La notte bianca 




 LA NOTTE BIANCA

di Mo Malø

Piemme 2023

Maria Moresco (Traduttore)

Giallo inuit , pag.519

Sinossi. Niente di buono può nascere dai sogni. Ogni inuit lo sa. Tutto ciò che il capitano della polizia di Copenaghen Qaanaaq Adriensen sa della Groenlandia è di esserci nato. Adottato a soli tre anni, è cresciuto in Danimarca, perciò adesso, nel volo verso Nuuk, la capitale più a nord del mondo, dove è chiamato a indagare su tre omicidi, prova una certa malinconia al pensiero di mettere piede su quella enorme macchia lattea che si vede dai finestrini. Ad aspettarlo, al suo arrivo, la polizia locale, capitanata dalla bionda e gelida Rikke Engell, insieme all’ispettore inuit Apputiku Kalakek. Qualcosa nell’accoglienza dei poliziotti lo mette in guardia: anche se è nato lì, il capitano Adriensen non è gradito. Tre operai della Green Oil, la compagnia petrolifera che opera in quella regione, sono stati trovati morti, appena riconoscibili per le orrende ferite che sono state inferte loro, e che fanno pensare all’attacco di un orso polare. Ma ci sono molte incongruenze in questa teoria: le porte dei bungalow in cui i tre abitavano non sono state scardinate; non ci sono impronte dell’animale sulla scena dei delitti, né altre tracce sui loro corpi. C’è un solo indizio, per quanto misterioso: in tutti e tre i bungalow sono stati trovati dei tupilak, piccole statuine d’orso del folclore inuit. L’indagine è appena cominciata, e il capitano Adriensen si ritroverà ben presto al centro di un intrigo in cui s’intrecciano violenza, politica, ecologia e spiritismo. Cercando di non soccombere alla malia del bianco intenso di quel luogo diverso da tutti, cui è impossibile restare indifferenti.

“Non era abituato a vedersi dettare l’agenda degli elementi. A Copenaghen, il vento al massimo rovesciava la spazzatura; la neve era una pioggia bianca che diventava fango quando toccava terra.

Lì, la natura assumeva tutt’altra realtà. Palpitava tutto attorno a loro, imponendo la sua legge, le sue buone notizie tanto quanto le cattive, la speranza e la disperazione, la vita ma anche la morte.”


Recensione di Loredana Cescutti

Non ho mai letto un libro ambientato in Groenlandia e devo dire che l’impatto con la natura incontaminata, a tratti inospitale e sicuramente meno disponibile a farsi addomesticare di tanti altri territori in cui mi sono imbattuta attraverso i libri, si è rivelato notevole e assolutamente indimenticabile.

Gli spazi sconfinati per chilometri e chilometri disabitati, il modo di vivere così difficile e sicuramente meno accogliente di quanto noi ci aspetteremmo andando a visitare un luogo diverso da quello a cui siamo abituati, la natura che ci pensa da sé a proteggersi, rendendo inospitale ogni anfratto possibile con temperature estremamente rigide e condizioni metereologiche sempre al limite dell’emergenza. Il tutto, insomma, solo per evitare una corsa selvaggia alla trasformazione da parte dell’uomo che qui, si è adattato ad una vita più placida, ricca di tradizioni ben radicate ma che, proprio per le condizioni di vita enormemente difficili, ha portato anche ad una percentuale molto alta di abuso d’alcolici, eccessi e suicidi, soprattutto fra i giovani che non riescono ad uscire dai confini territoriali per povertà o poca istruzione.

“La verità non era che un animale selvaggio in attesa del suo padrone. Forse si meritava di essere   addomesticata. Non certo falsificata!” 

Non c’è che dire, un ambiente così come scelta per ambientare un giallo dai risvolti thriller, sicuramente dà un valore aggiunto a tutta la storia poiché creare un romanzo ricco di suspence dove la natura invece che aiutarti ti rema contro e dove le persone, sono chiuse perché vivono in un mondo diverso dal nostro e non si fidano dell’estraneo e ove, altresì, poche sono le possibilità di trovare una soluzione, proprio per tutte le difficoltà logistiche enumerate sopra che si uniscono alla mentalità oltre alle credenze locali, si trasformano in un valore aggiunto assieme alla cattiveria e alla follia.

Il protagonista, Qaanaaq Adriensen, è sicuramente un personaggio fuori dagli schemi che, ogni qualvolta tu ritenga di aver inquadrato, riesce a stupirti uscendosene con un lato del suo carattere o della sua personalità che mai ti saresti aspettata.

Quarantenne, con del sangue misto nelle vene, un passato sconosciuto, fino a questa indagine, padre single e bravo criminologo di Copenaghen, spedito in Groenlandia più per punizione che per reale necessità.

