L’aquilone





Autore: Laetitia Colombani

Editore: Nord

Genere: narrativa contemporanea

Pagine: 256 pagine

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Quando si incontrano su quella spiaggia, sono come isole lontane. Léna viene da una ricca città francese ed è arrivata in India per sfuggire al dolore di una perdita che ha sgretolato le sue certezze. Preeti è una giovane insegnante di autodifesa, scappata dal matrimonio «riparatore» che i suoi genitori volevano combinarle con l’uomo che l’ha violentata. Holy è un’umile cameriera chiusa nel silenzio, resa muta da una tragedia troppo grande per i suoi pochi anni. Eppure tutte e tre condividono la stessa voglia di ricominciare. Per Léna ricominciare significa aprire gli occhi sui propri privilegi e lottare per chi ha più bisogno; per Preeti significa ammettere che la forza fisica non basta perché le donne riescano a emanciparsi in una società che le governa e le umilia; per Holy significa imparare a leggere e a scrivere, realizzando il sogno di sua madre Smita, che voleva per lei un destino diverso da quello tracciato per gli intoccabili. Nessuna di loro può farcela da sola, ma insieme diventano inarrestabili, un arcipelago capace di far fronte agli assalti di tradizioni e pregiudizi, allo scherno e alla collera. E, grazie al loro legame, ciascuna di loro troverà il coraggio di ribellarsi e di guardare al futuro con gioia e speranza.

Recensione di Stefania Ceteroni


Léna sta scappando da un passato dal quale non riesce ancora a liberarsi. E scappa, letteralmente, verso una terra lontana. Quello che avrebbe dovuto essere un viaggio turistico, una pausa dalla vecchia vita, si trasforma in una nuova vita.

Preeti è una giovane donna cui le convenzioni sociali del suo Paese vanno strette. Si è ribellata e si ribella ad un sistema che vuole, da generazioni, le donne sottomesse. Un sistema che vuole spose-bambine cedute spesso a parenti per consolidare i rapporti tra i clan.

Talita è una bambina che si scopre sognatrice. Sogna un futuro diverso ed è pronta a conquistarlo con tutte le sue forza iniziando da ciò che è precluso a lei e alle altre bambine: l’istruzione.

I destini delle tre donne si intrecciano con maglie più salde di quanto nessuna delle tre avrebbe potuto immaginare. Quello raccontato dall’autrice è un incontro tra culture differenti in una terra in cui ci sono persone considerate impure, esseri messi al bando dalla società. Una terra in cui nascere donna è una condanna, una maledizione e nella quale l’ignoranza è la strategia più sicura per assoggettare quelle bambine prima, ragazze e donne poi. Nessuna possibilità di ascesa sociale per loro. Nessuna cultura. Nessuna libertà che non sia quella (ma come si può parlare di libertà?) che le vede legata prima alla famiglia d’origine per la quale non si può e non si deve essere un peso e poi a quella del marito scelto a scatola chiusa dai parenti, non certo per amore.

Una terra in cui lo stupro soprattutto a danno di bambine è una pratica comunemente accettata, dove le leggi non contano niente.

In questo le tre donne lottano a modo loro: Léna scopre l’India che nessuna guida turistica racconterà mai e tenta di cambiare quelle convenzioni che sono a dir poco inaccettabili per una persona dalla cultura occidentale. Preeti ha una ruvida corazza che le si è appiccicata addosso a seguito di esperienze di vita che ne hanno forgiato il carattere senza darle troppa scelta. La piccola Talita è il segno più evidente della speranza, della capacità di guardare avanti con fiducia anche quando attorno tutto fa pensare al buio più pesto.

L’autrice tocca tematiche molto delicate, descrive una cultura che nasconde una cultura profondamente divisa e legata ad usi arcaici soprattutto in fatto di legami familiari e di donne.


Il personaggio che mi è piaciuto più di tutti è quello della piccola Talita anche se so che la sorte di tante altre bambine nella sua stessa condizione non è stata la stessa che l’autrice a deciso per lei.

Un romanzo potente, difficile da accettare in determinati passaggi, terribile a tratti ma illuminato da una profonda umanità e da quella speranza che vorrei tanto non fosse confinata in un romanzo ma appartenesse davvero a coloro che quelle situazioni tuttora le vivono.

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Laetitia Colombani


Laetitia Colombani è nata a Bordeaux nel 1976. Ha studiato cinema all’École Louis-Lumière e ha diretto il suo primo film a soli venticinque anni. In breve tempo, si è imposta come regista e sceneggiatrice, lavorando con attrici del calibro di Audrey Tautou, Emmanuelle Béart e Catherine Deneuve. La treccia è il suo romanzo d’esordio ed è subito diventato un caso editoriale: venduto in 26 Paesi ancora prima della pubblicazione, è rimasto per un anno ai vertici delle classifiche francesi, conquistando sia il pubblico sia la critica e aggiudicandosi il prestigioso Prix Relay.

A cura di Stefania Ceteroni

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