L’anima dei sassi




Recensione di Antonella Bagorda


Autore: Diego Barsotti

Editore: Bookabook

Genere: Realismo magico

Pagine: 167

Anno di pubblicazione: Maggio 2021

Sinossi. Jacopo, un professore di lettere che si è lasciato alle spalle un’adolescenza dolorosa. Eriko, una ragazza giapponese tanto affascinante quanto fuori dagli schemi. Intorno a loro, una Livorno eterea, impalpabile, multiforme. Ma soprattutto, contaminata dall’indolenza: un’energia maligna che fuoriesce dalla Grotta delle Due Lune e che rischia di distruggere il mondo intero. Guidati dall’impetuoso riemergere dei ricordi del proprio passato e da un flusso onirico inarrestabile, Jacopo ed Eriko dovranno ricollocare una misteriosa pietra all’interno della grotta, e impedire che la malvagità si diffonda nel mondo. Tra visioni allucinate e dimensioni parallele convergenti, i due entreranno in contatto con la natura inafferrabile e arcana del mondo, una natura che non si può comprendere, ma solo sentire.

Recensione

Due protagonisti talmente lontani ma talmente vicini; all’apparenza incompatibili l’uno con l’altra; del tutto diversi tra loro ma fortemente legati dalla loro capacità di “sentire”; due universi, due caratteri, due vite, due personalità completamente agli antipodi.

Ma sono legati. Nella maniera più profonda che si possa immaginare. Jacopo ed Eriko hanno il compito di salvare il mondo dalla malvagità che se ne sta impossessando, ma non sanno di doverlo fare. Saranno perciò aiutati, nella loro missione, da altri personaggi che gli ruoteranno attorno e li guideranno, ognuno a suo modo, verso le giuste coordinate. Verso il luogo dal quale Jacopo ed Eriko potranno mettere fine a un‘indolenza che si sta diffondendo troppo velocemente e di cui il mondo non ha proprio alcun bisogno.

L’anima dei sassi, il romanzo d’esordio di Diego Barsotti, ingrana molto lentamente. Per quasi un terzo del libro mi sono ritrovata nell’occhio di un ciclone fatto di personaggi, luoghi e situazioni sempre diversi, e qualche volta ho pericolosamente corso il rischio di smarrire l’orientamento. Le vicende tardano a farsi vive e l’autore sembra girare attorno a dettagli spesso, a mio parere, non necessari. Poi tutto inizia a prendere forma, i colori della narrazione si trasformano improvvisamente, si fanno vividi e infuocati, e il lettore viene travolto violentemente dai fatti che sono stati promessi nella sinossi del romanzo.

Quella iniziale calma apparente diventa quasi una corsa contro il tempo. I fatti si fanno surreali, ci si ritrova a non capire bene le dinamiche ma allo stesso tempo si è pervasi da un urgente bisogno di comprendere cosa stia accadendo a quella normalità che ci ha rasserenati nelle prime pagine, una normalità d’un tratto stravolta da episodi colmi di casualità perfettamente architettate. E si ha anchel’urgenza di comprendere cosa stia accadendo ai due protagonisti, che si ritrovano, senza alcun preavviso, a dover portare a termine una missione fondamentale non solo per se stessi ma per il mondo intero.

L’anima dei sassi parte dalla narrativa classica e si espande pian piano fino a raggiungere il vero genere letterario a cui appartiene: il realismo magico. Solleticato da qualche influenza fantasy.Quello che utilizza Barsotti è un linguaggio particolare, una scrittura che viene spesso demonizzata dalla narrativa moderna ma che l’autore riesce a gestire con invidiabile padronanza: il romanzo sovrabbonda di descrizioni e di similitudini che forse a volte sono davvero troppo ostentate, ma che Barsotti rende sempre naturali e facilmente fruibili. Sicuramente mai forzate.

A favore di queste troppe descrizioni c’è il fatto che sono scritte in modo talmente minuzioso da rendere reali e tangibili sia le ambientazioni che i personaggi. L’autore riesce a sostenere la descrizione di un semplice albero per più di una pagina e così accade in molte altre situazioni. Sono convinta che lui si sia divertito da matti a creare queste scenografie così pittoresche, e si compiaccia enormemente nello scriverle. E mi sento di dire che fa bene a compiacersene perché ha tutte le capacità per gestire un certo tipo di narrazione.

