L’isola del disinganno




Recensione di Gabriele Loddo


Autore: Paulina Flores

Traduzione: Giulia Zavagna

Editore: Marsilio

Genere: Narrativa Contemporanea

Pagine: 368

Anno di pubblicazione: 2022

Sinossi. Marcela ha trent’anni, il cuore spezzato e un lavoro che odia. Dopo qualche notte d’insonnia e troppo alcol, decide di mollare tutto e di partire per un viaggio alla fine del mondo. Così, lasciatasi la capitale alle spalle, raggiunge suo padre Miguel a Punta Arenas, ultimo avamposto della Patagonia cilena. Ad aspettarla laggiù, oltre al vento del Sud e allo stupore del padre, c’è un ospite inatteso: un marinaio coreano di nome Lee, che Miguel ha salvato da morte certa nelle gelide acque dello stretto di Magellano. Il ragazzo non parla la loro lingua, è solo e disorientato, e soprattutto nasconde un segreto. Da cosa sta scappando? E cos’è successo sulla nave da pesca che l’ha portato fin lì? Con uno stile essenziale, poetico e crudo insieme, Paulina Flores torna a giocare con il reale in un romanzo che ha il ritmo di una serie tv coreana – con tanto di colonna sonora K-pop –, e ci riempie gli occhi di paesaggi sconfinati e il cuore di domande più grandi di noi. Sono le stesse che si pongono i tre protagonisti: così vivi da sembrare persone in carne e ossa, ognuno con pregi, difetti e incertezze nei quali il lettore non potrà che riconoscersi. “L’isola del disinganno” è la storia di una fuga, di un mistero da decifrare, di un’avventura, di tre solitudini che si incontrano in una terra imponente e magnifica, nell’istante in cui fare i conti con il passato sembra inevitabile.

Recensione

Punta Arenas, Cile. Ci troviamo allestremità meridionale della Patagonia nel Sud America.

Quasi l’abbia fatto di proposito, il destino fa incontrare Miguel, Marcela e Lee, nella piccola cittadina, situata ai margini del mondo. È un territorio aspro, duro, è dominato dalla natura e da una mistica magia. È scosso da un vento indomito che cadenza le abitudini e gli affanni degli uomini che la frequentano. Ed è qui che Miguel, Marcela e Lee, tre anime inquiete, cercano di sfuggire alle ombre del proprio passato, fatto di colpe, insoddisfazioni e di segreti inconfessabili.

Miguel è il padre di Marcela. A Punta Arenas ha stabilito la propria dimora dopo la separazione dalla moglie e dal resto della famiglia. Vuole ripartire da zero, vuole ricostruire la vita, la sua integrità di uomo, e quando salva Lee dalle acque dell’oceano, dopo che lo accudisce come fosse un figlio, ha la sensazione di poter dimenticare gli errori e di poter cancellare i fallimenti familiari passati.

Marcela attraversa un periodo buio. Non termina gli studi universitari e spegne, uno dopo l’altro, i sogni di una possibile carriera da attrice teatrale. Perde l’amore di Diego e tenta di rimettere a posto i cocci di un’esistenza che le si sfalda tra le mani. Raggiunge il padre Miguel in un territorio che sa esserle ostile, ma lo cerca apposta. Deve scaricare la rabbia repressa e trovare l’origine del suo dolore.

Lee è poco più che un ragazzo. È un giovane coreano che si è imbarcato su un peschereccio che va a pesca di calamari solcando le acque dell’oceano Pacifico. È in fuga da una colpa che non è del tutto sua, così come è alla ricerca di un sogno che, in realtà, non gli appartiene. Come lui, anche il resto dell’equipaggio del peschereccio è composto da fuggiaschi e da uomini che scappano dalla legge, o che hanno qualcosa da nasconderle. È un vantaggio per il padrone dell’imbarcazione perché può sfruttare, può sottomettere, può violentare corpi che si sono arresi. E ora che Punta Arenas è, a portata di mano, per Lee è un’occasione di rinascita.

La narrazione di “L’isola del disinganno” è moderna, poetica e, a tratti, onirica.


L
autrice Paulina Flores catapulta il lettore nell’animo e nellesistenza di tre personaggi insoliti, fa vivere le loro paure e le loro angosce come se si nuotasse nelle acque di un incubo asfittico e melmoso.

Il finale è aperto, e lo è per tutti i personaggi. Sta al lettore decidere quale strada far loro percorrere. Miguel, Marcela e Lee si sono trovati, a volte, si sono scontrati e, in altre, si sono appoggiati l’uno all’altro come se rappresentassero una reciproca ancora di salvezza.

Paulina Flores ha descritto il loro cammino attraverso l’inferno e il purgatorio, e l’ha fatto in modo magistrale. Dopodiché, li ha lasciati liberi. Li ha consegnati alle nostre mani e, ora, sta a noi lettori decidere del loro destinofuturo.

Originale.

 

Paulina Flores


(1988) è nata e cresciuta a Santiago del Cile. Ha esordito con la raccolta di racconti Che vergogna (Marsilio 2019), insignita con il premio Bolaño e selezionata da El País tra i dieci migliori libri del 2016. Acclamata da pubblico e critica – che l’ha definita la voce più importante della nuova letteratura cilena –, nel 2021 Flores è stata inserita da Granta nella sua lista dei venticinque migliori narratori under 35 di lingua spagnola.

 

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