L’ultima corsa per Woodstock





Recensione di Marina Morassut


Autore: Colin Dexter

Editore: Sellerio Editore Palermo

Traduzione: Luisa Nera

Genere: narrativa gialla

Pagine:  364

Anno di pubblicazione: 2010

Sinossi. Con Colin Dexter, a detta dei critici, siamo ai piani alti dell’arte del poliziesco. Uno scrittore di timbro classico, da paragonare a Ruth Rendell e P. D. James. L’ambientazione è tipicamente inglese: l’Inghilterra da cartolina, dei pub e dei sobborghi verdi, cui però si aggiunge subito il graffio della violenza e delle sordide passioni. Limpida è la razionalità del puzzle, privo di effetti appariscenti e senza l’eccitante dell’azione a tutti i costi: ma l’enigma dell’intreccio non è mai creato grazie alla trovata cervellotica, semmai sono le sorprese che riserva la vita quotidiana a rimescolare e confondere. E l’umanità dei personaggi, così come il retroterra culturale che sostiene ogni pagina, affiora soprattutto nell’ininterrotto filo di ironia, a volte amara, a tratti malinconica, perfino ammiccante con i lettori alle spalle dei protagonisti della narrazione. Insomma nei romanzi di Colin Dexter scopriamo una prova, tra le più interessanti e riuscite, di rinnovamento del giallo inglese tradizionale. L’ispettore E. Morse e il suo aiuto, il sergente Lewis, sono in «L’ultima corsa per Woodstock» al loro esordio da protagonisti della serie che comprende più di dieci casi. Si sono presi subito, quando Morse ha chiesto al subalterno: «Crede che stia perdendo tempo?» e Lewis ha risposto senza affanno: «Sì signore». Il sergente ha appreso presto a concepire come utili all’inchiesta i cruciverba del superiore, la passione per Wagner, i sarcasmi fuori luogo, il bere, la solitudine. L’occhio scrutatore di Morse, infatti, sembra sempre rivolto verso l’interno, dentro lui stesso mentre guarda la vita degli altri scivolare in cupi drammi. All’inizio, la bella Sylvia Kaye, scomparsa alla fermata per Woodstock, ritrovata ore dopo uccisa in modo brutale nel pub a nord di Oxford, era sembrata l’interprete di una tragedia di ordinario orrore. L’inchiesta s’era avviata agevolmente. Tanto che «Morse si era sentito fiducioso nelle proprie capacità, come uno studente che, alle prese con un insidioso problema di matematica, in segreto si tenga accanto il libro delle risposte». Presto però una ragazza cocciuta e intelligente aveva aperto le prime crepe nel castello di sabbia dell’investigatore. E non era stato l’unico contrattempo. Una serie esasperante di trabocchetti, false piste, colpi di scena, convinceva Morse che, forse, «il libro delle risposte conteneva un errore».

Recensione

Per la serie di “quanto piacciono ancora – e molto – i classici del genere giallo/poliziesco, non possiamo non avere nella nostra collezione i romanzi dello scrittore britannico Colin Dexter, e nello specifico il primo romanzo poliziesco pubblicato nel 1975, con protagonista il famoso ispettore capo Morse, della Thames Valley Police di Oxford.                                                                  

E non è solo una questione di classico, perché qui, humor inglese a parte, siamo anche in presenza di una vasta erudizione letteraria accompagnata da una vera e propria passione per l’enigmistica e le parole crociate, non facendo mancare nemmeno competenze musicali fuori dal comune.

Ma allora, di cosa stiamo parlando? Letteratura? Giochi enigmistici? Musica…?

E’ presto detto: siamo in presenza di un intricato giallo, e più precisamente della scomparsa di una ragazza che viene trovata solo dopo qualche ora nel parcheggio del pub di paese, barbaramente uccisa, dopo aver presumibilmente subito un tentativo di stupro, stando agli indizi che lo stesso Morse e il sergente Lewis si trovano ad analizzare.

Abbiamo accennato ad un intricato giallo: ebbene sì, forse perché i protagonisti che avrebbero potuto usare violenza alla ragazza sono molteplici. Dal giovane John Sanders che in quella sera di mercoledì 29 settembre la trova nel parcheggio, dopo averla attesa a lungo all’interno del pub dove avevano appuntamento. O forse l’amica che l’accompagnava quella sera e che si è misteriosamente volatilizzata.

Forse una collega di lavoro? O un professore universitario?

Chi, fra queste persone che in condizioni normali sarebbero irreprensibili e fuori da un qualsiasi contesto di violenza, potrebbe aver raccolto una pesante chiave inglese di metallo, facendo finire una vita che si era appena affacciata alla vita stessa? Ma poi, che cosa sappiamo di Sylvia Kaye? Perché qualcuno avrebbe voluto por termine alla sua vita?

L’autore, pur non creando un giallo che fa della tensione e dell’ansia la sua cifra stilistica, pure ci introduce immediatamente nell’ultima serata della vittima, fra testimoni che poi deporranno in merito agli ultimi istanti in cui è stata vista ed un’amica reticente, che invece di farsi avanti con la polizia per aiutare ad identificare l’assassino, si nega, forzando la polizia a scatenare una caccia serrata per trovare questa ragazza o donna, e per cercare di identificarla.

