Loro sono Caino




Recensione di Francesca Giovannetti


Autore: Flavio Ignelzi

Editore: Augh! editore

Collana: Ombre

Genere: Thriller

Pagine: 156

Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi. Una giovane donna scappa dalla città, dalla vita universitaria, dalle amicizie, ma soprattutto dall’ex fidanzato, violento e misogino. Torna al paese d’origine e si rifugia nella casa della sua infanzia in mezzo ai boschi, tra le mura del suo passato. Il meteo annuncia l’arrivo di una bufera fuori dal comune, un evento meteorologico senza precedenti. Il paese si mobilita, gli abitanti fanno incetta di provviste e si barricano in casa. Una commessa di mezza età, che frequenta chat erotiche, ha finalmente deciso di incontrare il suo spasimante più insistente, proprio la notte della bufera. E sul paese piovono ragni. “Loro sono Caino” è una favola nera scheggiata come un mosaico: ogni frammento va a comporre la scena, ipnotica e apocalittica. Raccontata col passo del noir e con l’inquietudine del gotico rurale, è una narrazione oscura, di amore e di castigo, di colpa e di espiazione, in cui nessuno è innocente.

Recensione

Ogni capitolo è una tessera, ogni pagina scritta è indispensabile. Il racconto sospeso fra presente e passato catapulta in un universo oscuro fin troppo vicino. Una donna abusata, un uomo violento, un paese in cui il pregiudizio non muore, la ricerca di evasione in fugaci incontri sessuali con sconosciuti, il desiderio di un sentimento vero e libero. 156 pagine soffocanti, create fra la realtà e il paranormale. Temi scottanti e attuali, la violenza sulle donne e il pregiudizio radicato nella comunità, si mischiano con credenze antiche.

Il fulcro di tutto è lei, la “ianara”, strega con fattezze di donna, portatrice di male. Era maledetta e con lei tutta la sua discendenza. Non importa quanto lontano possa correre o avere intenzione di fuggire, la ianara torna alla sua terra, con il marchio in vista, additata e conosciuta da tutti. Non è un mistero chi sia, la ianara, e quali siano le sue perversioni, le sue colpe.

C’è lei, ci sono gli altri, “loro sono Caino, noi siamo Abele è questa la formula che ciclicamente ritorna nel libro. Un viaggio nel buio della mente umana del singolo e della comunità. Strade che si snodano fra passato e presente, fra reale e surreale, fra verità e menzogna, fra ciò che è e ciò che sembra, fra ciò che sarà e ciò che avrebbe potuto essere.

Loro sono Caino, noi siamo Abele” Caino sopravvive, maledetto per sempre, Abele muore. Il bene che soccombe al male. Un ritmo narrativo incalzante, sospeso in ambienti scuri e minacciosi: una tempesta fuori dal comune, una calamità inaspettata. La ianara, di lei non sappiamo neanche il nome, perché l’appellativo è più che sufficiente. Loro invece i nomi li hanno, Santino, Rosetta, Artemio ma i nomi non sono importanti: sono soltanto “loro”. Accomunati da giudizi affrettati e implacabili, neri come la tempesta che li travolge.

L’umanità si allontana debole sullo sfondo, la crudeltà alimentata da antiche credenze e ricordi mai cancellati. Un abisso, della mente e del cuore, dove tutto sprofonda. Un libro con una connotazione gotica ben marcata, scritto con la fluidità di chi è padrone della lingua. Una storia antica e moderna, messa insieme in un altalena tra passato e presente. Un’opera con una struttura dinamica e solida, allo stesso tempo. Un libro che lascia il segno. Loro sono Caino, noi siamo Abele.


Intervista 

Qual è la sua formazione come scrittore? Ha seguito corsi, scuole di scrittura, ha letto manuali specifici?

Ciao ThrillerNord. Innanzitutto grazie per l’ospitalità. Non ho mai seguito corsi o scuole. Sono un autodidatta a tutti gli effetti. Ho provato a migliorare la mia scrittura soprattutto con la lettura (e l’imitazione) dei maestri, sebbene in diverse occasioni mi sia capitato di consultare qualche manuale. I maggiori insegnamenti penso di averli ricevuti dai tanti editor con cui mi sono confrontato per la messa a punto dei miei racconti: ogni volta è stato un rimettersi in gioco senza considerare niente per scontato.

Loro sono Caino” è il suo primo romanzo. La sua produzione letteraria riporta molti racconti. Qual è la differenza tra scrivere un racconto e scrivere un romanzo? Qual è il genere in cui preferisce muoversi come scrittore

La differenza non è nel numero di pagine. La scrittura breve possiede una sintesi appassionata che si può accostare più alla mistica poetica, e per questo richiede anche una diversa attitudine espositiva. Penso che la mia naturale propensione, per come le storie prendono forma nella mia mente, sia quella di muovermi in un numero di battute limitato. D’altronde anche “Loro sono Caino” potrebbe considerarsi un racconto lungo (particolarmente lungo) più che un romanzo breve.

Il romanzo ha una spiccata vena gotica. Quali sono gli autori del genere che più l’hanno colpita?

Sono sempre stato attratto dalle storie strabilianti e perturbanti (gotiche e non): King, Palahniuk, Coupland (per fare qualche nome). In Italia mi ha colpito molto il movimento “cannibale” e le sue efferate sperimentazioni linguistico/concettuali (Nove, Governi, Galiazzo). Tuttavia penso che per “Loro sono Caino” i genitori putativi possano considerarsi romanzi come “Mette pioggia” di Tetti, “Neve, cane, piede” di Morandini, “La lucina” di Moresco, “La vita felice” di Varvello, ma soprattutto “Apocalisse” e “Il tornado di Valle Scuropasso” di Sclavi.

Flavio Ignelzi


Flavio Ignelzi è nato a Benevento, ma vive a Caserta. Ha scritto di musica per “Salad Days Magazine”, su carta e sul web. È un amante della narrativa breve. Suoi racconti sono apparsi in “Verde Rivista”, “Cadillac”, “CrapulaClub”, “Spaghetti Writers”, “L’Inquieto”, “Carie”, “Squadernauti”, “Stanza 251”, “Lahar” e in diverse antologie. Ha curato le tre raccolte “Oschi Loschi”, selezioni di narrativa sannita contemporanea. “Loro sono Caino” è il suo primo romanzo.

 

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