Le due donne di Auschwitz




Recensione di Valentina Cavo


Autore: Lily Graham

Traduzione: Francesca Campisi

Editore: Newton Compton Editori

Genere: Narrativa storica

Pagine: 288

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. L’ultimo bocciolo di speranza può fiorire persino all’inferno È il 1942 quando Eva Adami viene deportata ad Auschwitz. Schiacciata tra i corpi pigiati sul treno ed esausta per le privazioni, non riesce a pensare ad altro che a ritrovare suo marito, da cui è stata separata a forza. Ma ad Auschwitz non c’è traccia di lui. E la cruda realtà del campo di concentramento si abbatte su di lei, minacciando di spezzarla definitivamente. Una notte, mentre piange di nascosto, sente un sussurro provenire dalla branda vicina. Un’altra prigioniera, Sofie, le prende la mano… La loro è un’amicizia indistruttibile, che resiste agli orrori vissuti ogni giorno. Eva e Sofie si confidano le paure più segrete e i sogni più intimi: quello di Eva è di scoprire dove si trova il marito, quello di Sofie è di ricongiungersi con suo figlio, Tomas, che la aspetta in un orfanotrofio oltre il confine austriaco. Quando Eva scopre di essere incinta, si rende conto che la sua vita e quella del bambino che porta in grembo sono in pericolo. E così le due donne si scambiano una promessa: qualunque cosa succeda, proteggeranno i loro figli a ogni costo.

Recensione

La definizione «campo di morte» rimase a gravare nell’aria: la sua reale portata, il reale orrore che celava, taciuto, eppure opprimente

Lily Graham in questo libro ci racconta la storia di alcune donne che hanno vissuto sulla propria pelle l’orrore di un campo di sterminio.

Queste donne hanno visto pian piano, mentre le leggi razziali diventavano sempre più numerose e repressive, come la libertà di interi popoli veniva sempre più toccata, aggredita, calpestata, facendo inesorabilmente sfumare ogni aspirazione o anche il sogno di una vita normale.

Ed è bene ricordare che i personaggi che popolano il libro sono stati tratti dalla storia vera di persone vere che quell’orrore lo hanno visto veramente con i loro occhi. Riuscire a sopravvivere in un posto del genere era davvero un’impresa drammaticamente difficile e in molti si sono trovati a dover barattare anche le cose più impensabili per poter andare avanti oppure (cosa che diventa quanto mai importante) avere la fortuna d’essere presi a fare lavori più o meno pesanti.

Quello che però risalta e più di qualunque altra cosa sembra tenere le persone più di tutto è il racconto dei ricordi di una vita passata che sembra così distante e impossibile da ritrovare. L’amicizia che unisce le protagoniste in questo luogo di sofferenza fa loro da scudo: insieme riescono ad aiutarsi come possono per andare avanti e non mollare mai.

Eva e Sofie sono due donne per certi versi all’opposto, per carattere e personalità, specialmente perchè provengono da ambienti totalmente diversi ed hanno avuto un passato assai differente l’una dall’altra, ma hanno trovato il modo di diventare una famiglia.

Nelle lunghe notti in cui sono costrette a dormire in quelle detestabili cuccette di legno, senza nulla che possa realmente coprirle dal freddo, le due donne grazie alla loro amicizia riescono ad evadere, almeno in parte, fuggendo agli orrori ai quali sono state costrette in prima persona o come spettatrici. Si aiutano, fanno progetti per il futuro e si scambiano momenti di vita e promesse che saranno di reale e vitale importanza ai fini della storia stessa.

Le due donne di Auschwitz racconta una storia molto dura, perchè, per quanto possiamo leggere, parlare e scrivere su questo tema, sarà sempre difficile pensare che l’uomo possa arrivare a tanto.

Dalla lettura di questo libro nascono moltissimi spunti di riflessione e di quanto spesso si danno per scontate cose che invece non lo sono affatto e che non devono essarlo: abbiamo un grande privilegio, nel poter comprendere quanto sia profondo l’abisso in cui l’Umanità è capace di scendere, pur non dovendo vivere tempi tanto oscuri in prima persona; è un privilegio che deriva da una memoria comune importante, che è nostro dovere non ignorare, perchè con essa manterremo la speranza per una Storia futura migliore, luminosa.

La forza della speranza è fondamentale in questo romanzo ed è come se fosse un personaggio a sé, che viene e va ma che non sparisce mai

Perchè anche se ci sarà sempre chi lotterà con tutte le forze per sconfiggere il giorno, ho imparato nei miei lunghi anni di vita che l’alba continuerà a sorgere, spazzando via anche la notte più buia

Lily Graham


è cresciuta in Sud Africa ed è una affermata giornalista. Da bambina sognava di diventare una scrittrice e aveva manoscritti incompiuti che riempivano i cassetti della sua scrivania. Ha iniziato a scrivere libri per bambini, ma quando a sua madre fú diagnosticato un cancro, ha scritto una storia per affrontare la paura e il dolore che stava attraversando: diventando il suo primo romanzo per donne, pubblicato nel 2016. Da allora, ha scritto sei romanzi. I primi quattro erano un mix di finzione e dramma, ma negli ultimi anni ha trovato la sua nicchia nella narrativa storica. Ci sono voluti più di 30 anni per rendersi conto che queste erano le storie che voleva davvero raccontare. Da allora ha scritto altri due romanzi di narrativa storica, tra cui Il bambino di Auschwitz, una storia che è stato costretto a scrivere quando ha letto di una donna che ha dato alla luce un bambino dopo essere sopravvissuta a un campo di concentramento. Attualmente vive nella campagna inglese. I suoi romanzi sono diventati dei bestseller internazionali.

 

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