La serie: Rocco Schiavone



Rocco Schiavone

A cura di Erica Puggioni



 

Pista Nera fù il primo libro della serie, il debutto di Rocco Schiavone. Personaggio fuori dagli schemi che è tanto amato quanto odiato dai lettori. Burbero, manesco, leale e dannatamente bravo nel suo lavoro. 35 anni, nato a Trastevere, cresciuto tra ladri e spacciatori, crescendo si è guarda caso ritrovato dalla parte delle guardie ma senza abbandonare mai le sue origini e i suoi amici, che invece sono diventati dei banditi veri. Pur indossando una divisa Rocco si fa giustizia da solo, con metodi poco ortodossi e una morale discutibilissima. Crea e infrange le proprie regole e non si tira mai indietro davanti al facile guadagno.
Il trasferimento ad Aosta è stata una punizione. Una città fredda, senza sole e con pioggia e neve perenne a 755 km da Roma. Cultore delle Clark, le sue scarpe preferite, affronta il clima gelido avvolto dal suo immancabile Loden, totalmente inutile nelgelido clima valdostano. In questo primo libro Rocco inaugura la sua carriera con un cadavere semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d’Aosta. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile. Poche tracce lì intorno: briciole di tabacco, lembi di indumenti e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. Davanti al vicequestore si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. Difficile individuare quella giusta, data la labilità di ogni cosa, dal clima alle passioni all’inaffidabilità dei testimoni, in quelle strette valli dove tutti sono parenti.
Antipatico sin dalle prima pagine, solo alla fine Rocco ci lascia aperto uno spiraglio su ciò che ha dentro, quando si iniziano a leggere nei suoi momenti di silenzio tanto dolore e tristezza celati dietro modi bruschi e arroganza che altro non sono che uno scudo per cercare di non far entrare nessuno nella sua vita. Qui si intravede un uomo brillante, un investigatore eccezionale e un attento osservatore dell’animo umano, forse proprio perché tra i delinquenti ci è cresciuto Rocco è in grado di vedere oltre e capire cose che alt\ri non riescono a cogliere.
Accompagnato dal fedele Italo, circondato da imbecilli, gli imbranatissimi e comici Deruta e Dintino e dalla bella Caterina, Rocco ci invita nel suo mondo dove il confine tra giusto e sbagliato e molto sottile, dove la giornata inizia sempre con “la preghiera laica del mattino”: un bello spinello per distendere i nervi, fumato rigorosamente nel suo ufficio in questura. Conosciamo l’interminabile lista delle rotture di coglioni e il bestiario mentale che non manca mai di associare alle persone che incontra per capirne il carattere.

“Quanto pesa mantenere rapporti umani. Ci vuole impegno, applicazione, devi essere disponibile e soprattutto sorridere alla vita. Tutte qualità che Rocco Schiavone non possedeva. Lui nella vita ci era trascinato per i capelli, qualcosa lo spingeva a mettere un giorno davanti all’altro, un po’ come le sue Clarks in quel momento. Ancora un passo, ancora un passo, dicevano gli alpini per resistere ai 40 gradi sottozero in Ucraina nell’inverno del ’43. Ancora un passo, ancora un passo, si ripeteva il vicequestore Rocco Schiavone ogni giorno da quel lontano 7 luglio del 2007 quando la sua vita si era definitivamente spezzata, la barca aveva scuffiato e lui aveva dovuto cambiare rotta.”

La costola di Adamo
 

 

Nella costola di Adamo, Manzini cresce e Rocco cresce con lui. Il romanzo si fa più strutturato e soprattutto qui Rocco si espone, affacciandosi pericolosamente verso il mondo della violenza sulle donne. Inseguito dai suo fantasmi Rocco esplora aspetti più profondi della sua storia personale e per la prima volta vediamo in azione il suo modo di fare giustiza, messo davanti a un’occasione di ristabilire l’ordine giusto delle cose, punendo chi se lo merita e aiutando chi davvero ne ha il bisogno . Una donna è trovata cadavere dalla domestica. Impiccata al lampadario di una stanza immersa nell’oscurità. Intorno la devastazione di un furto. Ma Rocco non è convinto. A poco a poco il quadro di una rapina si confonde in una nebbia di misteri umani. Grazie a questo secondo libro si iniziano a capire meglio il commissario Schiavone ed il suo passato travagliato e finalmente viene fatta luce sul motivo che ha causato il trasferimento di Rocco. Un giallo che scorre velocissimo nonostante la trama del delitto non troppo coinvolgente e povera di colpi di scena.
Nella costola di Adamo, Manzini cresce e Rocco cresce con lui. Il romanzo si fa più strutturato e soprattutto qui Rocco si espone, affacciandosi pericolosamente verso il mondo della violenza sulle donne. Inseguito dai suo fantasmi Rocco esplora aspetti più profondi della sua storia personale e per la prima volta vediamo in azione il suo modo di fare giustiza, messo davanti a un’occasione di ristabilire l’ordine giusto delle cose, punendo chi se lo merita e aiutando chi davvero ne ha il bisogno . Una donna è trovata cadavere dalla domestica. Impiccata al lampadario di una stanza immersa nell’oscurità. Intorno la devastazione di un furto. Ma Rocco non è convinto. A poco a poco il quadro di una rapina si confonde in una nebbia di misteri umani. Grazie a questo secondo libro si iniziano a capire meglio il commissario Schiavone ed il suo passato travagliato e finalmente viene fatta luce sul motivo che ha causato il trasferimento di Rocco. Un giallo che scorre velocissimo nonostante la trama del delitto non troppo coinvolgente e povera di colpi di scena.

