L’arminuta



L'arminuta di Donatella di Pietrantonio

Recensione di Marina Morassut


Autore: Donatella Di Pietrantonio

Editore: Einaudi

Collana: Supercoralli

Genere: Narrativa

Pagine: 162

Anno pubblicazione: 2017

Questo romanzo è da ascrivere alla Grande Letteratura. Così semplicemente autentico, che pare poesia ammantata di prosa. E per chi ha vissuto gli anni ’70 ci sono anche tanti ricordi, forse non precisamente così uguali nella povertà e nell’ignoranza ivi descritte, ma come comunanza di situazioni e di periodo storico. E come comunanza di una fanciullesca estate che, parole di Elsa Morante, continua a girare e a battere senza tregua, come un insetto intorno ad una lampada accecante.  Perché è difficile il passaggio ad un’età adulta, se non si conosce la propria provenienza, le proprie origini. La nostra mente sempre lì ci riporterà.

Non possiamo che partire dalla fine per capire la storia che ci racconta l’autrice. Eppure no, non potremo che procedere dall’inizio, seguendo la storia fino alla fine, incollati alle pagine di questo romanzo, salvo poi, una volta girata l’ultima pagina, lasciarsi andare ai propri ricordi di infanzia e riavvolgere il filo di questa storia commovente.

L’Arminuta, la Ritornata – è una bambina abruzzese che a causa dell’estrema indigenza dei genitori, che hanno tra l’altro già parecchi altri figli – viene “ceduta” ancora lattante ad una parente che di figli, invece, non può averne. Sembra una cosa naturale all’inizio, con la promessa di vivere insieme questa figlia di tutti e di nessuno, ma come sovente succede, il sentimento di essere genitori ci porta talvolta ad essere egoisti e considerare i figli come proprietà privata.

È abbastanza scontato che questi novelli genitori si trasferiscano, andando a vivere a qualche ora di distanza dalla famiglia naturale della bimba – ed i contatti, volutamente e inevitabilmente, si sfilacciano fino a essere quasi del tutto recisi. Senza che i genitori naturali, sgravati da un’ulteriore bocca da sfamare, protestino, come il senso comune di amore filiale imporrebbe.

Ma, nella vita, le sorprese non terminano mai e, per motivi non chiari all’inizio del racconto, quando la nostra protagonista ha circa dodici anni, si vede rispedire dalla famiglia di sangue, come fosse un pacco. Con lo choc di apprendere che esiste una seconda madre… che in realtà è la prima. Qui parte la storia vera e propria, con il cambio di vita di una bambina che si vede catapultare in un mondo completamente diverso dal suo, lontana dai genitori che credeva tali, dalle sue amicizie e dalle abitudini e certezze acquisite da poco, in un mondo – l’Abruzzo degli anni ’70, dove il passaggio “ambientale” da una piccola cittadina in riva al mare ad un contesto rurale e poverissimo si aggiunge ad una esperienza traumatica già di per sé.

Fino ad ora ha vissuto, figlia unica, in un paesino in riva al mare, con tutte le comodità connesse ad una famiglia che, se non proprio benestante, è comunque in grado di provvedere a tutte le necessità. Con una mamma esclusiva.

Improvvisamente si ritrova in un paesino rurale, nella completa povertà, insieme ad una masnada di fratelli, con una sorellina di qualche anno più giovane di lei, e un padre, e soprattutto una madre, nuovi a cui lei non è abituata e che con i figli hanno un comportamento completamente diverso. Con un nuovo fratello, Vincenzo, con il quale vivrà sentimenti e momenti non adeguati a dei fratelli, ma che sono naturali in quell’ambiente ed in quella situazione.
Una storia anche di riscatto, se vogliamo, ma che incide profondamente sulla psiche di una bambina che nessuno sembra volere più, o peggio, aver mai voluto.   E ci porta, fra le tante, a porci una domanda che lampeggia come una lampada al neon ed è una sorta di sfida sia a livello umano, sia a livello di lettori: è l’intelligenza innata o è l’ambiente circostante che porta a primeggiare sull’ignoranza e la apparente – o la reale – inettitudine e rozzezza? E soprattutto: siamo in grado di costruirci una vita se non sappiamo di chi siamo, se non conosciamo le nostre origini?

Un romanzo che, come detto all’inizio, non spreca parole inutili: presenta le varie situazioni in modo secco, quasi chirurgico, eppure quanta poetica vita vi si ritrova!

Vi lasciamo pertanto alla lettura di questo romanzo per scoprire le dinamiche di questo scambio che in quegli anni non era così inconsueto qui in Italia.  Per assaporare anche famiglie, umori ed un tipo di vita che ormai non esistono più.

Se siete lettori appassionati visitate:

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Donatella Di Pietrantonio


Donatella Di Pietrantonio è nata e ha trascorso l’infanzia in un paesino della provincia di Teramo e vive a Penne.

 

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