L’ombra della solitudine




Sinossi. L’intraprendente giornalista hacker Enrico Radeschi si ritrova al centro di una serie di misteri che scavano nelle pieghe più oscure di Milano: l’omicidio di una giovane donna dal passato pieno di ombre e il clamoroso assalto a un furgone portavalori. In gioco però c’è molto di più. Fra le strade avvolte dal gelo di febbraio, un’ombra crudele si fa largo nella mente del Danese, il suo fedele compagno di avventure: la figlia, che credeva morta in un attentato, potrebbe essere sopravvissuta, ma come rintracciarla? Decisi a risolvere questi enigmi, Radeschi e il Danese si sostengono a vicenda in un pericoloso intreccio di mosse azzardate e scelte difficili. In sella al Giallone, la sua inseparabile Vespa gialla del ’74, Enrico si lancia anima e corpo nelle indagini, mosso non solo dalla sete di giustizia, ma soprattutto dalla brama di vendetta. Affrontando nemici inaspettati, scoprirà alleanze inedite e una nuova compagna d’avventura: Liz, giovane quanto ingegnosa hacker, pronta ad affrontare ogni pericolo pur di aiutarlo. Tessendo una trama avvincente, Paolo Roversi offre al lettore un romanzo denso di atmosfera, in cui i colpi di scena si succedono incalzanti lungo le vie trafficate della metropoli, illuminate da una luce fioca che cela inquietanti segreti, mentre Radeschi è impegnato in una delle sfide più ardue della sua vita, prigioniero di una verità capace di sconvolgere ogni sua convinzione.

 L’OMBRA

DELLA SOLITUDINE

di Paolo Roversi

Marsilio 2024

thriller, pag.224


L’ombra della solitudine

A cura di Edoardo Guerrini


 Recensione di Edoardo Guerrini

La nuova indagine di Enrico Radeschi è un romanzo che mi ha colpito profondamente. Confesso: sono un lettore neofita dei libri di Paolo Roversi, autore molto conosciuto e quotato, eppure forse proprio grazie a questa mia condizione posso essere più obiettivo possibile, in quanto davvero alla prima esperienza con il mondo letterario dell’autore milanese.

Fin dalle prime pagine sono rimasto colpito dallo stile, dalla tecnica, dalle ambientazioni che ti fanno vivere ben immerso nella metropoli lombarda in cui si svolgono i fatti, città che personalmente non amo in modo particolare, e invece Roversi l’ama davvero, e la fa pure apprezzare al lettore.

Enrico Radeschi, personaggio assai particolare che rappresenta un tipico investigatore “per caso”, estraneo alle forze di polizia, ma che di mestiere fa il giornalista di cronaca nera, gestendo un giornale online dal nome “MilanoNera”, e che ha anche una bella amicizia con il vicequestore Loris Sebastiani, che condurrà le indagini insieme alla fedele agente Carla Rivolta, questo Radeschi dal nome di stampo risorgimentale parla in prima persona, è la voce narrante in molte fasi del racconto.

Ma poi, intercalati ai capitoli in cui Enrico racconta quanto gli accade, ci sono anche diversi altri capitoli, abilmente alternati, in cui il narratore Roversi interviene descrivendo Sebastiani e le sue mosse di indagatore in terza persona. Questa alternanza non dà per niente fastidio, anzi, risulta una grande omogeneità nella visione dell’autore che si rispecchia nei vari personaggi.

Un grande amico di Radeschi è il Danese, soprannome assegnato a un personaggio di origini greche e con una storia di frequentazioni e di reati piuttosto corposa: di recente a Milano c’è stato un grosso conflitto tra bande dell’Est europeo, con tantissime vittime, e il Danese ha delle frequentazioni non estranee a tali vicende, tanto che all’inizio si fa accompagnare dal suo amico a Genova a prelevare da una nave ormeggiata nel porto una cassa piena di kalashnikov, bombe a mano e armi varie.

Ma lo scopo del Danese non è quello di commettere reati in sé: lui vuole ritrovare sua figlia, misteriosamente scomparsa e creduta morta molti anni prima, in oscure vicende in cui era stato coinvolto in paesi dell’Est, ma ora un killer bielorusso ne ha confessato la permanenza in vita.

Di lì a poco il Danese sparirà per un bel po’, ma prima ancora, già al capitolo 7, troviamo Sebastiani alle prese con un cadavere: una ragazza bellissima, escort di mestiere, nom de plume VirginiaLove, brutalmente uccisa da qualcuno che si è divertito ad avvolgerla in un mortale intrico di corde e di nodi avvinghiati sul corpo. Quando Fuster, il collaboratore nonché ad oggi proprietario del giornale di Radeschi, lo chiama per avvisarlo che c’è da “coprire” un delitto, di lì a poco lui arriva sul posto e Loris, prendendolo da parte con tatto, gli rivela la verità: la vittima è Amanda, la ragazza di Enrico!

