Mosche




Valentina Santini


DETTAGLI:

Editore: Voland

Genere: Narrativa

Pagine: 216

Anno edizione: 2024

Sinossi. Francesco Sforzi ha quarantasei anni, svolge un lavoro sottopagato e vive ancora con i genitori. Rabbioso, razzista, è convinto che il mondo sia in debito con lui. Nonna Margherita è il suo unico riferimento, ma da tempo è affidata alle cure di una struttura. Un giorno gli viene chiesto di ripulire la vecchia villa in cui la donna ha passato la vita, in modo che possa essere messa in vendita. Un luogo in cui sono custoditi cimeli di ogni tipo. Nel mettere in ordine, Francesco si imbatte in un segreto che ridisegna totalmente la verità sulla sua esistenza. E comincia uno strano ronzio, come di mosche, le stesse che invadono le stanze… Ma la rivelazione coincide con la rinascita: da rider rabbioso, Francesco diventa capolista di partito. Le sue ferree convinzioni generano voti a palate. Guidato da uno spin doctor senza scrupoli, si ritrova protagonista di una campagna politica di successo. Pillole, escort, post strategici, slogan discriminatori… Ecco la ricetta per prendere le redini del paese.

 Recensione di Salvatore Gusinu


Ho impiegato un po’ di tempo a scrivere la recensione di questo romanzo dopo la lettura. Il problema fondamentale è stato causato dal fatto che, arrivato alla fine dell’ultima pagina, non ho saputo esprimere a caldo un giudizio, come normalmente e contrariamente accade per le mie letture.

Ancora adesso non so dire se il romanzo sia bello o brutto e se mi sia piaciuto o meno.
Al di là del giudizio di gusto, posso certamente affermare che più che a un romanzo ci troviamo davanti a una sceneggiatura. A mio parere, infatti, la forma narrativa utilizzata per “accogliere” le vicende del protagonista non doveva essere quella del romanzo, bensì quella della sceneggiatura.

La storia di Francesco Sforzi è a tratti talmente ingarbugliata, tra continui “vai e vieni” nel passato e nella sua mente, che sono stato costretto, delle volte, a tornare indietro con la lettura per chiarire alcuni passaggi narrativi che poi ho compreso.

Dico, quindi, che la scelta della sceneggiatura avrebbe rappresentato la soluzione migliore proprio perché i fatti narrati si prestano a essere rappresentati in un film e avrebbero avuto una maggiore chiarezza nella trasposizione cinematografica; non tutti i romanzi, infatti, possono essere ridotti a film e non tutte le sceneggiature sono tratte da romanzi:

“Mosche”. sarebbe un’ottima sceneggiatura per un bel film.

Dico questo, ovviamente, non in senso negativo o con accezione dispregiativa; anzi, il mio è un modesto suggerimento da lettore per una “ricollocazione” della storia narrata che, in altra veste, avrebbe maggiore dignità.

Uno fra gli elementi che mi ha particolarmente colpito è la continua riflessione sul mondo dei social, riflessione molto attuale, e sul loro ruolo all’interno della società. Si evince chiaramente dal romanzo una metaforica denuncia sui fini per i quali i social vengono utilizzati: quello di creare realtà parallele a quella esistente, effimere e falsate. 

Non è messa assolutamente in discussione la capacità di scrittura dell’autrice, scrittura potente e ricca di enfasi (che non guasta).

Il personaggio di Francesco Sforza è sfaccettato, ricco di spigoli, imprevedibile e ben costruito; proprio per queste caratteristiche, ribadisco che starebbe molto bene in un film.

Mosche” è un romanzo che esula dalle mie letture solite ed è per questo che, non avendolo ancora metabolizzato per bene, a tutt’oggi non so dirvi se mi sia piaciuto o meno. Più avanti cercherò di dargli un’altra possibilità per comprendere meglio. Nell’attesa, spero, che “Mosche” diventi presto un bel film.

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Valentina Santini


nasce nel 1983 nella Maremma grossetana. È laureata in Psicologia. Collabora come editor e copywriter con alcune realtà editoriali. È cosceneggiatrice della serie tv interattiva Il confine di Moebius. Scrive per il cinema.