La voce del crepaccio




 La voce del crepaccio

di Matthias Graziani

Mursia, 2022

Thriller, pag.312

Sinossi.

«E quella sera, mentre Julian sta osservando la pioggia dal camper, nei boschi di Feldberg qualcosa di molto pericoloso è tornato a vivere. Fuori il sole muore in lontananza, tingendo di rosso fuoco le Dolomiti, mentre il banco di nubi si dirada.»

Alto Adige, 1989. Il Gletschmann, l’uomo del crepaccio, è arrivato. Assieme a lui un’ondata di omicidi. Julian Spitaler, un sedicenne che sente le voci della montagna, è l’unico a percepire il pericolo incombente. In una fredda notte di novembre decide di entrare nel cimitero del borgo. Ma la prova di coraggio porterà a galla un segreto tenuto nascosto da troppo tempo. Sarà Karl Kastner, guardia forestale, a dare una mano al ragazzo scortandolo a cavallo oltre le cime più impervie della regione. Intanto, il commissario Lara Boschi si troverà a indagare su un feroce delitto: un uomo viene ucciso e la sua ragazza, Miss Alto Adige, viene trascinata nel bosco. Quando il Gletschmann torna a colpire, il commissario avrà bisogno di tutte le forze in gioco per poter fermare un assassino che è uscito dalle leggende e che sembra davvero inarrestabile.


Recensione di Fiorella Carta

Le leggende che permeano la storia di un popolo che le rende verità intangibili, trascinandolo con sé nei tempi moderni.
Il sussurro viene dai boschi, dalle montagne, da una creatura che vive di morte. Matthias Graziani racconta, in questo romanzo fatto di suspense oscura, la sua terra, le sue dicotomie, le sue lotte intestine.
Lo fa affidando la narrazione a due protagonisti fuori dagli schemi… Julian e Karl che uniscono conoscenza e istinto, doni e esperienza per capire dove alberghi il male. Julian sedicenne che percepisce i segreti della montagna, nei suoi incubi dimora la verità. Karl con l’esperienza del suo mestiere, del suo spirito. Loro sono la parte del popolo che cercherà di svelare il colpevole della serie di omicidi e il Commissario Lara Boschi è la parte esterna, quella ufficiale.
Questo romanzo sospeso fra thriller e horror riesce anche a scoccare una freccia centrando un punto essenziale per le minoranze, che siano esse a cavallo fra due Stati che le ripudiano e se le contendono, o insediate in una regione, ma capaci di vivere le loro tradizioni e i loro stili di vita senza contaminazioni.
Graziani ha scelto un periodo adatto per una narrazione così forte, perché si toglie di dosso la polvere di una contemporaneità scomoda, fatta di troppa tecnologia, troppe informazioni e influenze.
Per raccontare il male, la  propria terra in maniera pura, a volte serve fermare il tempo, quando le voci giravano fra negozi e bar, ci si ritrovava faccia a faccia e la vita all’aria aperta, fra montagne, giochi, giri in bicicletta , apportava alla nostra esistenza ben altra sostanza.
Se poi vado a guardare le mie letture preferite relative a questo genere, mi rendo conto che le ambientazioni migliori risalgono a 30 anni fa.
L’autore si discosta da una catalogazione definita, ha scelto una creatura mostruosa, ma altrettanto mostruosi sono gli umani.
Faremo sempre il tifo per i Julian e i Karl delle nostre letture, se non altro per scongiurare il fatto che non potranno vincere sempre la morte e il male senza pagarne le conseguenze.

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Matthias Graziani 


(1979) vive a Bolzano, lavora come insegnante e giornalista. La Stirpe del Vento (2010) segna il suo esordio nell’editoria. Sottopelle (2016) è il suo primo thriller ed è stato apprezzato dal maestro del noir Andrea G. Pinketts. Con Quel che resta del peccato (2018) tinge di noir la sua Bolzano. Con un racconto, nel 2020, vince il primo premio conferito dall’Accademia della Scrittura.