L’orizzonte della notte




Gianrico Carofiglio  


DETTAGLI:

Editore: Einaudi

Collana: Einaudi stile libero  

Genere: legal thriller

Pagine: 288

Anno edizione: 2024

Sinossi. Una donna ha ucciso a colpi di pistola l’ex compagno della sorella. Legittima difesa o omicidio premeditato? La Corte è riunita in Camera di Consiglio. In attesa della sentenza l’avvocato Guerrieri ripercorre le dolorose vicende personali che lo hanno investito nell’ultimo anno. E si interroga sul tempo trascorso, sul senso della sua professione, sull’idea stessa di giustizia. Un’avventura processuale enigmatica, dal ritmo impareggiabile, che si intreccia a un’affilata meditazione sulla perdita e sul rimpianto, sulle inattese sincronie della vita e sulla ricerca della felicità.

 Recensione di Renata Enzo

Gianrico Carofiglio ritorna in libreria e riporta sulla scena il suo personaggio più caro, l’avvocato Guido Guerrieri.

Come nei romanzi precedenti, la trama attraversa due linee narrative.
Da un lato il processo che vede Guerrieri impegnato nella difesa di Elvira Castell, una donna che ha sparato al compagno della sorella, convinta che sia stato lui a spingerla al suicidio.  Dall’altro il suo percorso interiore, che costringe l’avvocato ad affrontare le sue paure e a cercare aiuto in uno psicoanalista, colto e capace, come il dott. Carnelutti.

A sessant’anni, Guerrieri fa i conti con il trascorrere del tempo ed è una sinfonia d’autunno quella che accompagna le pagine di questo splendido romanzo, L’orizzonte della notte. 

Il tormento interiore è un tema caro alla letteratura thriller a partire dal capolavoro di Dostoevskij. Ma in Delitto e castigo e in tanti altri romanzi che si sono succeduti, il tormento affligge chi si è macchiato del delitto. Ne L’orizzonte della notte, è l’avvocato difensore che vive l’intensità triste ed intima di un dolore che lo accompagna nei gesti e nei pensieri. 

I segnali del tempo che passa si colgono già nelle prime pagine, all’inizio con un po’ di ironia e di fastidio, come quando Guerrieri si sente chiedere dall’ispettore Lanave, decano della squadra mobile e ormai vicino alla pensione: 

“Lei non ha voglia di smettere? Per quello che mi ricordo siamo coetanei, anche se, certo, il lavoro di avvocato è diverso. Questo riferimento al fatto che fossimo coetanei da parte di uno che stava per andare in pensione mi provocò un insensato quanto penetrante fastidio.”

Qua e là,  ritornano i riferimenti alla morte e al tempo che passa e tutto il romanzo è pieno di segnali che evocano lo scorrere inesorabile del tempo e che Guerrieri interpreta come una narrazione funesta: “Diamo senso alle cose e alle nostre vite interpretando fatti e circostanze anche casuali e inserendoli in una trama narrativa”.   

Dare un senso ed interpretare i segnali è una fase fondamentale anche nell’indagine.
Qui gli indizi appaiono sotto forma di cocci di bottiglia.

Hanno un significato per Guerrieri e per l’investigatore Tancredi, che li ha individuati sulla scena del delitto. Ma non hanno alcun significato per la polizia, che non li ha neppure repertati.
Guerrieri si chiede se esista davvero qualcosa che non ha alcun significato per chi la percepisce o, meglio, se esista qualcosa se non è percepito. È come la questione “dell’albero che cade rovinosamente nella foresta deserta. Se non c’è nessuno a sentire il rumore, si può dire che il rumore esista? Se non c’è nessuno a leggere un libro, si può dire che questo libro esista?”

Eppure quei cocci sono importanti perché rimandano ad una possibile minaccia da parte dell’uomo a Elvira Castell: potrebbero giustificare la sua reazione.
Elvira, infatti, dopo un’iniziale amnesia riconquista a poco a poco la memoria del trauma e ricorda di essere stata aggredita, di aver dovuto reagire sparando. È da qui che Guerrieri fa partire il suo castello probatorio di difesa, incrociando prove e testimonianze.

