophe Grangé

Traduttore: Doriana Comerlati e Giuseppe Maugeri 

Editore: Garzanti

Genere: thriller storico

Pagine: 720

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Germania, fine anni Trenta. I corpi senza vita delle mogli di due gerarchi nazisti vengono ritrovati tra le luci sfavillanti di una Berlino mondana, inconsapevole della guerra imminente. Le indagini sono affidate al brutale e spietato ispettore Franz Beewen. L’alto ufficiale della Gestapo si mette subito all’opera e segue i primi indizi, che lo conducono nello studio di Simon Kraus, uno psicanalista specializzato nell’interpretazione dei sogni. Potrebbe essere lui ad avere la chiave per capire chi sia l’assassino. Le vittime erano sue pazienti, ed erano entrambe tormentate dall’incubo di essere inseguite da un uomo con il volto coperto da una maschera di marmo. Una figura che per Kraus è la personificazione di paure e traumi, ma che, alla luce dei fatti, potrebbe essere più reale di quanto si immagini. C’è qualcuno, però, che ostacola Beewen e Kraus nel cammino verso la verità. E non è solo l’assassino. Perché i due stanno cercando risposte proprio là dove il partito nazista nasconde i suoi segreti più torbidi e inconfessabili. Ma non si fermeranno davanti a nulla. Anche se questo vorrà dire mettere in dubbio i valori della patria.

 Recensione di Salvatore Argiolas


A Jean-Christophe Grangè è sempre piaciuto sorprendere i suoi lettori, cambiando sempre trame, personaggi ed ambientazioni e presentando in ogni suo libro situazioni intricatissime che spingono a leggerlo sino alla fine senza pensare al tempo che passa.

Il primo romanzo di Grangè, “Il volo delle cicogne”, pubblicato nel 1994, ha già i tratti fondamentali dei successi dello scrittore e giornalista francese, grande ritmo narrativo, trama tesa e serrata, investigatori dagli opposti caratteri che si scontrano prima di unirsi nella ricerca del colpevole e fantasia sfrenata che talvolta sfiora il Grand Guignol anche a dispetto della verosimiglianza di alcuni aspetti del plot.

I suoi libri successivi hanno avuto un’approvazione mondiale sempre crescente ed ogni nuova uscita in libreria conferma la grande popolarità di questo autore molto originale e “La maschera di marmo” ne ribadisce la fama di autore fantasioso e intrigante che si è conquistato nel tempo.

Stavolta Grangè, a differenza degli altri thriller, ambienta il libro nel passato, precisamente nella Germania nazista, periodo molto frequentato ultimamente dai giallisti, all’immediata vigilia dell’invasione della Polonia, causa scatenante della Seconda Guerra Mondiale.

Quando Berlino diventa teatro dell’uccisione di due donne di grande fascino e di altolocate amicizie, viene chiamato ad indagare sulle morti inspiegabili l’agente della Gestapo Franz Beewen, investigatore inesperto perché “alla Gestapo non si cercavano i criminali: li si fabbricava da zero. I fascicoli delle indagini venivano tranquillamente prodotti in ufficio, per poi arrestare il criminale di turno, il primo ad accogliere con sorpresa la notizia della propria colpevolezza.”

Seguendo indizi e amicizie comuni Beewen interroga Simon Kraus, uno psicoanalista molto più interessato alla bella vita e meno all’etica professionale visto che era amante di entrambe le vittime, che erano anche sue pazienti e che ricattava per non rivelare peccatucci emersi durante le sedute psicanalitiche.

L’interrogatorio fa emergere l’esistenza di un misterioso uomo con la maschera di marmo che terrorizzava le due donne, ossessione estesa anche ai loro sogni come confermato anche dallo psicoanalista.

Analizzando le analogie di diversi delitti, gli investigatori scoprono che altre due donne, che come le precedenti vittime frequentavano l’hotel Adlon e che erano curate dal dottor Kraus, sono state uccise con lo stesso modus operandi, orrendamente straziate e private del feto che custodivano nel ventre.