Pare – elemento questo che sembra non del tutto credibile, ma siamo sempre nel campo di una corretta sospensione dell’incredulità – che Enrico non avesse la più pallida idea del vero mestiere di Amanda: pensava, avendo creduto al racconto di lei, che fosse una manager che si occupava di un’impresa con molti contatti tra Londra, Berlino e New York, cosa che le consentiva di giustificare numerose assenze descritte come riunioni di lavoro o viaggi all’estero.

Mentre si avviano le indagini, il Danese non risponde più al telefono, poco più avanti una banda armata fino ai denti compirà una brillante rapina in autostrada a un furgone blindato, portando via numerosi sacchi colmi di milioni di euro. 

Radeschi, che si era recato di notte a casa di Amanda a cercare elementi indiziari sulla sua morte, viene trovato pesantemente pestato da uno sconosciuto che lo ha preso alle spalle, mentre lui è riuscito solo a reagire graffiandogli una mano prima di soccombere con molteplici fratture alle costole e botte in testa.

Riuscirà a farsi dimettere e tornare a casa, a imbottirsi di antidolorifici e marijuana, e si troverà davanti a un altro problema: un misterioso hacker sta prendendo di mira il sito del giornale, mettendolo fuori uso; però non sembra trattarsi di una banda di malintenzionati, infatti non arrivano richieste di “riscatto”, e dopo un po’ Enrico riuscirà a trovare la persona in questione: è Liz, una ragazzina che vive al piano di sotto.
Ha sedici anni, è perfino più brava di Enrico che pure di queste cose ne sa parecchio, e diventerà una sua bravissima collaboratrice, i due si aiuteranno a vicenda: lui fornendole il suo sottotetto per ospitare due pipistrelli che Liz vuole assolutamente aiutare, lei fornendogli la sua genialità.

L’indagine andrà avanti, scartando un po’ alla volta numerosi sospettati, e arrivando infine al colpevole. 

Naturalmente non si possono svelare troppi dettagli sul seguito, ma quello che è importante è il complesso intrico di sentimenti che pervadono il protagonista e molti altri personaggi, che l’autore riesce a far sentire al lettore con grandissima empatia.

L’ombra della solitudine, che all’inizio del libro oscura la mente del Danese che sente fortemente la voglia di uscirne ritrovando sua figlia, colpirà moltissimo anche Enrico; non soltanto per la perdita dell’amatissima Amanda, perdita che riuscirà a vendicare risolvendo il caso, e neanche per essere stato abbandonato dal Danese, ma anche per la perdita dell’amato Buk, il labrador anzianissimo che Enrico aveva dovuto lasciare a lungo in Toscana, e che con una colta citazione omerica l’autore paragona ad Argo.

Il senso del dolore per queste perdite e l’affetto per gli amici, siano essi umani o animali, sono davvero elementi di grande forza di questo libro, che stimolano lacrime nel lettore e anche un grande rilascio di endorfine quando, grazie all’affetto prodigato dai due piccoli chihuahua, Rimbaud e Bernadette, e anche da Liz e dal suo amore per i pipistrelli, Enrico troverà un po’ di conforto. 

“«Perché i cani vivono meno delle persone?» chiedo affondando la pala nella terra dura.

Diego, per una volta, risponde col cuore.

«C’è un vecchio detto che dice che la gente viene al mondo per imparare a vivere una vita bella che si traduce nell’amare gli altri ed essere brave persone: ecco, i cani vivono di meno perché non hanno bisogno di imparare, loro lo sanno già.»(…) Non trattengo più le lacrime; scavo, sudo e piango.”

Ebbene, in questi passi si sente davvero il cuore di Paolo Roversi, il suo amore per gli animali, per l’essere “brave persone”. E comunque un po’ di ulteriore conforto Enrico lo troverà. 

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Paolo Roversi 


è nato nel 1975. Scrittore, giornalista e sceneggiatore, vive a Milano. Con Marsilio, oltre agli otto volumi della serie di Radeschi, ha pubblicato il dittico Città rossa sulla storia della criminalità milanese degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Ha vinto diversi premi letterari fra cui il Premio Camaiore per la letteratura gialla 2007, il Premio Selezione Bancarella 2015, il Premio Garfagnana in giallo 2015 e il Premio Scerbanenco dei lettori 2020. I suoi libri sono tradotti in otto paesi tra cui Francia, Spagna, Germania e Stati Uniti. Collabora con quotidiani e riviste ed è autore di soggetti per serie televisive e cortometraggi. È fondatore e direttore del NebbiaGialla Suzzara Noir Festival e del portale MilanoNera.