 
 


 
I Berguet, ricca famiglia di industriali valdostani, hanno un segreto, Rocco Schiavone lo intuisce per caso.. È scomparsa Chiara Berguet, figlia di famiglia, studentessa molto popolare tra i coetanei. Inizia così per il vicequestore una partita giocata su più tavoli: scoprire cosa si cela dietro la facciata irreprensibile di un ambiente privilegiato, sfidare il tempo in una corsa per la vita, illuminare l’area grigia dove il racket e gli affari si incontrano. Intanto cade la neve ad Aosta, ed è maggio: un fuori stagione che nutre il malumore di Rocco. Sicuramente l’episodio dalla trama piu complessa di tutta la serie dove due storie si avvolgono e si sfiorano e stà a Rocco collegare i puntini e trovare cosa hanno in comune. In questo episodio Rocco sembrerà momentaneamente pronto a dare una svolta alla sua vita, colto con la guardia abbassata per un momento si lascerà andare a un sorriso che poi però verrà spazzato via di nuovo quando il suo passato si ripresenterà prendendo a calci la sua porta. Una donna è morta al posto suo, la fidanzata di un amico di Roma, «seccata» da qualcuno che voleva lui. Definitivamente prostrato davanti ai ricordi che dovrà affrontare per scoprire l’assassino, Rocco si ritrova faccia a faccia con il fango e la morte che imbratta la sua vita.

 


 
In Era di Maggio siamo all’undicesimo paio di Clarks distrutte dalla neve e gli agenti del commissariato di Aosta stanno imparando a convivere con il buco nero di dolore e cinismo che è Rocco. Scherzano stilando una classifica delle rotture del loro capo, in cima alla quale c’è sempre il caso sul groppone su cui sta indagando. Avevamo lasciato un Rocco Schiavone affranto per il dolore della perdita di un’amica, trucidata nel suo letto per uno scambio di persona da un killer sconosciuto. Nel quarto romanzo Antonio Manzini, ritroviamo Schiavone depresso e definitivamente prostrato. In un residence, con una unica compagna a quattro zampe, Lupa, una trovatella che sembrerebbe essere l’unica in grado di fare breccia nel cuore indurito di Rocco. Lo ritroviamo privo di energia e incapace di reagire davanti al passato che ora è lí davanti a lui. Gli serve qualche giorno prima di rimettersi in sesto e iniziare a fare un elenco delle persone che potevano avercela con lui ma non ha neppure il tempo di realizzare quello che è accaduto che un nuovo gli finisce sul groppone: un uomo è stato colto da infarto in un carcere. Tutto sembra riportare a una morte naturale, ma qualcosa non torna… Nel quarto capitolo della serie finalmente ci avviciniamo sempre di più a scoprire il passato di Rocco. Diviso tra il nuovo caso di omicidio, la vendetta per la morte di Adele e la sua vita sentimentale. Il dolore e le ferite di Rocco si riveleranno più profonde e fresche di quanto credesse e lo ritroviamo a lottare e ribellarsi chiudendosi a riccio davanti a una promessa di redenzione che potrebbe tirarlo fuori dal baratro.

“Nella sua personalissima scala di valori al sesto grado c’erano i bambini che urlano nei ristoranti, i bambini che urlano nelle piscine, i bambini che urlano nei negozi, in generale i bambini che urlano. Poi le telefonate che offrono impossibili contratti convenienza per luce-acqua-gas-cellulare, la coperta che scappa dal materasso e scopre i piedi in una fredda notte d’inverno e gli apericena. Al settimo grado c’erano i ristoranti lenti nel servizio, gli intenditori di vino e il collega che aveva mangiato aglio la sera prima. All’ottavo gli spettacoli che andassero oltre l’ora e un quarto, fare o ricevere regali, le macchinette dei videopoker e Radio Maria. Al nono grado c’era l’invito a un matrimonio, a un battesimo, a una comunione o anche semplicemente a una festa. I mariti che si lamentano delle mogli, le mogli che si lamentano dei mariti. E al decimo grado, sul podio più alto delle rotture di coglioni, il massimo che la vita bastarda gli poteva propinare per rovinargli le giornate, regnava sovrano il caso di omicidio sul groppone.”
 
