L’istinto dei calamari




Recensione di Claudia Cocuzza


Autore: Fabio Lombardi

Editore: Leone

Genere: Narrativa contemporanea

Pagine: 432

Anno di pubblicazione: 2021

Sinossi. Leonida Lucomagno, ex giornalista caduto in disgrazia dopo essere stato condannato per aggressione nei confronti di una collega, trascorre le sue giornate a pescare calamari sulle coste della Croazia, dove si è trasferito per allontanarsi da tutto e da tutti cercando di dimenticare gli avvenimenti degli ultimi anni. Maria, una suora di origini italiane e dal passato misterioso che gestisce un collegio in Uganda, riesce a mettersi in contatto con l’uomo e a ingaggiarlo per rintracciare una sua ex studentessa, Maddalena. La ragazza, dopo essere stata rapita e costretta a diventare una giovane guerrigliera, ha dato alla luce una bambina che le è stata strappata via con la forza e della quale vengono perse le tracce. Un lungo viaggio che parte dall’Africa e arriva fino all’Italia che racconta di amore materno, di odio e sensi di colpa, ma anche di perdono e riscatto.

Recensione

L’istinto dei calamari” è l’opera prima di Fabio Lombardi e devo dire che ho avuto difficoltà a collocarla all’interno di un genere. Non che la classificazione sia obbligatoria, tutt’altro, ma, a grandi linee, di norma riesco a dire “questo è un noir” piuttosto che “è un fantasy/thriller/romance”.

In questo caso no, non sono stata in grado di etichettarlo in maniera univoca.

Di primo acchito ho detto “è un thriller”: il livello di tensione con cui si apre spiazza il lettore; l’incipit è brutale, ti attacca addosso una sensazione di malessere e ti costringe a mettere in funzione tutti i sensi. Ma definirlo soltanto “thriller” è riduttivo, perché nasce dall’intreccio di più trame, in cui Storia contemporanea, narrativa letteraria e giallo si amalgamano per creare un romanzo dal ritmo incalzante, carico di pathos per diverse ragioni.

Chi è il protagonista?

Si direbbe che sia Leonida Lucomagno, giornalista rampante caduto in disgrazia perché accusato di violenza (verbale) di genere; Leonida è di certo uno dei protagonisti, è il “detective” della situazione, ma non è il solo. Questa storia non esisterebbe se non ci fossero suor Maria, Maddalena, Koni e l’esercito di Resistenza del Signore, Kodwo, la piccola Angela e la Signora con la sua comunità di invasati, e altri secondari che non cito, in un mix ben articolato di figure reali e di fantasia. 

Per inciso, la parte del leone in questa storia la fanno le donne, più combattive di un intero esercito di guerriglieri sanguinari.

I personaggi sono tanti, vero? E sì, sono tanti perché, come vi dicevo, Fabio Lombardi narra una storia, che è essenzialmente una storia d’amore materno, ma per farlo ci parla della campagna di guerriglia iniziata dall’esercito di Resistenza del Signore in Uganda‒ ancora in corso‒, di una comunità pseudo religiosa ‒realmente esistente‒ in cui gli adepti sono ridotti in stato di schiavitù, dei viaggi della speranza di sventurati che si affidano al mare e a gente senza scrupoli pur di fuggire dalla fame e dalla guerra, di organizzazioni umanitarie che dovrebbero vigilare sul destino di bambini a cui la vita ha già sorriso ben poco ma che spesso chiudono un occhio, se non due.

Molti temi, tutti scomodi, tutti attuali, che già parlare di uno o due al massimo sarebbe difficile. 

Fabio Lombardi li affronta senza tralasciarne nessuno, senza essere approssimativo, scegliendo di approfondirne magari uno a discapito di un altro: d’altronde viene dal mondo del giornalismo, la precisione chirurgica nella descrizione degli eventi fa parte del suo DNA.

La narrazione viene portata avanti da più voci e ogni capitolo è raccontato da uno dei protagonisti di questa vicenda. All’inizio possono sembrare storie slegate, mondi distanti, anche geograficamente, ma poi questi mondi si avvicinano, arrivando a convergere in una città, Brescia, verso cui l’autore non rivolge parole proprio lusinghiere. Come fa con tutto il resto, il suo rimane uno sguardo super partes.

Alla fine, il fil rouge che regge la trama è l’amore di due madri, una biologica e una di fatto, ciascuna alla ricerca della propria bambina. 

È una storia di scelte, giuste o sbagliate, obbligate o libere, di rimorsi e di rimpianti, di sogni, infranti o da realizzare.

E l’epilogo di questa storia è davvero struggente.

A sorpresa, proprio in conclusione del romanzo, trovo un appiglio che mi fa credere che Lucomagno sia pronto a ritornare con una nuova vicenda da raccontare.

Chissà, nell’eventualità, sappia che lo aspettiamo.

 

Intervista

Ciao Fabio, grazie per aver accettato l’invito di ThrillerNord.

 “L’istinto dei calamari” è la tua opera prima. La trama è molto complessa, tocca temi che sarebbe già difficile affrontare singolarmente, dalla guerriglia sostenuta dall’Esercito di Resistenza del Signore, tuttora attivo in Uganda, a quello dell’immigrazione e delle pratiche di affido, più o meno legali, che coinvolgono minori provenienti dai Paesi più sfortunati, fino a descrivere i soprusi fisici e mentali messi in atto dagli adepti di una setta pseudo-religiosa. Tu conosci bene questi argomenti, forte della tua esperienza pluridecennale da cronista, ma come li hai affrontati da scrittore? Non hai mai temuto che, essendo appunto la tua opera d’esordio, il “materiale” da maneggiare fosse troppo e troppo esplosivo?

