La ragazza




La ragazza con la macchina da scrivere

Recensione di Marina Morassut


Autore: Desy Icardi

Editore: Fazi Editore

Genere: Narrativa

Pagine:  366

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Cosa ricordano le dita? Se la memoria scompare, possono gli oggetti aiutare a ritrovare i ricordi? Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti mp1 rossa. Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa. Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere, soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un’immagine di sé viva e sorprendente, la storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso. La narrazione alla ricerca del ricordo perduto si arricchisce pagina dopo pagina di sensazioni e immagini legate a curiosi oggetti vintage: la protagonista del libro ritroverà la memoria anche grazie a questo tipo di indizi, che appaiono ogni volta in luoghi inaspettati, in una specie di caccia al tesoro immaginaria, tra realtà e fantasia.

Recensione

“Dopo L’annusatrice di libri, sul senso dell’olfatto e la lettura, un romanzo appassionante sul tatto e la scrittura, un viaggio a ritroso nella vita di una donna sulle tracce dell’unico ricordo che valeva la pena di essere conservato”.

E’ difficile per uno scrittore non farsi abbagliare dalla tentazione di  trasformare il proprio romanzo di successo in una serie, più o meno lunga. In questo, come in altre cose, l’autrice Desy Icardi ci sorprende, perché cambia completamente registro e decide di parlare di un’altra giovane donna.

Anzi, cosa ancora più complicata, l’autrice decide di sfidare il lettore e raccontare la vita di una donna nella fase del tramonto, per quanto giovanile sia la figura femminile di cui ci racconta.

Come ci domanda Longfellow, “Qual è la più bella? La stella del mattino o la stella della sera? L’alba o il tramonto del cuore? L’ora in cui guardiamo avanti verso l’ignoto…? … o quella in cui tutto il paesaggio delle nostre vite si stende dietro di noi e luoghi familiari splendono nella distanza, e dolci ricordi si innalzano come soffice nebbia, ed esaltano le cose che abbiamo posseduto, che presto svaniranno?” (Henry Wadsworth Longfellow)

Il romanzo di Desy Icardi si apre con una donna settantenne, Dalia Buonaventura, confusa, perché a seguito di quello che vorrebbe chiamare “piccolo incidente” e che invece è stato un ictus, ha perso parte della memoria.  Convive con la domestica Germana, che tenta in ogni modo di forzare Dalia a rispettare l’ordine che dovrebbe regnare in casa, nonostante la giovin settantenne Vi si ribelli con nonchalance.

Dalia del resto non non ha marito o figli, non ha legami, se non di amicizie – e possiede un negozio di anticaglie: di tutto un po’, ma l’importante è che gli oggetti che vende (di seconda mano), abbiamo una storia particolare che il compratore deve saper apprezzare.

All’improvviso, mentre cerca di ricordare il periodo precedente al “piccolo incidente”, proprio quando è nel suo studiolo, sente un formicolio alle dita ed inizia a battere i tasti della sua vecchia macchina da scrivere, una Olivetti MP1 rosso fiammante, che possiede da quando era una ragazzina.

La cosa strana è che prima di iniziare a scrivere come trasognata ed in trance, ha trovato un unico foglio con centralmente la scritta dattilografata: FINE. Dove sono gli altri fogli, che evidentemente precedevano questo residuo foglio finale? E così, mentre picchia veloce sui tasti, scrivendo inconsapevolmente una parte della storia della sua vita e d’Italia, i ricordi si spingono per emergere alla coscienza di questa donna indomita, emancipata ante litteram e che nella sua vita ha conosciuto più di qualche dolore…

Nella speranza che questo ritorno alla dattilografia le possa far capire cosa le è accaduto realmente e soprattutto le spieghi il mistero di un anellino per tende all’interno di un fazzolettino ricamato che spunta fuori un po’ dappertutto e del perché il giorno dell’incidente indossava il suo vestito migliore, oltre ad essersi truccata in modo particolare…

Nata nel 1926, all’età di 13 anni aveva già iniziato a lavorare presso lo studio del ragioniere Borio, ex dipendente del padre, quando la famiglia Buonaventura ancora possedeva la fabbrica di cerini. La madre di Dalia, testata l’incapacità del marito di fare alcunchè per risollevare le sorti della famiglia, aveva pensato bene di abbandonarli e quindi Dalia aveva dovuto provvedere personalmente alla sopravvivenza sua e del  padre nullafacente.

Da qui in avanti, leggeremo i capitoli del libro dove incontriamo una Dalia anziana che cerca di fare i conti con i ricordi e di scoprire cosa le è accaduto, intervallati da capitoli in cui conosceremo una Dalia tredicenne e diciasettenne, percorrendo la strada di questa ragazza, che è inestricabilmente legata alle camicie nere mussoliniane, al suo incontro con uno scrittore fascista, alla dichiarazione di guerra a Francia ed Inghilterra, ma anche alla sua amicizia con la famiglia Levi e l’affetto per il Sig. Borio, che le procura i lavoretti di dattilografa e che insieme alla moglie sono quanto di più simile ad una famiglia lei abbia potuto avere .

Il trasferimento dal paese natio di Avigliana alla città di Torino. Il suo incontro con l’amico d’infanzia Gianni-Sandokan e con l’avvocato Ferro. La sua vita, fino alla scoperta del mistero che sembra volerla ingabbiare e non darle tregua, permettendole una vita a metà.

All’interno di questa storia, come regali che la Icardi dispone come tante bricioline per i suoi lettori, tanti titoli di libri, la figura delle donne nell’Italia pre e post Guerra.  Ed altre considerazioni che è bene non rivelare, compreso il finale a sorpresa.

“Il mondo è pieno di luoghi dove vorrei ritornare”, ci dice Ford Madox Ford.

E forse Dalia Buonaventura ha trovato il modo di “ritornare”. Sarà interessante per il lettore capire se avrà talmente tanto coraggio da mettere le cose in ordine e vivere l’età che le è stata data in dono, facendo tesoro della sua intera esperienza di vita.

Buona fortuna Dalia!

E un arrivederci a Desy Icardi, nella speranza che ci sorprenda ancora!

A cura di Marina Morassut

libroperamico.blogspot.it

 

Desy Icardi


Desy Icardi si racconta in breve: mi chiamo Desy Icardi, sono nata e vivo a Torino, dove opero come formatrice aziendale, scrittrice, cabarettista e copywriter. Sono laureata al DAMS di Torino in “teatro d’animazione”, ovvero l’utilizzo delle tecniche teatrali in ambiti non prettamente scenici, come per esempio la formazione. Dal 2006 calco i palchi di cabaret con lo pseudonimo la Desy, sono autrice di testi teatrali in prevalenza comici e ho firmato alcune regie. Attualmente sto scrivendo un monologo tragicomico dal titolo “I diari del bastone bianco” nel quale racconto la mia esperienza di ipovedente. Con Fazi editore ho pubblicato “L’annusatrice di libri” (2019), già tradotto in quattro lingue e finalista all’European Union prize for literature. Sempre per Fazi editore ho scritto “La ragazza con la macchina da scrivere” (febbraio 2020). TNel 2013 ho creato Patataridens, il primo blog italiano dedicato alla comicità al femminile.

 

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