“… se solo lo accettiamo, tutti abbiamo diritto ad una seconda madre. Tutti.”

Che poi, da questo ne potesse nascere anche qualcosa di buono non era un fatto, che lui poi riuscisse a ritrovarsi fino alle origini, è stata sicuramente un’opportunità inaspettata.

“Due esseri indivisibili eppure due individui ben distinti. Due storie uniche, due pagine bianche ancora tutte da scrivere.”

La dualità del suo essere, a metà groenlandese e per il resto danese, piano piano emergerà fra le pagine, quando ancora prima che lui se ne renda conto, scavando fra la neve e le tracce di sangue sempre più corpose, assieme agli indizi necessari per ricomporre il puzzle di questi delitti cruenti e apparentemente privi di senso occultati ad una velocità raggelante dalle condizioni climatiche, dalla neve oltre che dalla mano dell’uomo, inizierà a trovare frammenti di sé, di un passato a lui sconosciuto che seppur nella sua assenza di memoria, lo hanno accompagnato per tutta la vita, come un mantello, nonostante l’amore della famiglia che lo ha poi accolto.

“Decidere significava proprio quello: cristallizzare un’eternità di eventi possibili in una manciata di secondi. Un po’ come la fotografia, del resto, che fissava l’infinito in un’unica inquadratura, in un’unica espressione.”

Un’indagine estrema come solo un luogo di questo tipo può garantire, dei personaggi ambigui che fino quasi alla fine sarà estremamente difficile inquadrare, rendendo la caccia di Qaanaaq un’esperienza senza precedenti poiché la sua uniche certezze si troveranno a più di tremilacinquecento chilometri da dove lui ora è stato temporaneamente destinato e a fianco a sé, potrà provare a contare su una o due persone al massimo, ma sempre muovendosi con i piedi di piombo.

“La solitudine non era necessariamente una prigione; poteva essere anche un rifugio.”

I temi toccati sono molti, da quelli più sociali legati al disagio di vivere in luoghi così scarsamente evoluti e che nonostante la vastità dei territori, appaiono come comunità piccole estremamente chiuse, per non parlare delle difficoltà legate alla presenza di pozzi petroliferi che portano sull’isola personale esterno ai territori aumentando l’inquinamento e le tensioni fra autoctoni e stranieri, e oltre a ciò, si avverte il nervosismo crescente dovuto all’attivismo sempre più infuocato per il desiderio di indipendenza dell’isola dalla Danimarca, a tratti sfociato in episodi di guerriglia e violenze gratuite.

“… non credeva alla follia, credeva solo alle sventure e ai loro effetti sulle anime troppo fragili.”

Una penna che sa raccontare e che è in grado di farti percepire le asperità di un territorio così gelido, freddo e non solo per le temperature, timoroso, diffidente e segnato da generazioni di figli cresciuti nella ricchezza culturale delle tradizioni, ma privati dalle miserie della vita di ogni scrupolo, pur di non soccombere.

La soluzione del caso sarà un dipanarsi costante da nord a sud dell’isola, in situazioni di emergenza continua, dove non sarà la telefonata a salvarti la vita ma forse solo un messaggio arrivato troppo tempo dopo.

Dopo che forse tutto sarà successo.

Quando potrebbe essere troppo tardi.

Alla fine.

Un ritmo giallo, ma con un’anima nordica da thriller, che si offre come guida e ti trasporta in luoghi sperduti, che prima di quel momento io personalmente non conoscevo ma, che mi ha permesso di scavare, nella neve e nel ghiaccio, arricchendo il mio bagaglio di conoscenze culturali, legali e anche storiche di una terra lontanissima da noi e che, ci tiene a mantenere una sua indipendenza e un’identità ben definita per la quale, ancora oggi, sta lottando.

Il finale è ad effetto e riesce a lasciarti senza parole, facendo crollare il tuo castello di carte e tutte le congetture che ti eri costruito, nel momento in cui eri stato convinto di aver compreso ogni cosa.

Ma come sempre, non c’è mai un limite all’imprevedibilità delle possibilità.

E per fortuna, perché sennò sai che noia leggere sapendo già tutto e senza una sorpresa ad effetto a mettere un po’ di pepe nelle conclusioni.

“La storia non ha nome… È sempre la somma di quello che tutti noi facciamo. Appartiene a tutti.”

Buona lettura!

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Mo Malø


Mo Malø: francese, ha scritto diversi romanzi e saggi con vari pseudonimi, di cui Mo Malø è quello di maggior successo. La notte bianca è il primo di una serie di gialli ambientati in Groenlandia che ha venduto quasi centomila copie in Francia, finalista al premio Meilleur Polar dedicato alla narrativa gialla.