Altro eccesso l’ho trovato nelle citazioni: mi danno modo di ammirare la cultura dell’autore ma rischiano di distrarmi dalla fluidità della narrazione, soprattutto quando mi imbatto in nomi o intitoli di opere che non conosco e che non riesco, quindi, a contestualizzare. L’impressione generale è che l’autore abbia avuto voglia e necessità di esternare talmente tante considerazioni e di approfondire talmente tanti argomenti da correre il rischio di inserire tutto in questa sua opera prima, rischiando però, in questo modo, di far implodere la sua storia.

Trovo evidente che dietro questa copertina e tra le pagine di questo romanzo ci sia un autore dalla forte personalità e dalla spiccata sensibilità. Uno scrittore preciso nell’uso delle parole, minuzioso nella descrizione degli stati d’animo dei personaggi, attento ai temi sociali, preoccupato per l’ambiente e per il mondo in cui viviamo e, soprattutto, preoccupato per come lo stiamo trattando questo mondo. E in questi dettagli, che poi tanto dettagli non sono, credo venga fuori il suo pensiero intimo e le sue forti convinzioni ambientaliste.

Per riassumere: superato lo scoglio della lentezza iniziale e accettato il pesante carico di descrizioni e similitudini, troviamo una padronanza del linguaggio che non si può assolutamente discutere:Barsotti sa scrivere e lo fa con enorme classe. È riuscito anche a farmi apprezzare il sovraccarico di aggettivi, e questa non è cosa facile né scontata. E ha scritto un finale inaspettato, carico di speranza e per certi versi anche commovente; e i bei finali sono molto difficili da azzeccare, tanto rari da trovare e troppo belli da leggere.

L’anima dei sassi è un romanzo che può raggiungere qualsiasi tipo di lettore. È una storia che ha bisogno di essere goduta, di essere letta senza fretta, affinché anche i significati più profondi e le influenze letterarie con cui l’autore ha giocato arrivino forti e chiare al destinatario.

Io sono convinta che, a differenza delle dicerie popolari che sostengono che la seconda opera di uno scrittore sia la più ostica dell’intera carriera, Barsotti riuscirà a dare ancora di più nella sua prossima opera, sfruttando l’esperienza e la consapevolezza derivate da questa opera prima. Lo spero, lo credo e glielo auguro sinceramente.

Come sempre, in bocca al lupo all’autore.

INTERVISTA

Ciao Diego, benvenuto nel mondo di Thrillernord e grazie per la tua disponibilità.


Molte delle risposte alle domande che vorrei farti sono già in coda al tuo libro. Nella pagina dei ringraziamenti hai raccontato in breve com’è nata l’idea di questo romanzo e come si è sviluppata nel tempo. Mi piacerebbe però approfondire l’argomento magico. Quanto ti senti legato all’argomento e quanto è stato difficile inserirlo in una storia che, di base, sembra essere una denuncia molto sentita contro un mondo allo sfacelo?

Prima di tutto permettimi di ringraziare te e Thrillernord per l’ospitalità. Spero di esserne degno! L’elemento magico è stato presente nella mia storia fin dall’inizio. Basta pensare al titolo: potrebbe essere quello di una favola! E infatti lo spunto è arrivato proprio da una sorta di favola raccontata da un babbo (sono toscano, se scrivi papà disconosco l’intervista!) a suo figlio mentre si trovava su una spiaggia di sassi, che poi è lo stesso luogo catartico in cui il protagonista si va a rituffare dopo ventitrè anni di lontananza: se spacchi un sasso a metà, ne esce l’anima e la puoi vedere volare libera. Questa immagine evocativa si ripete molte volte, con forme diverse, all’interno del romanzo, che di fatto narra della ricerca di liberazione di ciascuno di noi, che siamo spesso imprigionati in sovrastrutture secolari di cui neppure ci accorgiamo.

Gli elementi magici incastonati ne L’anima dei sassi credo si sposino in modo molto naturale con la storia e con i suoi personaggi, che del resto non ne restano mai stupiti: osservano questi eventi, li assecondano e a volte cercano di capirli. La magia inserita in una cornice razionale può sembrare un paradosso, ma è quello che secondo me rende così apprezzato, in letteratura come nell’arte pittorica, il linguaggio del realismo magico, a cui spero di aver dato il mio modestissimo contributo.

Tu sei un giornalista professionista. Chi o cosa ti ha spinto a fare il grande salto e a decidere di scrivere delle storie tue? C’è stato un autore o una lettura in particolare che ti ha suggerito che era il tuo momento?