 

 
Schiavone è anche un donnaiolo, irriverente e spudorato che non se ne fa scappare una, ma ama soltanto Marina, sua moglie, la donna perfetta per lui e un dono immeritato, venerata al di sopra di tutte e unico barlume di sensatezza e onestà in un mondo sporco e ingiusto. Nell’ultimo romanzo di Manzini, Rocco Schiavone è il solito scorbutico, maleducato sbirro che abbiamo conosciuto nei precedenti romanzi ma in questo è anche, a modo suo, felice e si crogiola in un amore che non potrà mai esaurirsi. E qui siamo quando tutto è cominciato, prima che Rocco per fare il suo lavoro, perda molto di più di quanto era disposto a sacrificare. Nel luglio del 2007 Roma nei giorni in cui Marina se ne è andata di casa perché ha scoperto i «conti sporchi» di Rocco, al vicequestore capita un caso di bravi ragazzi. Giovanni Ferri e Matteo Livolsi, due amici uccisi in modo violento e coinvolti in una brutta storia. Rocco investiga sul caso dei due ragazzi con la stessa passione e fervore di sempre senza sapere di star andando incontro a un’appuntamento con il destino che gli lascia in eredità un nemico appostato quasi dieci anni dopo, quando, finito il ricordo, si ritorna al presente e Rocco ha da chiudere definitivamente il caso.
Qui Rocco vive ancora, cristallizzato nel ricordo della sua Marina e della loro vita insieme, da allora incapace di elaborare il dolore, ricacciandolo giù senza mai affrotarlo davvero…Tra le rotture di coglioni al decimo posto troviamo il caso sul groppone, ma tra il nono e il decimo c’è una categoria speciale, quelle per i ricordi.

Dimenticate il politically correct, qui a farla da padrona e la scorrettezza che in tempi così ipocriti conferisce a un personaggio cosi ostile un’aura da eroe. Rocco non è altro che quello che tutti noi vorremmo essere o dire se solo ne avessimo il coraggio. Non incarta nulla, propina commenti tutt’altro che gentili, si lamenta, si arrabbia, urla e insulta. Non nasconde la veritá davanti a nessuno e per nessuno la addolcisce.
Ho trovato nei libri di Antonio Manzini una forte introspezione dei personaggi, i casi si confondono e lasciano poco nella memoria ma le vicende di Rocco segnano e si ricordano. Da annoverare è sicuramente l’ironia nera di Rocco. Ci sono battute che fanno sorridere ma che lasciano alla fine con l’amaro in bocca. Lo stile di scrittura dell’autore è perfetto, in una fusione tra la bellezza delle descrizioni e la crudezza dei sentimenti che Manzini non nasconde ma mette a nudo.

Il poliziesco di Manzini rispecchia il classico ordine del giallo all’italiana, disseminando indizi che a un’occhio attento si ricordano e possono portare il lettore alla conclusione del caso . Un classico che risalta in un periodo di disordine dove a farla da padrona sono i confusi thriller psicologici con i loro narratori innafidabili. In un mix di logica e forza bruta, Manzini ci regala finalmente un indagine alla vecchia maniera e ci presenta la storia di Rocco Schiavone, il poliziotto triste.

“È la vita, Rocco. E devi continuare a viverla!». Ecco. Era la sua voce. L’ho riconosciuta. L’hai sentita Lupa? Era lei. Era lei. Senti che aria che c’è. Senti che profumo. Sono fiori? Sono forti i fiori. Ogni anno risbucano come se niente fosse, come se non avessero preso schiaffi e gelo per mesi e mesi. No, li ritrovi lì, esattamente come l’anno prima e li ritroverai l’anno dopo. E quando se ne vanno lasciano per terra i petali colorati. Noi invece? Lo sai Lupa? Lo sai cosa lasciamo noi? Una matassa ingarbugliata di capelli bianchi da spazzare via da un appartamento vuoto. Questo lasciamo.”

Antonio Manzini


Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore, ha pubblicato i romanzi Sangue marcio e La giostra dei criceti, quest’ultimo pubblicato da Sellerio nel 2017. La serie con Rocco Schiavone è iniziata con il romanzo Pista nera (Sellerio, 2013) cui sono seguiti La costola di Adamo (2014), Non è stagione (2015), Era di maggio (2015), Cinque indagini romane per Rocco Schiavone (2016), 7-7-2007 (2016), Pulvis et umbra (2017) e L’anello mancante. Cinque indagini di Rocco Schiavone (2018). Nel 2015 ha pubblicato Sull’orlo del precipizio in altra collana di questa casa editrice.