La quinta stagione è l’inferno





Recensione di Fiorella Carta


Autore: Salvatore Niffoi

Genere: Narrativa

Pagine: 144

Editore: Feltrinelli

Anno: 2014

Sinossi. Il bandito Bantine Bagolaris ritorna a Maragolò, in Barbagia, con un proiettile confitto in testa. Vuole raccontare al figlio il destino che gli ha segnato l’esistenza, ma lo farà solo a patto che il figlio giuri di non rivelare mai la sua confessione. Sappiamo così che il giovane Bantine, appena sposato ed entrato nella criminalità locale, deve affrontare un lungo periodo di latitanza, minacciato dalla ricca famiglia dei Gunzanes. Primula Rossa della Barbagia, Bantine viene poi identificato ed è costretto a riparare nel continente. Giunto a Roma, viene preso sotto l’ala protettrice del bandito er Fiamma e fa banda con Alfio er Cannoniere, Serafino er Corvetto e Peppe er Giunco, eseguendo ordini che arrivano da sempre più lontano. Uniti da un legame solido e misterioso, i Quattro dell’Apocalisse, come sono stati ribattezzati, non hanno più bisogno di mediazione: credono di poter agire da soli, ma soprattutto conferiscono sempre più alle loro gesta il crisma dell’atto di giustizia contro la ricchezza e contro i potenti. Ed è proprio allora che torna il fantasma di Celestinu Gunzanes. Romanzo d’azione, di vita e malavita, “La quinta stagione è l’inferno” cerca nell’allucinazione della memoria il filtro che accende il delirio, il delitto, l’amore che gonfia il petto, e la musica della giovinezza. Salvatore Niffoi inventa una nuova terra che non è solo Barbagia e non è soltanto la campagna del Centro Italia: siamo in un Texas interiore dove l’atrocità si imbeve della luce della giustizia…

Recensione

Raccontare una storia a qualcuno è come scrivere un libro solo per lui… Voglio solo aiutarti a capire tre o quattro cose che ho imparato dalla vita. La prima e la più importante è che dopo aver ucciso non ci si sente delle merde, come dicono gli attori nei film Americani. Non si prova niente. È più l’attesa della sopresa. È come andare a pu**ane, si fa tutto in fretta, a freddo, alla canina, poi col tempo si dimentica… “

Nella libreria di casa Niffoi ha uno scaffale a parte, perché scrive a parte, il suo mondo è fatto di linguaggi poetici e descrittivi coagulati insieme alla lingua sarda, perché alcune manifestazioni dell’anima hanno una sola espressione, spesso non traducibile.

In questo romanzo, in cui un bandito, un ladro, un assassino, torna a casa con una pallottola nel cervello, l’autore racconta un noir che, sebbene tenda sempre a enfatizzare il rapporto con la nostra isola, questa volta trasferisce le vicende nella Capitale e rende tutto di più ampio respiro.

Furti, omicidi a sfondo politico e per vendetta, amicizie nate in ambiente criminale che diventano più forti e salde di un legame di sangue e la vita che scorre nelle parole di un moribondo che ricorda, nostalgico, ciò che sta per abbandonare, preparandosi a quello che sarà il suo inferno, la sua quinta stagione o a un perdono inaspettato al di là di quella che noi, nelle nostre ancestrali radici pagane, chiamiamo la porta che collega questa vita all’altra, un semplice passaggio.

Un figlio che ascolta senza mai intervenire, un padre che gli dice addio cercando di farsi conoscere da chi non lo ha mai vissuto.

 

Salvatore Niffoi 


(Orani, 1950) è uno dei maggiori scrittori italiani. Esordisce nel 1987 con Collodoro (Solinas, poi Adelphi, 2007). Tra le sue opere: Cristolu (Il Maestrale, 2001), La leggenda di Redenta Tiria (Adelphi, 2005), La vedova scalza (Adelphi, 2006, Premio Campiello), Ritorno a Baraule (Adelphi, 2007), Pantumas (Feltrinelli, 2012), La quinta stagione è linferno (Feltrinelli, 2014). Per Giunti ha pubblicato nel 2017 Il venditore di metafore.

 

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