Io ho sempre scritto: a sedici anni facevo brucia al liceo (questa puoi correggerla, chiamala pure ‘sega’ ‘filone’, ‘jump’), ma invece di trascorrere quelle ore a giocare a pallone o uscire con le ragazze, andavo a fare il “giro nera in questura” o conferenze stampa per il quotidiano per cui avevo cominciato a collaborare. A quell’epoca ho anche scritto qualche racconto, ma ben presto il demone del giornalismo si è impossessato di me e per i successivi trent’anni ho continuato a scrivere ‘storie’ di cronaca, di politica, di sport, fino alle comunicazioni ambientali e aziendali, soffocando nel cassetto non un acerbo manoscritto, ma il sogno di scrivere storie mie. Poi un giorno ho cominciato a mettere insieme pezzi che avevo scritto qua e là nella mia vita e quindi ho cominciato a costruirci la storia sopra. Ed è così che, faticosamente, è nata L’anima dei sassi, che appunto ha avuto una gestazione decennale. Cos’è che ha sbloccato la mia anima letteraria? Beh, letterariamente parlando sicuramente Murakami: Kafka sulla spiaggia lo lessi tutto di fila (9 ore di fila!) sul traghetto di ritorno da una vacanza in Sardegna (sì, anche se a Livorno c’è il mare più bello d’Italia, ogni tanto andiamo a nuotare anche altrove!). Da quel momento per due anni ho letto solo Murakami, diversi suoi romanzi anche due o tre volte, una vera droga! Quando ho finito di leggerli tutti, e scoperto che il successivo sarebbe uscito in Italia non prima di sedici mesi, ho capito che forse era proprio quello il momento giusto per mettersi a scrivere. Da allora ho cominciato a scrivere, certo non quanto Murakami, ma insomma con una certa continuità…

Concludo con la solita domanda, la mia preferita. Quanto c’è di te nella tua storia e nei tuoi personaggi?

Nulla! Ovviamente scherzo. Ne L’anima dei sassi intanto ci sono molti elementi tratti proprio da quella cronaca giornalistica che aveva prosciugato la mia vena creativa. Ti faccio un esempio: alcuni anni fa il cadavere di un prete fu trovato in darsena a Livorno. Sembrava una notizia drammatica ma abbastanza banale… Eppure c’era qualcosa che mi colpì e misi da parte l’articolo. Oppure la storia citata anche nelle note: la tragedia di una famiglia rimasta vent’anni chiusa in casa “perché là fuori il mondo è cattivo”: fu la notizia dell’estate maremmana di qualche anno fa. Anche quella, presa e ritirata fuori al momento opportuno. E poi, inevitabilmente, ci sono situazioni reali che si sono adattate perfettamente alla storia, come l’ex caserma occupata, ‘un mondo altro’ con regole tutte sue e dove si vive esattamente come vivono i protagonisti narrati nel libro. O infine l’autocameo (si dice così?) con questo personaggio piuttosto marginale che si chiama Diego e che vorrebbe fare lo scrittore da sempre ma non riesce a sbloccarsi…

Il Diego autore, invece, credo che ormai si sia sbloccato: per esempio ora sono già a metà del secondo romanzo – sempre realismo magico – ma a differenza del primo, questa volta ho tutto (vabbè, diciamo abbastanza) sotto controllo: protagonista, sviluppo, antagonista e domanda drammaturgica. Quindi spero di non metterci dodici anni come per L’anima dei sassi. Inoltre a maggio di quest’anno un mio racconto selezionato da Edizioni della Sera è stato pubblicato nella raccolta “Il grande racconto di Dalì” e un altro mio racconto uscirà a luglio in un’antologia nata tra gli scherzi e la solidarietà nel gruppo Facebook “Il cazzeggio di IoScrittore”: 49 autori per altrettanti racconti, pubblicazione in self su Amazon e l’intero ricavato che sarà donato a una famiglia colpita da un tremendo lutto. Ma forse di questa raccolta ne sai qualcosa anche tu, vero Antonella?

ConclusioneCerto che ne so qualcosa! E sono onorata di farne parte. Prestissimo si saprà di più in merito a questo importante progetto solidale. Grazie ancora per il tempo che ci hai dedicato, caro Diego, e un grosso in bocca al lupo per la tua carriera da scrittore da parte della redazione di Thrillernord.

 

 

Diego Barsotti


Diego Barsotti è un giornalista professionista e divulgatore ambientale, nato a Livorno nel 1976. È laureato in Lettere Moderne e attualmente riveste il ruolo di responsabile comunicazione di un’azienda leader in Italia nel riciclo e nell’economia circolare. L’anima dei sassi è il suo romanzo d’esordio.

 

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