Consapevole di non essere in grado di affrontare un inchiesta tanto complessa, Franz Beewen che “Aveva un passato brillante (dal punto di vista nazista) ma non sapeva niente di indagini criminali”. La Gestapo era una polizia politica: arrestava le vittime, non i colpevoli), decide di approfittare della vicinanza di Kraus all’ambiente delle vittime e, con un’altra psicoanalista conosciuta per motivi familiari, crea un gruppo di investigatori originale e molto eterogeneo.

Franz Beewen, un gigante con un occhio semichiuso dall’aspetto tanto tipico del militare che sarebbe stato perfetto come illustrazione per i libri di propaganda, Simon Kraus, uno psicoanalista di bassa statura, esperto di analisi onirica, fatuo, farfallone e ricattatore e Minna von Hessel, una baronessa laureata in psichiatria con una tesi sugli assassini recidivi, si aggirano per Berlino, “città pesante, piatta e nerastra che racchiudeva un’energia specifica. Si diceva che fosse stata eretta su un terreno che esalava effluvi alcalini, fumi tossici capaci di esacerbare le passioni umane. Berlino dalla fine della Grande Guerra, aveva conosciuto tutti gli eccessi, tutti gli estremi. Colpi di stato, rivoluzioni, attentati, per quanto riguardava il fronte politico; miseria, fortune di un giorno, dissolutezza, per quello che era invece il lato umano.” alla ricerca dell’uomo di marmo, inafferrabile assassino che sembra uscito dai sogni delle vittime.

Simon lavorava sui sogni da oltre quindici anni. Sapeva che la mente umana ha bisogno di travestire le proprie ansie e i propri desideri, di trasformarli, diciamo, presentabili alla coscienza: lo aveva detto Freud prima di lui.”

Seguendo questa intuizione i tre strani detective raccolgono indizi e suggestioni che riportano alla Prima Guerra Mondiale e riescono ad individuare un reduce con la maschera di marmo che pare proprio il colpevole, ma dopo la morte violenta di questo indiziato viene scoperta una nuova vittima.

Tra false piste, colpi di scena e cambi improvvisi di scenari, dall’ambiente dei reduci della Grande Guerra ai raduni di zingari passando per il luccicante mondo del cinema, l’inchiesta diventa un lungo, lugubre viaggio all’interno dell’incubo nazista che mostra tutte gli orrori di un regime che ha fatto conoscere a tutto il mondo la vera essenza del male.

Simon Kraus aveva visto nascere il nazismo, quello vero.
Adesso era dato per certo che la Casa Bruna era nata dalla capitolazione tedesca, da quell’ignobile Trattato di Versailles e dall’umiliazione del popolo germanico. Ma il nazismo era nato soprattutto dalla birra. In quei sentori stantii di luppolo e in quei vapori alcolici che maceravano i cervelli. In quelle birrerie fumose che puzzavano di rutti e di piscio e che la sera, sotto le candele tremolanti, erano come grandi organi sanguinanti in cui germogliavano fottute idee antisemite, l’aspirazione a schiacciare tutti i popoli d’Europa”.

Quando tutto sembra risolto un accenno alla misteriosa e inquietante “Operazione Europa” riapre la ricerca della causa scatenante di tutti gli omicidi legati alle Signore dell’Adlon che troverà una sconvolgente conclusione a Czestochowa, nel pieno della guerra, contemporaneamente alla Battaglia di Stalingrado.

Jean-Christophe Grangè conosce perfettamente il segreto di tenere avvinto il lettore anche ad un libro poderoso come “La maschera di marmo” che conta 720 pagine dense di emozioni e di nozioni storiche molto utili a ricordare in modo lancinante la massima di Hobbes “Homo homini lupus”.

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Jean-Christophe Grangé


è autore di romanzi di grandissimo successo che hanno ampliato i confini del thriller tradizionale. I suoi libri, tradotti in tutto il mondo e venduti in milioni di copie, sono pubblicati in Italia da Garzanti. Spesso sono stati portati sul grande schermo, e I fiumi di porpora ha vinto il premio Grinzane Cinema 2007 per il miglior libro da cui è stato tratto un film.