La volpe era già il cacciatore




Recensione di Anna Sonatore


Autore: Herta Müller

Editore: Feltrinelli

Traduzione: Margherita Carbonaro

Genere: Narrativa

Pagine:240

Anno edizione: 2020

Sinossi. Sono gli ultimi tempi prima della caduta del regime di Ceauçescu in Romania. Adina fa la maestra, e ha in casa una pelle di volpe. Un giorno si accorge che in sua assenza è scomparsa la coda della volpe. È l’inizio: la prossima a scomparire è una zampa, poi un’altra. Adina è stata presa di mira dai servizi segreti. Pubblicato per la prima volta in Germania nel 1992 e finora mai tradotto in Italia, il romanzo si sviluppa attraverso una successione di quadri ed episodi – evocati con straordinaria potenza da una scrittura secca, ipnotica – che raccontano la storia di Adina, dell’amica Clara e del suo amante Pavel, informatore della Securitate, e del musicista Paul. Fino al crollo della dittatura. La minaccia, tuttavia, non cessa: chi è la volpe – e chi il cacciatore?

Recensione


Se cercate una lettura facile, questo libro non fa per voi. Mi sono imbattuta in questo romanzo non conoscendo l’autrice, mai letto nulla di suo. La trama era interessante e mi son detta “perché no?!”.

È stata una vera sorpresa, non mi aspettavo di avere tra le mani qualcosa di così particolare.

Herta Müller ci sfida con la sua scrittura grezza, una prosa poetica e una trama a cui dare la caccia, stanarla tra mille metafore e straordinarie descrizioni. Herta Müller mette al centro della storia persone comuni, mostrandoci un ritratto della vita quotidiana rumena.

Un’insegnante, un operaio, un musicista e così via. Ritratti di vite logorate da una libertà venuta meno, personaggi impantanati nelle loro paure. Adina, Clara, Paul e Pavel sono persone comuni che si trascinano giorno per giorno lungo la vita. La normalità è un travestimento che usano con la luce del giorno, ma c’è qualcuno tra di loro la cui veste resta oscura anche durante il giorno. Inizialmente proseguire sembrerà un’impresa ardua, sarete sommersi dalle ombre dei pioppi, le loro punte nere. C’è da abituarsi al suo stile, poi finalmente si è risucchiati nel romanzo.

La capacità dell’autrice nell’utilizzare eventi apparentemente banali per dimostrare le difficoltà del popolo rumeno sotto il regime è strabiliante. Ha reso tangibile la rivoluzione rumena del 1989 e lo fa usando l’uomo comune, permettendo al lettore di viverlo a pieno, non tralasciando anche scene con una velatura divertente.

Una moglie gelosa che mette sotto esame il marito di ritorno a casa ubriaco, usando un metodo bizzarro… quando leggerete lo scoprirete. Una lettura inizialmente complicata, ho riscontrato una certa difficoltà nelle prime 150 pagine.

Nonostante l’attenzione al massimo, avevo la sensazione di non aver assorbito nemmeno una parola, confesso che alcune pagine le ho lette più volte.

Ho avuto la sensazione come se l’autrice mi mettesse alla prova, volevo conoscere la sua storia, ma dovevo guadagnarmela. Superato quell’ostacolo iniziale, si apre un romanzo carico di un’atmosfera struggente e poetica, Herta Müller si destreggia in modo impeccabile tra sentimenti, parole e storia. Se l’intento della Muller era quello di toccare nel profondo, ci è riuscita.

Il libro trasmette pura desolazione, ci fa vivere in modo diretto la disperazione e la fame che mise in ginocchio la Romania. Un romanzo che consiglio di leggere, le difficoltà che incontrerete inizialmente vi assicuro verranno ben ripagate.
 

 

Herta Müller


Nasce a Nitchidorf, un villaggio tedesco del Banato rumeno. Studia all’Università di Timisoara, e nel 1976 inizia a lavorare come traduttrice in una azienda ingegneristica, dalla quale sarà licenziata nel 1979 per mancata collaborazione con la Securitate, i servizi segreti del regime di Ceausescu. Si guadagna da vivere come maestra d’asilo e insegnante di lingua tedesca. Nel 1982 pubblica il suo primo libro, che uscirà in forma censurata, come gran parte delle pubblicazioni dell’epoca. Nel 1987, lascia la Romania per andare a vivere in Germania dove vive tuttora insieme al marito, lo scrittore Richard Wagner, e da lì inizierà a ricevere proposte per divenire professore universitario. Nel 2009 ha vinto il premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: «Ha saputo descrivere il panorama dei diseredati con la forza della poesia e la franchezza della prosa». In Italia sono stati pubblicati Bassure (Editori Riuniti 1987), Il paese delle prugne verdi (Keller 2008), Lo sguardo estraneo (Sellerio 2009), In viaggio su una gamba sola (Marsilio 1992, 2009), L’altalena del respiro (Feltrinelli 2010), L’uomo è un grande fagiano nel mondo (Feltrinelli 2014), La mia patria era un seme di mela (Feltrinelli 2015) e La volpe era già il cacciatore (Feltrinelli, 2020).

 

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