Milano a mano armata




Recensione di Laura Salvadori


Autore: Romano De Marco

Editore: Piemme

Genere: poliziesco

Pagine: 249

Anno di pubblicazione: 2020

Sinossi. Matteo Serra è uno sbirro corrotto. Viene colto in flagrante dai carabinieri durante uno scambio di droga, ma i suoi superiori non possono permettersi di sbatterlo fuori dalla polizia. Perché Serra sa troppe cose. Nei suoi dossier segreti, ha raccolto informazioni su molti nomi che contano, quelli di politici, banchieri, alti prelati. Ma Roma, per lui, ormai è terra bruciata e deve essere trasferito altrove. La sua destinazione sarà Milano, aggregato al Nucleo operativo crimini violenti del commissario Andrea Gherardi. Mentre la città è messa sotto assedio dalla ‘ndrangheta, che ha stretto un patto di ferro con i colombiani per impadronirsi dell’intero traffico di cocaina nel capoluogo lombardo, l’arrivo di Serra provocherà una escalation di eventi che coinvolgeranno tutti i membri della squadra, dando il via a una reazione a catena di corruzione e violenza dalla quale nessuno resterà immune.

Recensione

“Milano a mano armata” non è un romanzo che si può lasciare sul comodino ad attendere di essere letto con calma, prima di dormire, un pizzicotto di pagine per volta.

“Milano a mano armata” va gustato tutto intero, in un boccone solo, a costo di tirare tardi.

Sono rimasta emotivamente colpita da questo graffiante romanzo, che vide la luce nel 2011 e oggi torna a godere di nuova visibilità grazie a Piemme Editore, che ha già pubblicato diversi lavori di questo brillante autore fra cui anche il nuovo lavoro Il cacciatore di anime.

Difficile trovare gli aggettivi necessari a definire Romano De Marco. De Marco è prima di tutto uno che non spreca le parole. Le sue sono quelle giuste, per quantità e per qualità, a descrivere e definire le sue storie e i suoi personaggi. E poi è uno che prende spunto dalla realtà e la migliora di netto, nel bene e nel male. Che sa leggerla, sa interpretarla, sa tirarne fuori ciò che serve per fare di un romanzo un romanzo coi fiocchi. De Marco è anche un geniale interprete dei fatti e sa immaginare quello che turbina sul fondo, tra i sedimenti e i miasmi della società attuale, senza lasciarsi intimidire, né contaminare.

In “Milano a mano armata” troneggia la figura di  Matteo Serra. Un personaggio che da solo riempie tutta la narrazione.

Serra è il perfetto esempio di manipolatore. Un poliziotto corrotto, che sa come sgusciare tra i meccanismi perversi della malavita, con un sorriso maledetto sulla faccia e un fisico implacabile, che sa dispensare dolore, sconfitta, inganno e morte. Un uomo la cui reputazione lo precede, che da solo tiene in pugno l’Italia che conta. Ma Serra è davvero ciò che si dice di lui?

Serra si infiltra nella squadra guidata dal Commissario Ghelardi, un uomo integerrimo, saldo, la cui moralità è agli antipodi con quella, discutibilissima, di Matteo Serra. Subito è palpabile la competizione tra i due. Matteo, come un serpente che si insinua sottopelle, semina discordia e false apparenze. Chi è, in realtà? L’uomo che appare come un  miracolo a salvare la pelle dei suoi compagni? O l’uomo che usa le loro debolezze per colpirli alle spalle e tradirli?

La cornice che accompagna le loro vicende è un meccanismo perfetto di corruzione, sete di potere, favoritismi, segreti di stato, nefandezze. E’, a ben vedere, lo specchio perfetto della nostra società, che De Marco disegna senza utilizzare filtri. Il risultato è un romanzo che inchioda il lettore alle pagine e lo costringe a scendere a patti con il marciume che ci circonda.

Salvo rendersi conto che, quando tutto sembra chiaro, c’è sempre chi ci ha tirato un brutto scherzo.

Un grande plauso a Romano De Marco, che ha confezionato un piccolo capolavoro noir, dove le nefandezze non si vergognano mai di essere tali. Dove il doppiogioco è un gioco da ragazzi. Dove la corruzione trova sempre motivo di germogliare indisturbata, senza causare troppo clamore.

Una costruzione da brivido, avvolta da un incredibile realismo e una ambientazione che sembra una sceneggiatura, tanto è densa di effetti speciali e colpi di scena.

Alla fine, la genialità, anche quella al soldo del Male, trova qui la sua celebrazione. E il piccolo miracolo di De Marco è proprio quella malcelata voglia di stringere la mano al cattivo, perché è comunque un cattivo incredibilmente in gamba!

Una lettura implacabile, rossa di sangue e nera di povere da sparo. Una lettura che non dà scampo a nessuno e che resta a lungo sulla nostra pelle come un marchio a fuoco.

 

 

Romano De Marco


Classe 1965, è responsabile della sicurezza di uno dei maggiori gruppi bancari italiani. Esordisce nel 2009 nel Giallo Mondadori con Ferro e fuoco, ripubblicato in libreria nel 2012 da Pendragon. Nel 2011 esce il suo Milano a mano armata (Foschi, Premio Lomellina in Giallo 2012). Con Fanucci pubblica nel 2013 A casa del diavolo e con Feltrinelli Morte di Luna, Io la troverò e Città di polvere (gli ultimi due finalisti al Premio Scerbanenco-La Stampa nel 2014 e nel 2015). I suoi racconti sono apparsi su giornali e riviste, tra cui “Linus” e il “Corriere della sera”, e i periodici del Giallo Mondadori. Vive tra l’Abruzzo, Modena e Milano. Per Piemme ha pubblicato L’uomo di casa (Premio dei lettori Scerbanenco 2017) , Se la notte ti cerca (Premio Fedeli 2018) e Nero a Milano (Premio dei Lettori Scerbanenco 2018). Piemme ha recentemente pubblicato nuovamente Milano a mano armata e il nuovo romanzo Il cacciatore di anime.

 

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