La stanza delle illusioni




Recensione di Salvatore Argiolas


Autore: Diego Pitea

Editore: Altrevoci Edizioni

Genere: Giallo classico

Pagine: 392

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Roberto Calli, noto avvocato penalista di Roma, si rivolge a Richard Dale, psicologo con la sindrome di Asperger e già collaboratore della Polizia in diverse indagini, per sottoporgli un problema: al suo assistito, un finanziere di nome Cesare Borghi dal passato avvolto nel mistero, vengono indirizzate delle lettere anonime nelle quali si preannuncia la sua morte. Sembra un caso banale e Richard è restio ad accettare ma, prima di congedare Calli, nota un’incongruenza: l’indirizzo nelle buste è scritto a mano e la scrittura sembra quella di un bambino. Troppi elementi strani per una mente sempre alla ricerca di misteri come la sua. Parte così un caso che lo porterà in una villa sulle Dolomiti insieme a perfetti sconosciuti e all’interno della quale accadranno avvenimenti sconcertanti e inspiegabili: un uomo che cammina in piena notte con una scala in mano, un anello con un’iscrizione misteriosa, un ritaglio di giornale di trent’anni prima, un quadro famoso che sembra celare un segreto. Non ultima, la sfida intellettuale più ardua per un investigatore: un omicidio compiuto in una camera chiusa dall’interno. Sono questi gli enigmi con i quali dovrà scontrarsi Richard Dale per venire a capo di un caso che sembra uscito direttamente dalle pagine di un libro di Agatha Christie.

Recensione

Il delitto nella camera chiusa costituisce uno dei sottogeneri più frequentati nella storia del giallo e anzi ne è l’antesignano in quanto Gli assassinii della via Morguedi Edgar Allan Poe, che viene considerato l’atto di nascita della detection story, narra di due omicidi avvenuti in una stanza chiusa dall’interno.

Nel tempo tutti i più grandi giallisti si sono misurati con questo schema narrativo e a partire da Agatha Christie, passando per Van Dine e Ellery Queen per finire con i recenti romanzi di Paul Halter, sono state molte le interpretazioni e le innovazioni in questo campo ma il più grande scrittore che si è cimentato in questa particolare specializzazione nell’ambito del giallo è stato sicuramente John Dickson Carr che in un suo celebre romanzo Le tre bareha fatto tenere dal suo personaggio più carismatico, Gideon Fell, una vera e propria conferenza sulla camera chiusa dove esplora le innumerevoli possibilità di compiere o far figurare un omicidio in una stanza ermeticamente sigillata e dalla quale nessun assassino è mai uscito perché nella stanza non c’era nessuno.

Tutte queste suggestioni stanno alla base di La stanza delle illusionidi Diego Pitea che è un devoto omaggio ai canoni fondamentali del genere.

Richard Dale, psicologo affetto dalla sindrome di Asperger e collaboratore della polizia, già protagonista dell’intenso thriller psicologico L’ultimo rintocco, viene ingaggiato da Cesare Borghi, un ambiguo imprenditore che è stato minacciato con diverse lettere anonime.

Dale viene invitato in una villa sulle Dolomiti subito isolata da una forte nevicata, dove incontra diversi personaggi che hanno qualcosa da nascondere.

Nel corso della visita lo psicologo avrà tempo e modo per conoscere vizi privati e pubbliche virtù della bizzarra compagnia e dovrà indagare sulla misteriosa caduta di un lampadario che per poco non uccide l’anfitrione.

L’incidente crea una cupa atmosfera di sospetti e diffidenze che sfocerà nell’assassinio del padrone di casa, trovato cadavere all’interno di quella che aveva chiamato stanza delle illusioni” “perché, dice, qui dentro ci si può illudere che non esista la bruttezza, il dolore. Vengo qui quando voglio staccare dalla vita quotidiana.

E proprio in questo suo buen ritiro, chiuso dall’interno, trova la morte il finanziere, odiato da tanti, troppi ospiti per la sua arroganza e implacabilità negli affari.

Richard Dale dovrà riannodare sensazioni, suggestioni, ricordi e intuizioni suscitate da tutti gli avvenimenti e i dialoghi occorsi nei giorni precedenti per imbastire una teoria convincente che lo porti a capire chi ha ucciso Cesare Borghi e soprattutto come è stato possibile uscire da una camera sbarrata dall’interno.

Seguendo la filastrocca dei Dieci piccoli indianidi Agatha Christie, i tanti sospettati piano piano verranno scagionati per portare alla scoperta del colpevole, assecondando la tradizione che vuole il colpo di scena finale sorprendente e imprevedibile.

Neanche nei gialli che leggo di solito mi è capitato di trovare una storia più strana di questa esclama Richard Dale facendo emergere la particolarità della trama che lo vede prima spaesato e incapace di seguire la pista giusta, anche a causa delle illusioniprovocate da uno scaltro manipolatore, per poi capire gli astuti trucchi impiegati per depistarlo.

Diego Pitea dispone, in questo giallo, tutti i topoi canonici del giallo all’inglese che faranno la gioia degli appassionati che ritroveranno atmosfere e situazioni tipiche dei classici più amati.

Due cliché ci fanno ridere. Cento cliché ci commuovono. Perché si avverte oscuramente che i cliché stanno parlando fra loro e celebrano una festa di ritrovamento». Umberto Eco scrisse queste parole in un suo saggio, pubblicato poi nella raccolta Dalla periferia dellimperodel 1977 e si può dire lo stesso di questo libro che mostra accorgimenti piuttosto interessanti e un’intrigante variazione nella casistica citata dal dottor Fell.

 

 

Diego Pitea


ha 45 anni e vive a Reggio Calabria, nella punta dello Stivale. Ha iniziato a scrivere a causa di un giuramento, dopo un evento doloroso: la malattia di sua madre. Il tentativo è andato bene perché il suo primo romanzo Rebus per un delitto è risultato finalista nel 2012 al premio Tedeschidella Mondadori, affermazione ribadita due anni dopo con il secondo romanzo: Qualcuno mi uccida. Nel 2020 è stato pubblicato Lultimo rintocco, un thriller psicologico con il quale ha ottenuto un notevole riscontro di vendite e di critica. È sposato con Monica quella del libro e ha tre figli meravigliosi: Nano, Mollusco e Belva.

 

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