Le ore




Recensione di Ilaria Bagnati


Autore: Michael Cunningham

Traduzione: Ivan Cotroneo

Editore: La nave di Teseo

Genere: Romanzo

Pagine: 165

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Negli anni Venti a Richmond, un sobborgo di Londra, Virginia Woolf è in cerca dell’ispirazione per il suo nuovo romanzo, assistita amorevolmente dal marito che tenta di domare il suo spirito inquieto. Negli anni Quaranta, a Los Angeles, Laura Brown è una giovane madre di famiglia che cerca nelle pagine di La signora Dalloway una via di fuga dalla routine domestica. Negli anni Novanta a New York, Clarissa Vaughn, soprannominata signora Dalloway, esce dal suo appartamento nel Greenwich Village per comprare dei fiori per Richard, un amico poeta che sta combattendo il male del decennio. Tre donne che sembrano non avere nulla in comune, se non il romanzo di Virginia Woolf, e che pure sono unite da un filo sottile che lega le loro storie attraverso luoghi ed epoche diverse. Un romanzo vincitore del premio Pulitzer 1999 e del PEN/Faulkner award, che ha ispirato il film premio Oscar di Stephen Daldry con Nicole Kidman, Julianne Moore e Meryl Streep, Le ore rivela nella scrittura avvolgente di Michael Cunningham i percorsi invisibili con cui la letteratura attraversa le nostre vite, e dà loro un senso nuovo.

Recensione

Le ore credo sia un libro che non necessiti di grandi presentazioni dato che ha vinto due premi prestigiosi, inoltre da esso è stato tratto il film premio Oscar The hours.

Protagoniste sono tre donne che vivono in tre periodi e città diverse: Virginia Woolf vive a Richmond, sobborgo di Londra, negli anni Venti; Laura Brown vive a Los Angeles negli anni Quaranta e Clarissa Vaughn vive a New York negli anni Novanta. Tutto gira intorno a Virginia Woolf e al suo libro, La signora Dalloway.

La Woolf sta scrivendo proprio il libro in questione, si dedica alla scrittura anima e corpo mentre combatte con le voci che la tormentano. Virginia vorrebbe vivere nella caotica Londra ma i medici e, di conseguenza, il marito, credono sia meglio che viva nella più tranquilla Richmond.

Una tranquillità che la spegne poco a poco. Laura è una giovane donna  che cerca in ogni modo possibile di essere una buona madre e una buona moglie. Nella lettura di La signora Dalloway e in tutti i libri della Woolf cerca di trovare la via di fuga da una vita che sente stretta, una vita in cui ha sempre paura di sbagliare e non essere all’altezza.

Clarissa è alle prese con la festa per il premio vinto dall’amico Richard, poeta afflitto dall’AIDS che gli sta togliendo lucidità. Clarissa è stata soprannominata dall’amico signora Dalloway, proprio come la protagonista del libro della Woolf. L’autore ha saputo creare una trama intricata tra salti temporali e passaggi da una donna all’altra, tanto che all’inizio ho faticato un po’ a seguire il filo della narrazione. Poi tutto è stato più semplice e ho iniziato ad apprezzare davvero molto la scrittura di Cunningham. Attraverso il flusso di coscienza l’autore ci permette di conoscere in maniera profonda e precisa pensieri ed emozioni delle tre protagoniste.

Cunningham utilizza la penna come se fosse un bisturi, tanto è meticolosa e precisa la sua scrittura. Le tre donne sono sì molto diverse, ma ciò che le accomuna è la voglia di vivere così come si sentono di fare e non come viene loro raccomandato o come ci si aspetta che facciano. Laura Brown è la protagonista che mi ha coinvolta maggiormente.

Mi ha colpito il modo in cui l’autore (uomo) è riuscito a descrivere i suoi pensieri ed emozioni. Laura è tutta concentrata sul suo ruolo di madre e moglie perfetta da avere paura nel commettere un errore anche se insignificante, come fare una brutta torta per il compleanno del marito. La donna cerca di autoconvincersi continuamente che ciò che sta facendo è giusto, che si sta comportando bene, come ci si aspetta da lei nonostante questo la stia logorando.

“Così adesso lei è Laura Brown. Laura Zielski, la ragazza solitaria, la lettrice instancabile, è scomparsa, e al suo posto c’è Laura Brown.

Una pagina, decide: sola una. Non è ancora pronta. I compiti che la aspettano (infilarsi la vestaglia, spazzolarsi i capelli, scendere in cucina) sono ancora troppo sottili, elusivi. Si concederà ancora un minuto a letto, prima di fare il suo ingresso nel giorno. Si concederà solo un po’ di tempo in più. Viene presa da un’ondata di emozione, una mareggiata che sale da sotto il suo seno e la tiene sospesa, la fa galleggiare delicatamente; come se fosse una creatura marina recuperata dalla spiaggia dove si era arenata – come se fosse ritornata da un regno di schiacciante gravità al suo vero mezzo, il risucchio e il rigonfiamento dell’acqua salata, quella brillantezza priva di peso.”

Il finale mi ha sorpresa molto ma, non so spiegare né come né perché, mi aspettavo una conclusione simile, un finale che chiudesse il cerchio. Consiglio la lettura di Le ore a chi ama Virginia Woolf, a chi come me, non ha letto nulla di suo e a chi vuole leggere un romanzo scritto egregiamente.

A cura di Ilaria Bagnati

ilariaticonsigliaunlibro.blogspot.com

 

Michael Cunningham


è autore di sette romanzi pubblicati in Italia da Bompiani: Le ore (1999), tradotto in 27 lingue e vincitore del Premio Pulitzer per la Narrativa, del Pen/Faulkner Award e del Premio Grinzane Cavour 2000 per la Sezione Narrativa Straniera, Carne e sangue (2000), per il quale ha ricevuto il Whiting Writer’s Award, Una casa alla fine del mondo (2001), Mr. Brother (2002), Dove la terra finisce (2003), Al limite della notte (2010) e La regina delle nevi (2014). Dal romanzo Le ore è stato tratto il film di Stephen Daldry con Meryl Streep, Nicole Kidman e Julianne Moore, e da Una casa alla fine del mondo è stata realizzata una versione cinematografica diretta da Michael Meyers. Nato e cresciuto in California, vive a New York.

 

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