L’uomo che guardava… 




 L’uomo che guardava attraverso i volti

di Eric-Emmanuel Schmitt

E/O edizioni

Alberto Bracci Testasecca ( Traduttore )

narrativa straniera, pag.313

Sinossi. Augustin Trolliet, orfano dalla nascita, dorme dove trova, perlopiù in edifici abbandonati, si lava nei bagni della stazione, mangia appostandosi davanti ai fast food nella speranza che un cliente, uscendo, butti nella pattumiera lì vicino un mezzo hamburger o un cartoccio di patate fritte non finite, e lavora come stagista non retribuito al giornale Demain di Charleroi, operosa città del Belgio. Una vita decisamente misera, che però subisce un’impennata quando Augustin si ritrova casualmente a essere testimone di un feroce attentato terroristico. Al giornale le sue quotazioni salgono, ma la sua presenza sul luogo dell’esplosione e il fatto che sia l’unico ad aver visto in faccia il terrorista suscitano i sospetti del commissario Terletti, che comincia a rendergli la vita impossibile. Augustin ha un’altra prerogativa: vede i morti. O meglio, vede i morti che per qualche motivo sono rimasti legati a certi vivi. Mandato dal giornale a intervistare il celebre scrittore Schmitt sulla recente ondata di violenza terroristica, Augustin e il romanziere parlano invece dello strano dono del giovane. Augustin vede intorno a Schmitt una folla di morti che accompagnano e ispirano lo scrittore: morti eccellenti come Mozart, Diderot o Molière. Schmitt è sbigottito e affascinato. Quanto all’ondata di violenza, apparentemente inconciliabile con la benevolenza di Dio, entrambi concludono che l’unico a poter fornire spiegazioni in merito è Dio in persona. Ispirato e impressionato dalla particolare sensibilità di Augustin, Schmitt gli propone allora un viaggio con l’ayahuasca, miscela sciamanica di piante allucinogene, con il preciso intento di incontrare Dio. Pur tra mille peripezie l’incontro avverrà e Augustin parlerà con Dio. Ma le risposte che otterrà non sono quelle che si aspettava e nemmeno quelle che possiamo aspettarci noi lettori. È solo l’inizio di una vicenda, oscillante tra il metafisico e l’indagine poliziesca, che dopo continui colpi di scena porterà a un finale del tutto inaspettato.


A cura di Marina Toniolo


 Recensione Marina Toniolo

Charleroi non è Parigi né Londra né New York. Anche quando è sveglia, Charleroi dorme. Sbatte gli occhi al momento di mangiare e mostra brevi segni di attività nel tardo pomeriggio, all’ora di punta, anche se, incollate una all’altra, le macchine danno un’impressione di sosta più che di impazienza. Da molto tempo l’immobilismo ha preso domicilio a Charleroi”.

Ecco che ad animare improvvisamente la città, purtroppo, ci pensa una ragazzo che si fa esplodere di fronte ad una chiesa, mentre è in corso un funerale. Augustin lo sta seguendo, incuriosito dal dialogo svolto tra l’attentatore e un piccolo fantasma che gli svolazza attorno alla testa. Perché Augustin ha il curioso dono di poter vedere i morti che si attaccano a certi vivi. Non bastasse, il protagonista è un orfano cresciuto in case famiglia, di aspetto miserevole che vive senza fissa dimora. Lavora come stagista non retribuito in un giornale di Charleroi sotto le direttive di un uomo prepotente e manipolatore. Forse l’intento di Schmitt è di ricordarci un passo del Vangelo che recita ‘gli ultimi saranno i primi’ e chi è più primo di Augustin per un eventuale colloquio con lo stesso Dio? Partito alla ricerca di Schmitt filosofo e autore, Augustin pratica un’esperienza psichedelica tramite l’ayahuasca sotto il suo suggerimento. Essendo un giusto ed avendo la facoltà di vedere i defunti, è la persona più indicata per un’esperienza sovrannaturale. Con questo metodo potente l’autore può parlarci direttamente del suo credo come esperienza divina ed approfondire tematiche scottanti come il terrorismo a matrice islamica.

È l’uomo attraverso Dio che compie atti malvagi o è Dio che tramite l’uomo che compie la sua giustizia?
Fin dove può arrivare il libero arbitrio? Può l’ignoranza portare ad un maggior integralismo e di conseguenza ad una maggiore violenza?

Con un testo delicato e raffinato Eric-Emmanuel Schmitt mostra le principali differenze tra le tre grandi religioni monoteiste con un nuovo punto di vista: quello del Dio scrittore della Bibbia, del Vangelo e del Corano.

Attorno ruota la vicenda di Augustin alle prese con la polizia per aver visto l’attentatore in faccia e che stringe una parvenza di amicizia con Momo, il fratello minore.

Personalmente non amo i testi autocelebrativi come questo dove l’autore compare in prima persona. Tuttavia riconosco che, a distanza di qualche giorno dal termine della lettura, una sensazione piacevole mi sale dal cuore poiché molte delle domande che l’uomo si pone nel corso della vita hanno una possibile spiegazione.

Perché Dio permette la violenza che permea ogni nostro giorno?

Cercando di dare un senso all’ineffabile, Schmitt pungola l’intelletto spingendosi a volte fino al limite della fede. Ho amato molto al cinema la trasposizione di ‘Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano’: già allora, grazie anche alla interpretazione di Omar Sharif, comprendevo la complessità dei rapporti e la vicinanza tra ebrei e musulmani. ‘L’uomo che guardava attraverso i volti’ è una parabola per i nostri giorni ma può essere letto benissimo anche come testo non religioso.

‘Il lettore rigoroso delle quattro testimonianze elabora un testo suo, un testo che compone tramite paragoni e controlli incrociati. Idealmente vengono composti cinque Vangeli, i quattro degli apostoli più quello del lettore’.

Può essere un’ottima lettura alternativa, mantenendo la giusta dose di criticità. Cosa che è l’intento finale dell’autore.

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Eric-Emmanuel Schmitt


Eric-Emmanuel Schmitt è nato a St. Foy Les Layons nel 1960. Ha studiato musica e letteratura e si è laureato in filosofia presso la École Normale Supérieure nel 1983. Dopo aver ottenuto un dottorato nel 1987 è diventato “maître de conférences” all’Università di Chambéry. È autore di racconti, romanzi e di opere teatrali tradotte e rappresentate in tutto il mondo ed è considerato uno degli autori di maggior successo nel panorama della drammaturgia francese contemporanea. I suoi romanzi sono tradotti in molte lingue. 

A cura di Marina Toniolo

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