L’ora




tra la donna e la chitarra

Recensione di Francesca Mogavero


Autore: Clemens J. Setz

Editore: La nave di Teseo

Traduzione: Francesca Gabelli

Pagine: 1027

Genere: Thriller/Noir

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. Natalie ha ventuno anni e vive a Graz. Ha sofferto di epilessia durante l’infanzia, ma con il tempo ha sviluppato delle strategie che l’aiutano a prevenire gli attacchi, anche se il pericolo di una ricaduta è sempre in agguato. Abita da sola, frequenta abitualmente il Souterrain, un locale underground dove approccia i clienti con disinvoltura per relazioni occasionali. Ha una grande passione per internet e la tecnologia, cura il suo telefono in modo morboso, maniacale e registra di nascosto le conversazioni che avvengono durante i suoi incontri notturni. Dopo aver conseguito il diploma di assistente per portatori di handicap, Natalie ha trovato lavoro a Villa Koselbruch, un pensionato per ospiti con disturbi fisici e mentali. Le viene assegnato un paziente particolarmente difficile, Alexander Dorm, che si sposta su una sedia a rotelle e ogni settimana riceve la visita di un uomo di nome Chris Hollberg. Parlando con le sue colleghe, Natalie scopre che alcuni anni prima Dorm aveva perseguitato Hollberg con lettere e telefonate, offendendo e minacciando anche la moglie tanto da indurla al suicidio. Alexander odia profondamente le donne e non perde occasione per manifestare a Natalie il suo disprezzo, umiliandola come forse aveva fatto con la moglie di Hollberg. La ragazza però non è impaurita dall’irascibilità di Dorm né si lascia conquistare dall’apparente bonarietà di Hollberg, sospettando che sotto alla loro strana relazione si nasconda qualcosa di più inquietante: decide così di indagare sul loro passato, entrando in un gorgo di perdizione e oscurità in cui sarà a rischio la sua stessa vita. Arriva dalla Germania il thriller best seller di Clemens J. Setz, capace di unire la maestria letteraria di David Foster Wallace alla suspense mozzafiato del noir nordico.

Recensione

Qual è il confine tra disperazione e vendetta, tra amore e solitudine, tra lucidità e perdita della ragione?

Natalie, ventunenne epilettica con la passione per il Nonseq” (“proseguire un pensiero che si era formulato in silenzio, tra sé, e pronunciarlo ad alta voce. Nessuno poteva comprenderlo, quindi era un vero non sequitur”), le chat (e Chat, il gatto) e i vagabondaggi notturni, è nell’occhio del ciclone, quell’unico punto di quasi immobilità fuori dal tempo nel bel mezzo della furia degli elementi.

E che elementi, verrebbe da dire, sicuramente fuori dall’ordinario: forze di pari intensità e opposte che si fronteggiano dinanzi ai suoi occhi fantasiosi, abbracci infantilmente sinceri e indirettamente assassini, cappi travestiti da pacche amichevoli, stalker nei panni di agnelli e viceversa. E poi storie talmente dettagliate da sembrare fandonie, bugie spruzzate di verità, aneddoti con sottintesi inquietanti e sottili, lettere su carte speciali, crudeli poesie di buon compleanno e palline di giornaleche feriscono come proiettili.

E al centro cè Natalie, Alice dei nostri giorni nel Paese della Psiche Abissale, nella profonda tana di Bianconigli ambigui e forse pericolosi, tra le nebbie dei miorilassanti dense come le volute di fumo del Brucaliffo e termini che volano come Farfalle Pane-e-Burro, ognuna con il proprio colore, sapore, profumo e significato – spesso diverso da quello riportato sul vocabolario.

È proprio con i sostantivi, i verbi e compagnia grammatica che la nostra giovane eroina (e lo è davvero) si esercita e si allena per fronteggiare un nemico che nessun altro sembra notare: Natalie analizza, riprende i libri suggeriti dall’ex sempre presente, riascolta registrazioni clandestine, fa correre i propri muscoli sottili e la mente, studia. E il nonsense si scioglie, trova un filo logico in un regno in cui vittima e carnefice si scambiano i ruoli di continuo – o forse “Qui siamo tutti matti”, come direbbe lo Stregatto, politicamente scorretto e irresistibile come ogni felino?

Le sensazioniauriche” del “Grand Mal” (“Era come avere un contatto più caldo, denso e intimo con l’ambiente circostante”), non sono allora le avvisaglie di un attacco destabilizzante e temuto, bensì i segni del “morbo sacro” – così lo definivano nell’antica Grecia – che coglie di sorpresa, sì, ma che in quella momentanea alienazione fa sì che il corpo sia invaso da forze esterne e diventi medium tra questo mondo e l’altro: che si tratti di dei, demoni o di lampi dell’inconscio poco importa, fatto sta che Natalie vede e comprende. E dice di no, rifiuta “l’arrangiamento” stabilito.

Arrangiamento” inteso come accomodamento, accordo – all’interno dell’istituto Hollberg e Dormgodono di un trattamento particolare, fatto di regole non scritte ma rigide e (possibilmente) non modificabili – ma anche come armonizzazione musicale: alla stregua di una chitarra solista, punk e un po’ scordata, la giovane donna, proprio lei che è ha un “torace come un sacco pieno di corna di cervo” ed è priva di quelle forme considerate femminili, spiazza l’orchestra, strappa la partitura ed esegue una musica tutta sua. A tratti improvvisata, stonata e sporca, ma irripetibile e memorabile come il canto di un cigno nero.

In sintesi? Un romanzo difficile, una scrittura originale, capace di raggiungere picchi stilistici elevati anche dove non ce l’aspetteremmo (la scena del “Cum Cookie” è quasi un rito iniziatico), temi scomodi e una protagonista che non conosce il proprio potenziale. Ma noi sì, per fortuna.

 

A cura di Francesca Mogavero

 

Clemens J. Setz


è nato nel 1982 a Graz, dove vive tuttora. Ha esordito nel 2007 con Figli e pianeti che gli è valso l’Ernst Willner Preis nel 2008 e un riconoscimento governativo per il miglior esordio letterario dell’anno. Tra le altre sue opere: Die Frequenzen (2009, finalista al prestigioso DeutscherBuchpreis e vincitore del Bremer Literaturpreis nel 2010) e la raccolta di racconti Die Liebe zur Zeit desMahlstädter Kindes. Nel 2010 la sua opera Mauerschau è stata rappresentata a Vienna, Francoforte e Essen. L’ora tra la donna e la chitarra è in via di traduzione in altri quattro paesi e si è aggiudicato il Wilhelm Raabe Literaturpreis.

 

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