Lincoln highway




Recensione di Alessandra Ciancaleoni


Autore: Amor Towles

Traduzione: Alessandra Maestrini

Editore: Neri Pozza

 Pagine: 544

Genere:  Narrativa

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. In un giorno di giugno del 1954, Emmett Watson torna a casa. Il direttore della prigione, un uomo dalle buone intenzioni, con una fotografia di Franklin Delano Roosevelt appesa dietro la scrivania, lo ha accompagnato in macchina. Un viaggio di tre ore, dal Kansas al Nebraska, da Salina a Morgen. Dopo più di un anno trascorso a scontare una pena che pesa soprattutto sul suo cuore, Emmett non vede l’ora di impacchettare le sue cose e quelle di Billy, il fratello di otto anni, e filarsela in Texas con la Studebaker azzurra del ’48 che lo aspetta nel fienile. Sua madre è andata via da un pezzo, suo padre è morto, e quel che resta della fattoria, con i suoi infissi storti, i campi abbandonati, il tetto imbarcato, è ormai una faccenda degli strozzini della banca. Per rifarsi una vita non resta che il Texas, dove costruiscono e ristrutturano case a piú non posso. Il problema, però, è che Billy ha appreso come andare alla ventura dalla sua bibbia personale, “Il compendio degli eroi, degli avventurieri e degli altri intrepidi viaggiatori” del professor Abacus Abernathe, e ha perciò concepito tutt’altra meta: prendere la Lincoln Highway, la prima strada a percorrere l’America da una parte all’altra, e procedere in direzione di San Francisco, per arrivare giusto il quattro di luglio, il giorno di un grande spettacolo di fuochi d’artificio in cui è misteriosamente certo di incontrare sua madre. Il problema è anche che il direttore della prigione non ha trasportato soltanto Emmett da Salina a Morgen. Nascosti nel bagagliaio dell’auto, come abili contorsionisti, altri due ragazzi ospiti del carcere minorile di Salina sono giunti a Morgen: Duchessa, che ha appreso tutto dalla strada e dal «capriccioso dito del fato», e Woolly, che ha sempre bisogno di qualcosa per tenere a bada il mondo. E la loro intenzione è salire a bordo della Studebaker azzurra di Emmett e prendere la direzione opposta, verso New York, dove andare alla ricerca di ben centocinquantamila dollari. Nel giugno del 1954, Emmett, Billy, Duchessa e Woolly, animati dalla «feroce necessità» della gioventù, vanno così all’assalto dei «fuochi cupi del tramonto» e del «cielo eterno e insensibile» del paesaggio americano, come recitano i magnifici versi di Willa Cather posti in esergo a questo libro, salutato, al suo apparire negli Stati Uniti, come una ulteriore versione del grande romanzo americano e dei suoi eterni temi: il viaggio e l’avventura, la colpa e la redenzione, il riscatto e la speranza.

Recensione

Un magnifico scorcio sulla vita Americana negli anni cinquanta e soprattutto sulla vita “on the road”.

Per noi americani il viaggio non è la meta ma ciò che accade sulla strada”

 
dice Towles come in uno dei migliori classici di Kerouac.
 

Il libro parla di due fratelli che dopo la morte del padre e l’abbandono della madre decidono di andare a cercare quest’ultima. Così ci ritroviamo catapultati sulla Lincoln highway; la prima strada che collegava San Francisco a New York attraverso tredici stati che in seguito diventarono 14.

Il percorso della vita è formato da tappe, diverse per ogni età, per ogni persona poiché ognuno di noi ha un cammino; non è detto però che spesso ci allontaniamo da queste fasi grazie a delle deviazioni.  In fondo la vita è una linea tratteggiata che noi continuiamo a strappare, spesso anche a caso per paura di allontanarci dal percorso che ci eravamo prestabiliti,  ma proprio quando strappiamo,  capiamo che nulla è deciso e che essenzialmente la vita è imprevedibile.

Nel libro  troviamo Emmett e Billy che hanno come scopo quello di andare a trovare la madre, ma che invece si ritrovano in tutt’altra direzione grazie a due coetanei. La cosa bella di “Lincoln Highway” sta nell’essere un romanzo che mostra ombre e luci di ognuno di noi, nel farci capire che se anche nella vita succedono cose brutte possono accadere anche quelle belle e soprattutto in modo  spontaneo.

Personalmente mi sono trovata catapultata in uno scenario Americano dell’epoca vivido, come un vero e proprio viaggio e che mi ha fatto sentire come l’eroe del romanzo. Il tutto incorniciato da una scrittura semplice e scorrevole. Se vi piace viaggiare ed evadere, questo è tutto ciò che potete cercare. Sembra proprio uno di quei classici che non passeranno mai.

 

 

Amor Towles


È nato a Boston nel 1964. Si è laureato a Yale e ha conseguito un dottorato in letteratura inglese a Stanford. È un grande appassionato di storia dell’arte, soprattutto della pittura di inizio Novecento, e di musica jazz. Vive a Manhattan con la moglie e i due figli. Dopo La buona società, il suo primo romanzo, ha pubblicato nel 2017 con Neri Pozza Un gentiluomo a Mosca e nel 2021 Lincoln Highway.

 

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