Le ossa parlano




Recensione di Antonella Bagorda


Autore: Antonio Manzini

Editore: Sellerio

Genere: Poliziesco

Pagine: 416

Pubblicazione: Gennaio 2022

 

 

 

 

 

Sinossi. Un medico in pensione scopre nel bosco delle ossa umane. È il cadavere di un bambino. Michela Gambino della scientifica di Aosta, nel privato tanto fantasiosamente paranoica da far sentire Rocco Schiavone spesso e volentieri in un reparto psichiatrico, ma straordinariamente competente, riesce a determinare i principali dettagli: circa dieci anni, morte per strangolamento, probabile violenza. L’esame dei reperti, un’indagine complessa e piena di ostacoli, permette infine di arrivare a un nome e a una data: Mirko, scomparso sei anni prima. La madre, una donna sola, non si era mai rassegnata. L’ultima volta era stato visto seduto su un muretto, vicino alla scuola dopo le lezioni, in attesa apparentemente di qualcuno. Un cold case per il vicequestore Schiavone, che lo prende non come la solita rottura di decimo livello, ma con dolente compassione, e con il disgusto di dover avere a che fare con i codici segreti di un mondo disumano. Un’indagine che lo costringe alla logica, a un procedere sistematico, a decifrare messaggi e indizi provenienti da ambienti sotterra-nei. E a collaborare strettamente con i colleghi e i sottoposti, dei quali conosce sempre più da vicino le vite private: gli amori spericolati di Antonio, il naufragio di Italo, le recenti sistemazioni senti-mentali di Casella e di Deruta, persino l’inattesa sensibilità di D’Intino, le fissazioni in fondo comiche dei due del laboratorio. Lo circondano gli echi del passato di cui il fantasma di Marina, la moglie uccisa, è il palpitante commento. Si accorge sempre più di essere inadeguato ad altri amori. È come se la solitudine stesse diventando l’esigente compagna di cui non si può fare a meno. Questa è l’indagine forse più crudele di Rocco Schiavone.

 

Recensione

Undicesimo capitolo della serie Rocco Schiavone. Undicesima avventura per il vicequestore romano in servizio ad Aosta. Undicesimo regalo che Manzini fa ai suoi lettori.

Chi, ad oggi, può affermare di non conoscere o di non aver mai almeno sentito nominare Rocco Schiavone, che si parli dei romanzi di Manzini o dei rispettivi riadattamenti televisivi?
Chi non conosce ancora la sostanziale differenza tra
Mecojoni e Sticazzi?

Chi non si è creato una personale classifica di rotture di coglioni come quella del vicequestore, che vede la sabbia nelle vongole al settimo livello, i tabaccai chiusi al nono e gli omicidi al decimo?

La serie di Rocco Schiavone – con protagonista quest’uomo burbero, scontroso, sarcastico nella peggiore accezione del termine, cinico con chiunque e anche sentimentalmente infedele con le tante donne che gli ruotano attorno è una serie che puzzava di successo fin dal primo capitolo.

Manzini ha creato un’ambientazione noir farcita di personaggi dalle più svariate sfumature di carattere. Nella questura di Aosta ci ha infilato una squadra della mobile composta da un giocatore d’azzardo, una spia, una coppia comica che non ha nulla da invidiare a Stanlio e Ollio, un agente di polizia troppo ambizioso, un capo della scientifica ossessionata dagli alieni e dai poteri forti, un anatomopatologo che mangia tramezzini mentre squarta cadaveri, un questore allergico ai giornalisti e un PM allergico alla foto della moglie. Tutti mentalmente instabili, tutti talmente imperfetti da non poter essere più perfetti, tutti con la giusta importanza, il giusto ruolo e il giusto carattere.

In questo capitolo della serie ritroveremo tutti i personaggi, questa volta alle prese con un cold case, un caso freddo: il ritrovamento delle ossa di un bambino, scoperte per caso da un anziano medico sotto uno strato di terra, in mezzo a un bosco. Le ricerche porteranno a scoprire che i resti appartengono a un bambino di nome Mirko, di dieci anni, svanito misteriosamente sei anni prima mentre aspettava non si sa chi all’uscita di scuola.

La squadra si ritroverà scossa e unita attorno a un caso che prevede, almeno così pensano, una lurida storia di pedofilia e violenza. Schiavone dovrà dunque affrontare luoghi pregni di bestie senza coscienza, luoghi nascosti in cui nessuno sa nulla di nessuno, in cui far perdere le proprie tracce è la cosa più semplice del mondo, un’oscurità in cui tutto il peggio è possibile. Affronteranno questo caso con rabbia, disgusto e testardaggine. E non si arrenderanno, anche dovessero ricorrere ai metodi non convenzionali tanto cari a Schiavone, anche dovessero inciampare nell’illegalità, anche dovessero ricominciare tutto da capo più di una volta.

Parallelamente alle indagini, Manzini non ci lascia a bocca asciutta e segue anche l’evoluzione che riguarda i personaggi, le loro vite, i loro caratteri. L’autore regala sempre sorprese nuove, mai scontate, ribalta le situazioni con mosse inaspettate, muove le pedine con la sua solita maestria e senza mai fare errori. Insomma, continua a essere il sinonimo di garanzia che è sempre stato fino a questo momento. Essenziale, come sempre, la sua esperienza da sceneggiatore, che influenza inevitabilmente la sua scrittura rendendo la narrazione ancora più godibile e le immagini ancora più visibili.

Dubito che si possa avere qualcosa da ridire su Manzini. Se proprio devo trovargli un difetto, perché io sono alla costante ricerca di difetti, è che toccherà aspettare troppo tempo per il prossimo capitolo della serie.

Consiglio la lettura di questo romanzo? Assolutamente sì, mi pare chiaro.


Ma fatevi un
regalo se non lo avete ancora fatto, prima di leggere quest’ultimo capitolo recuperate tutti gli altri. Oppure, cosa più semplice, guardatevi prima le puntate in tv (ma questo io non ve l’ho mai consigliato perché qua si consigliano letture, quindi shhh). Perché le indagini di Schiavone sono tutte autoconclusive, è vero, ma il personaggio di Schiavone ha una storia sulle spalle che va conosciuta tutta, fin dal principio e fin nei minimi dettagli. Senza il suo passato, tanto incasinato quanto doloroso, non avremmo il Rocco Schiavone che nonostante tutto riesce a farsi amare esattamente così com’è.

Buone letture a tutti.

 

 

 

Antonio Manzini


Antonio Manzini  nasce a Roma il 7 agosto del 1964. È attore, sceneggiatore, regista e scrittoreHa pubblicato diversi racconti e romanzi gialli: Sangue marcio e La giostra dei criceti sono i suoi primi lavori. Con Sellerio editore Palermo, dà alla stampa racconti e romanzi che hanno come protagonista il Vicequestore Rocco Schiavone, poliziotto fuori dagli schemi, poco attento al potere ed alle forme. Nel 2016 la Rai produce una serie TV sulle avventure e le indagini di Rocco Schiavone, interpretato da Marco Giallini. Il 20 ottobre 2016 Chiarelettere pubblica il libro Orfani bianchi, opera incentrata sui figli delle badanti provenienti dell’est Europa.

 

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