In effetti hai ragione, il libro sviluppa in chiave romanzata alcune vicende reali: una è la storia di una suora che ho conosciuto e intervistato in Uganda ormai 20 anni fa durante un reportage sul dramma dei bambini soldato, un’altra è quella di una setta religiosa che esiste ancora oggi in Italia. Sono vicende che ho raccontato prima come giornalista e ora come scrittore. Devo dirti che la paura di trattare argomenti così difficili non l’ho avuta, per il semplice fatto che è una responsabilità che mi assumo quotidianamente nel mio lavoro di cronista. Come giornalista ho il dovere di affrontare temi come questi, e di farlo con rispetto e serietà etica, e lo stesso ho cercato di fare anche nel libro quando ho raccontato aspetti e sviluppi, frutto solo della mia fantasia, ma inseriti in una cornice che era appunto reale, che insomma non potevo né tradire, né travisare. Il passaggio della traversata su un barcone è quello che mi ha preoccupato di più in questo senso, perché ho cercato di raccontare emozioni e motivazioni molto personali, pur non avendole vissute, ovviamente. Peraltro si tratta di un episodio del libro molto intenso e duro, estremo. Ma spero di averlo reso credibile.

Nel mio romanzo ci sono molti temi difficili, che spero stimolino il lettore a riflettere, ma resta sempre un racconto di azione, un thriller anomalo, certo non un saggio su quei fenomeni.

Mi ha fatto molto più paura, come responsabilità, il fatto che a mano a mano che sviluppavo la storia, siano stati i personaggi femminili a prendere il sopravvento e divenire i protagonisti principali del racconto. Ecco, dover dar vita io – uomo – a ben tre figure femminili così forti, così diverse tra loro per età e indoli, e dover raccontare i loro sentimenti, i loro drammi, i loro pensieri… ecco questa sì, è stata una sfida che mi ha molto preoccupato. E solo ora, nei feedback dei lettori e delle lettrici soprattutto, sto scoprendo che forse sono riuscito a vincerla. Cosa che ovviamente non scontata e che mi fa molto piacere.

Cosa, o chi, ti ha spinto a fare il salto da giornalista ad autore di romanzi?

Guarda, la verità è che tutto è nato quasi come una sfida al contrario, quasi per dimostrare che non ero in grado di scrivere un romanzo. Sul serio. Nei miei oltre trent’anni di professione, come giornalista intendo, più volte mi era stato chiesto perché non scrivevo libri sui casi seguiti, ma io alla fine avevo sempre desistito. Infatti ho preferito raccontare e approfondire quei casi sul mio blog Nera e dintorni. Poi qualche anno fa, una cara amica, Elisabetta Cametti, autrice di thriller molto più affermata di me, ha iniziato a insistere dicendo che io dovevo provare a scrivere un romanzo, perché secondo lei la mia matrice narrativa come cronista era altamente compatibile con il passo di uno scrittore. Ne sono seguite discussioni amicali in cui io ho insistito nel dirle che scrivere di cronaca, e scrivere un romanzo non sono esattamente la stessa cosa. Così alla fine, quasi appunto come una sfida al contrario, mi sono deciso a scrivere L’istinto dei calamari per convincerla che avevo ragione io. Infatti è stata lei la prima a leggere la bozza del romanzo… e siccome le è piaciuto, il progetto è diventato reale. Ma se ben ragioniamo avevamo ragione tutti e due: infatti il mio romanzo è una specie di cross over tra vicende reali e vicende inventate…

La frase che chiude il romanzo, quella che Drago rivolge a Leonida appena rientrato dalla sua missione, lascia intendere che ci sarà una nuova indagine ad aspettarlo. Stai già pensando a un sequel?

Più che pensarci lo sto già scrivendo… sono circa a pagina 200. Ormai ho preso gusto al gioco. Se poi il romanzo diventerà qualcosa di concreto dipende però anche dalla dura e banale legge del mercato: vediamo come andrà L’istinto dei calamari. Ad oggi, al netto di alcune critiche costruttive molto gradite, ho ricevuto attestati di gradimento, ma la prova con il grande pubblico è appena iniziata… comunque il seguito, diciamo, ricalca lo schema del primo libro: una commistione tra reale e immaginato, ma in uno scenario molto diverso, anche se sempre internazionale. E anche in questo caso il povero Leonida è trascinato in una ricerca, senza però mai diventare il protagonista assoluto della storia, come è giusto in fondo per un giornalista: noi dobbiamo osservare gli eventi e raccontarli, indagare e rivelare, ma non dovremmo essere noi giornalisti i protagonisti delle notizie, delle storie che rendiamo pubbliche.

Grazie per la tua disponibilità e un grosso in bocca al lupo dalla redazione di ThrillerNord!

 

A cura di Claudia Cocuzza  

www.facebook.com/duelettricisottountetto/

Fabio Lombardi


Fabio Lombardi è nato a Milano nel 1965. A soli vent’anni inizia a lavorare come giornalista e dopo una gavetta come cronista su quotidiani nazionali come Il Giorno, nel 1993 entra a far parte di Mediaset dove ha lavorato a programmi di grande successo come Studio Aperto, Tg4, Verissimo, e Tg5 con Enrico Mentana, seguendo i principali casi di cronaca nera e giudiziaria. Nella sua lunga carriera è stato anche direttore di un’emittente privata. Ha realizzato un reportage in Uganda sulla condizione dei bambini soldato andato in onda su Canale 5. Attualmente lavora nella redazione di Quarto Grado e Mattino Cinque e scrive sul suo blog personale www.neraedintorni.it. L’istinto dei calamari è il suo esordio letterario per Leone Editore.

 

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