Lucido e preciso, come sempre nei romanzi di Carofiglio, è il resoconto delle varie fasi processuali e delle procedure previste dal codice: spesso si tratta di divagazioni affascinanti, mai inutili o superflue. 

Man mano che il dibattimento in aula prende forma, Guerrieri prepara la sua arringa finale basata sull’omicidio per legittima difesa ma, in realtà, il punto su cui poggia il suo argomentare è il dubbio e la fallibilità umana. Si può condannare una persona al carcere a vita senza averne assoluta certezza, se la verità non trionfa ancora sul ragionevole dubbio?  È una domanda che Guerrieri pone ai giurati e che Carofiglio rivolge, invece, a noi lettori, insieme a molte altre riflessioni che rimangono aperte anche dopo aver chiuso il libro.

Non mancano, infine, i momenti di intenso lirismo e ci troviamo, con Guerrieri, a rimirare il mare nella notte, senza più un orizzonte apparente, nel buio che attende finalmente l’alba e la luce.
Sono felici pennellate finali  che si aggiungono ad un capolavoro del giallo italiano contemporaneo, malinconico e struggente.   

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Gianrico Carofiglio


è un autore, ex magistrato ed ex politico italiano. Magistrato dal 1986, ha lavorato come pretore a Prato, Pubblico Ministero a Foggia e come Sostituto procuratore alla Direzione distrettuale antimafia di Bari. È stato eletto senatore per il Partito Democratico nel 2008. Il suo primo romanzo è del 2002, Testimone inconsapevole, edito da Sellerio. Con quest’opera Carofiglio ha inaugurato il legal thriller italiano. Il romanzo, che introduce il personaggio dell’avvocato Guido Guerrieri, ottiene vari riconoscimenti riservati alle opere prime, tra cui il Premio del Giovedì “Marisa Rusconi”, il premio Rhegium Iulii, il premio Città di Cuneo e il Premio Città di Chiavari. Sempre con protagonista Guerrieri, da Sellerio seguono nel 2003 Ad occhi chiusi (premio Lido di Camaiore, premio delle Biblioteche di Roma e “miglior noir internazionale dell’anno” 2007 in Germania secondo una giuria di librai e giornalisti) e nel 2006 Ragionevoli dubbi, premio Fregene e premio Viadana nel 2007, premio Tropea nel 2008. Tra i suoi numerosi libri ricordiamo Il passato è una terra straniera (Rizzoli, 2004), premio Bancarella 2005, da cui è tratto l’omonimo film prodotto da Fandango nel 2008; con il fratello Francesco la graphic novel Cacciatori nelle tenebre (Rizzoli 2007), premio Martoglio; L’arte del dubbio (Sellerio 2007); Né qui né altrove (Laterza 2008); Il paradosso del poliziotto (Nottetempo 2009); Le perfezioni provvisorie (Sellerio 2010); Il silenzio dell’onda (Rizzoli 2011), Il bordo vertiginoso delle cose (Rizzoli 2013), La casa nel bosco (scritto con il fratello Francesco, 2014). Tra le più recenti pubblicazioni Einaudi si ricordano: Una mutevole verità (2014) e la nuova indagine di Guido Guerrieri La regola dell’equilibrio, Passeggeri notturni e L’estate fredda (2016); Alle tre del mattino (2017), La misura del tempo (2019) e Non esiste saggezza. Edizione definitiva (2020). Altre sue pubblicazioni sono: Della gentilezza e del coraggio. Breviario di politica e altre cose. (Feltrinelli, 2020), La disciplina di Penelope (Mondadori, 2021), La nuova manomissione delle parole (Feltrinelli, 2021), Rancore (Einaudi, 2022), L’ora del caffè. Manuale di conversazione per generazioni incompatibili (Einaudi, 2022) e L’orizzonte della notte (Einaudi, 2024). Nel 2016 ha vinto il Premio Speciale alla carriera della XXVII edizione del premio letterario Castelfiorentino di Poesia e Narrativa.

A cura di Renata Enzo

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