Le stelle di Kabul




Recensione di Denise Antonietti


Autore: Nadia Hashimi

Editore: Piemme

Traduzione: Rachele Salerno

Genere: Narrativa generale

Pagine: 430

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Kabul, 1978. Sitara ha dieci anni, e la sua non è un’infanzia come le altre. Suo padre è consigliere del presidente dell’Afghanistan, e il palazzo del governo è la sua seconda casa, un luogo magico dove giocare tra le stanze enormi, scherzare con le guardie, rifugiarsi in biblioteca per studiare le sue amate stelle. Ma, in una sola notte, quel mondo scompare. È il 27 aprile 1978: la data, indimenticabile, del colpo di stato. I militari assaltano il palazzo, e sarà una delle guardie ribelli, Shair, colpito da quella bambina con gli occhi pieni di paura, a salvare Sitara, affidandola di nascosto a una diplomatica americana. Un aereo la porterà in un mondo nuovo, dove nulla profuma di casa e tutto è sconosciuto.New York, 2008. Sitara è diventata un medico, e la sua infanzia è un ricordo doloroso sepolto in fondo alla memoria, dove non può trovarlo. Finché, un giorno, arriva da lei un paziente afghano. In quell’uomo anziano, dal viso percorso di rughe, Sitara riconosce subito Shair. E il ricordo di quella notte ritorna più vivo che mai. Perché, in quel palazzo, Sitara ha lasciato una parte di sé senza la quale non può sentirsi completa; decide così di compiere un lungo viaggio per ritrovare quella bambina, e quel Paese abitato dai fantasmi di tutto ciò che ha amato.

Recensione

Che cos’è il coraggio? E quanto sono profonde le ferite che lascia una notte dalla quale si esce indenni?

Il 27 aprile 1978 Sitara perde tutto: la famiglia, lamica del cuore, la vita di un tempo, e persino il proprio nome: per riuscire a lasciare lAfghanistan infatti è costretta a utilizzare il certificato di nascita della sorella, Aryana, nata negli Stati Uniti e morta ancora bambina.

Nonostante il lieto fine e la fuga dallAfghanistan, da quel giorno in avanti Sitara/Aryana vivrà unesistenza a metà, divorata dal senso di colpa per essere sopravvissuta, eternamente combattuta dal bisogno di lasciarsi il passato alle spalle per continuare a vivere e la volontà di non dimenticare.

La porta che la separa dalle sue origini però non è mai stata chiusa: solo accostata. E quando il caso la porta a incontrare di nuovo Shair, il soldato che laveva salvata la notte del colpo di stato, tutte le domande che lhanno assillata per decenni tornano con più prepotenza che mai.

Aryana decide: tornerà a Kabul, per ritrovare i propri genitori e dare loro sepoltura, e per riesumare una parte di sé che invece da troppo tempo è sepolta.

Tramite la voce di Aryana, Nadia Hashimi racconta una storia inventata, ma che potrebbe essere vera.

Non cerca di commuovere o impietosire nessuno: la voce narrante è quella di una donna lucida, orgogliosa, spezzata ma non fragile. Una donna che ha il coraggio di andare avanti quando non ha altra scelta, e il coraggio di tornare alle origini quando comprende che è l’unico modo per dare un senso alla propria esistenza.

A cura di Denise Antonietti

https://deniseantonietti.wordpress.com

Nadia Hashimi


È nata a New York da genitori afghani, emigrati in America nei primi anni Settanta, ed è cresciuta circondata da una numerosa famiglia che ha tenuto viva la cultura del paese d’origine. Nadia oggi vive in Maryland con il marito e due figli, e di professione fa la pediatra. Ha esordito con il romanzo Due splendidi destini (Piemme, 2015), che è stato un successo del passaparola, elogiato tra gli altri anche da Khaled Hosseini. Quando la notte è più luminosa è il suo secondo romanzo, accolto con uguale entusiasmo dai suoi numerosi lettori. Tra gli altri suoi romanzi ricordiamo La figlia dell’arcobaleno (Piemme 2017), La casa senza finestre (Piemme 2018) e Il cielo più azzurro (Piemme 2019).