Quest’autore, almeno in questo primo episodio, cela per una sorta di pudore talmente tanto la morte della ragazza al lettore che solamente verso la fine del romanzo lo metterà a parte delle reali condizioni in cui l’assassino ha abbandonato il corpo della vittima, nonché della reale efferatezza con cui la ragazza è stata uccisa.

E c’è soprattutto qualcosa di molto inusuale, in questo giallo: il modo di procedere dell’ispettore capo Morse, che sembra inizialmente “marciare” a tentoni e per tentativi, piuttosto che seguire una procedura ben collaudata. Del resto, come la stessa casa editrice Sellerio sottolinea, in questo primo romanzo della serie con protagonista Morse ed il sergente Lewis, che gli fa da spalla, c’è un puzzle di interazioni che però non abbisogna di effetti appariscenti come l’azione adrenalinica, lo splatter o l’ansia a tutti i costi: qui è proprio l’intreccio della storia che nasce da protagonisti con una vita alle spalle quale potrebbe benissimo essere quella reale ed un retroterra culturale che fa sì che il tutto si intrecci  con umana emotività e contribuisca cosìalla riuscita di questo splendido poliziesco.

Amara ironia, a tratti goliardia e voglia prepotente di vivere, pur tra gli affanni quotidiani, ed alcune situazioni spia degli anni in qui questo giallo è stato scritto, condite da una malinconia latente: e si giungerà alfine, anche troppo presto, ad un finale che si prospetta doloroso per tutti, chiunque sia alla fine l’assassino, perché coinvolge a doppio filo molte vite, stravolgendo la quiete del paese. Un paese vicinissimo alla cittadina universitaria di Oxford, dove la tradizione profondamente “british” è ancora di casa nel 1975 – e forse ancor oggi – e che al suo interno, nonostante la visione da vagheggiata cartolina, nasconde al contempo sordidezze e vite sfinite.  

Parlavamo di classico, ma a ben vedere, questo giallo/poliziesco non è una ripetizione dei capostipiti inglesi che l’hanno preceduto. Affatto. Colin Dexter inaugura qui un classico che si reinventa sulle vestigia della più alta tradizione del genere.

L’ispettore E. Morse (ed il lettore dovrà penare a lungo prima di scoprire il nome del battesimo di questo burbero e scattoso uomo) e il suo aiuto, il sergente Lewis, sono in L’ultima corsa per Woodstock al loro esordio, anche come coppia. La fama di Morse è già consolidata all’interno del dipartimento di polizia della Thames Valley di Oxford, ma solo il suo “aiutante” scoprirà quanto egli possa essere odioso, mentre segue ininterrottamente un caso, tra la passione per Wagner e i cruciverba, la beffarda causticità molte volte non necessaria e gli attacchi d’ira, il bere e la solitudine, tipica di chi sta al comando e deve prendere decisioni da cui dipende la vita di altri esseri umani.

A cura di Marina Morassut
libroperamico.blogspot.it

 

Colin Dexter


Considerato uno dei più importanti esponenti contemporanei del poliziesco classico. Dexter è stato educato alla St. John’s Infants School, Bluecoat Junior School, dalla quale ha ottenuto una borsa di studio per la Stamford School , una scuola pubblica per ragazzi. Dopo aver lasciato la scuola, Dexter completò il suo servizio nazionale con il Royal Corps of Signals e poi lesse Classics al Christ’s College di Cambridge , laureandosi nel 1953 e conseguendo un master nel 1958. Dexter è stato uno dei massimi specialisti britannici di enigmistica e soprattutto di parole crociate, dote che utilizzò spesso nelle complicate trame dei suoi libri e che volle trasmettere al suo investigatore. Nel 1954, Dexter iniziò la sua carriera di insegnante nelle East Midlands , diventando assistente maestro dei classici ( latino, greco) alla Wyggeston School , Leicester . Fino al 1966 Dexter ha lavorato come insegnante ma il progredire della sordità, che lo affliggeva fin da giovane, lo ha costretto a lasciare la cattedra e dedicarsi a compiti amministrativi all’Università di Oxford. Nel 1988 andò in pensione. Nel 1999, per ulteriori problemi di salute (soffriva di diabete), Dexter decise di concludere la serie dell’ispettore Morse e ritirarsi dall’attività letteraria, fatta eccezione per qualche successivo racconto sparso. Solo nel penultimo romanzo di Dexter, Death Is Now My Neighbour, viene rivelato il nome di battesimo di Morse, tenuto segreto – esclusa la lettera iniziale per l’intero ciclo. Nel 2000 dichiarò di condividere le stesse opinioni sulla politica e la religione dell’ispettore Morse, che fu ritratto nel romanzo finale Morse, Il giorno del rimorso , come ateo. Nello stesso anno venne insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico (OBE). Dexter muore il 21 marzo 2017 nella sua casa di Oxford, sarà il suo editore Macmillan ad annunciare pubblicamente la sua scomparsa.

 

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