L’eredità di Villa Freiberg




 L’EREDITÀ DI

VILLA FREIBERG

di Romina Casagrande

Garzanti 2023

Narrativa, pag.352

Sinossi.
Dopo I bambini di Svevia, Romina Casagrande torna con un romanzo potente che fa riaffiorare uno degli orrori del secondo conflitto mondiale: le cliniche in cui venivano rinchiusi e torturati coloro che per qualsiasi ragione erano considerati diversi. Perché la tragedia non si ripeta non si deve dimenticare. E perché tutti possano ricordare, la letteratura dà voce a chi una voce non l’ha avuta.

Emma ricorda ogni pietra di Villa Freiberg: a volte, le sembra ancora di rivedere l’imponente facciata di finestre e cornici di marmo. È il luogo che ha dato rifugio a lei e al fratellino Benjamin quando, rimasti orfani, hanno seguito le ultime volontà del padre morto al fronte. Ma il risveglio da illusioni e sogni di salvezza è una porta che si chiude all’improvviso il giorno in cui Benjamin scompare per non tornare più. Benjamin, il bambino taciturno che amava la solitudine e disegnava con incredibile maestria. Benjamin, che è stato portato in una clinica insieme a molti altri come lui, considerati fragili e inadatti, per essere sottoposto agli esperimenti di scienziati nazisti disposti a sacrificare vite per inseguire un folle ideale di perfezione. Vittima di una delle operazioni più controverse della storia che, in silenzio, ha preparato il terreno all’orrore dei campi di sterminio. Da allora sono passati anni ed Emma non ha mai saputo cosa sia accaduto a Benjamin. Ma ora la villa è passata in eredità a una donna che, tra gli oggetti risparmiati dal tempo, ha trovato un vecchio anello e un plico di fotografie ingiallite. Forse sono indizi che conducono a Benjamin. Emma deve decidere se riaprire lo scrigno dei ricordi nascosti nella sua anima, anche se ciò vuol dire affrontare il dolore delle scelte e degli errori commessi. Perché forse non è troppo tardi per tenere fede alla promessa di prendersi cura e proteggere quel fratello troppo indifeso.


Recensione di Giulia Manna

Un ottimo romanzo nostrano. La protagonista della storia è Bess, un architetto chiamata a restaurare la bellissima  Villa Freiberg. Kiki, la proprietaria è una donna viziata con cui è impossibile ragionare.
In realtà le due donne più che incontrarsi si scontrano e quando Kiki muore,  Bess rimane scioccata nell’apprendere di essere stata nominata sua unica erede. Kiki ha voluto essere una persona particolare fino in fondo, infatti oltre a questa scelta inaspettata incarica Bess di trasformare la villa in un museo e di consegnare un anello a due fratelli: Emma e Benjamin. 

Mettersi in contatto con i due amici di Kiki non sarà affatto facile e Bess dovrà scavare nel passato della villa toccando tasti dolenti della nostra storia come il programma Aktion T4 di cui si parla sempre troppo poco. 

Il romanzo è ben scritto, scorrevole e vi terrà incollati ad ogni pagina fino alla sua fine.
C’è solo una cosa che non mi è piaciuta di questo romanzo: la sinossi. Svela troppo. Sperando di aver fatto in tempo ad avvisarvi, non leggetela assolutamente.

Probabilmente se l’avessi letta prima, non sarei stata con il fiato in sospeso fino alle ultime pagine. Se poi non avessi fatto in tempo, sono sicura che toccherà il vostro cuore lo stesso. Impossibile che una storia del genere non commuova, soprattutto perché come ammette la stessa autrice è un romanzo nato dalla somma di diverse storie vere e questo viene percepito dal lettore.

Per Romina Casagrande L’eredità di Villa Freiberg è solo una conferma.

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Romina Casagrande


Romina Casagrande vive e insegna a Merano, in provincia di Bolzano. Laureata in lettere classiche e appassionata di storia, ha collaborato con alcuni musei, realizzando percorsi didattici interdisciplinari. Ama la natura, la montagna e condivide la sua casa con tre pappagalli, due cani e un marito. I bambini di Svevia è il suo romanzo d’esordio (Garzanti, 2020). A questo titolo segue: I bambini del bosco (Garzanti, 2021).