Motivi di famiglia




Recensione di Elvio Mac


Autore: Aldo Pagano

Editore: Piemme

Genere: Gialli e Thriller

Pagine: 392

Anno di pubblicazione: 2019

Sinossi. La ragazza è sdraiata sulla pancia, vicino al bordo della piscina comunale. È nuda, il viso coperto dai lunghi capelli biondi, e persa in un sonno profondo. Questo, almeno, è ciò che pensa Rosario, anziano custode della piscina con lontani precedenti penali. E ha un altro pensiero, guardando quel corpo statuario che mai più gli capiterà così disponibile: vuole approfittarne. Quando i suoi occhi le si posano sul volto, però, l’uomo capisce che la ragazza non sta dormendo. È morta. È stata uccisa. E lui ora può solo fuggire. Il pubblico ministero Emma Bonsanti è tornata da qualche tempo a Bari, dove aveva vissuto un’adolescenza resa drammatica dalla violenza politica, dopo lunghi anni trascorsi in una Milano da cui è scappata per il suicidio di un suo indagato. Il caso di Alessia Abbrescia, una ragazza di appena diciott’anni, bellissima e di ottima famiglia, la scuote nel profondo. Perché c’è qualcosa in ciò che dicono di lei i genitori e gli amici, una figlia modello, senza nemici, né piccole grandi tristezze o colpi di testa da adolescente, che stride con la sua morte, con il luogo e la modalità in cui è stata ritrovata. E poi nella vita di quella ragazza, nel rapporto difficile con una madre ingombrante non riesce a non rivedere se stessa. E allora vale la pena andare a fondo, cercare sotto la superficie offuscata dalle testimonianze per scoprire chi era realmente la vittima e trovare il colpevole. Svelando a uno a uno i segreti di una società falsa e accecata dal potere, dove tutto e tutti sono sacrificabili, Emma si troverà di fronte a una realtà drammatica che, forse, non avrà voglia di guardare.Un giallo potente sui segreti di ogni famiglia perfetta. Segreti che, quando emergono in superficie, distruggono ogni cosa.

Recensione

La protagonista della vicenda è il pubblico ministero Emma Bonsanti, una donna che si porta appresso un bagaglio ingombrante colmo di esperienze, non solo per quanto riguarda l’ambito lavorativo, ma anche per vicissitudini personali. E’ una donna dotata di empatia, ma non la mostra al mondo esterno.

In una Bari bene solo all’apparenza, dovrà scandagliare le vite di figli agiati, viziati e coccolati come fossero bambini senza possibilità di scegliere. Spesso per tale motivo i giovani prendono strade diverse da quelle che i genitori credono di costruire per loro.

La vittima, Alessia Abbrescia, fa parte di questa classe sociale privilegiata, ma il fatto che una diciottenne bellissima venga trovata a bordo piscina, nuda e morta, non può essere considerato unevento casuale, dovuto agli eccessi di una nottata di bagordi. Quasi sempre dietro alla facciata migliore, si nasconde il peggio.

Nel racconto sono molto evidenti le differenze di classe sociale, quella di Rosario il custode è tra le meno considerate, è il capro espiatorio perfetto, perché la sua vita ha un losco passato, i suoi precedenti penali e le sue amicizie sono già una condanna.

Ma il P.M. capisce che c’è qualcosa di strano in questa vicenda, chi era veramente Alessia? E’convinta che la risposta a questa domanda, possa svelare dettagli fondamentali per trovare il colpevole dell’omicidio. Si concentra così sui rapporti famigliari per capire come abbiano potutoinfluire sulla ragazza. Ma i contrasti di famiglia incidono sulla crescita dei figli? Può un ambiente ostile instillare l’odio e penetrare nell’animo delle persone fino a condizionarle?

Durante i vari interrogatori, la Bonsanti si trova in difficoltà quando conosce Ludovica, l’amica fidata della vittima, perché si rivede in questa ragazza e rivive parte della sua adolescenza con Carla, la sua amica del cuore. Si sente coinvolta emotivamente anche a causa del rapporto complicato tra Alessia Abbrescia e sua madre, per molti versi simile a quello che Emma vive da sempre con sua madre.

Angela Abbrescia è una madre arrivista, è consapevole che non vengono premiati i migliori, per lei la vita è fatta di opportunità che si devono afferrare ad ogni costo. Crede di poter imporre le sue convinzioni, ha riempito la testa della figlia con finti valori, la sete di potere, i soldi, l’arroganza e un classismo esasperato. Vuole tenere tutto sotto controllo, comprese le frequentazioni di Alessia.     Proprio quando le imposizioni diventano opprimenti, un figlio tende a ribellarsi. Questo è quello che è successo ad Alessia, che si divertiva a fargliela sotto il naso. L’unica certezza è che dietro ad una magnifica apparenza, c’era un rapporto conflittuale madre/figlia.

Il collega a stretto contatto della Bonsanti e suo braccio destro, è il sovrintendente capo Michele Lorusso, sessantenne barese, uno che lascia una pessima prima impressione, sembra povero di linguaggio, sciatto di sentimenti ma in realtà è il personaggio che ho apprezzato di più. Sempre al suo posto, mai una parola sbagliata, flemmatico e pertinente. Pare vivere con leggerezza, invece è più consapevole di chiunque altro.

La storia è molto scorrevole, alcuni dialoghi intensi, altri divertenti, soprattutto se c’è di mezzo Lorusso. Mi è piaciuta molto la gestione delle indagini che procedono incessanti grazie allo zelo della P.M. con dettagli, incroci di tabulati, riscontri degli alibi e verifiche sugli indagati. I protagonisti non rientrano nei canoni di normalità, ma le vicende personali che li vedono coinvolti, sono quanto di più probabile possa accadere a chiunque. Sono presenti molti dialoghi con slang giovanile che fanno sorridere.

Questo libro parla di adolescenti che hanno tutto e si comportano come se non avessero niente da custodire, da amare, si fatica a capirli. Come dice l’autore, sembrano palline di gomma che rimbalzano e si scontrano tra loro senza riuscire a comunicare.

Oggi i giovani hanno profili su ogni genere di social con migliaia di foto, esibiscono la loro vita parallela in una realtà rappresentata dall’apparire, la verità invece è che molti non sanno esprimersi, non sono in grado di parlare e di dire quello che realmente sono.

La storia raccontata, suscita riflessioni interessanti, non si tratta solo di sparare a zero sui giovani di oggi, anzi forse siamo noi genitori che dobbiamo capire se siamo impotenti o incapaci di fronte a qualcosa che non riusciamo a capire. Certo loro non ci rendono la vita facile. Traspare fortemente il ruolo della famiglia, incapace di esercitare il ruolo che dovrebbe svolgere, cioè quello di riferimento educativo e sociale dei figli.

A cura di  Elvio Mac

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Aldo Pagano


Aldo Pagano: nato a Palermo nel 1966, ha vissuto a lungo a Roma, Bari, Milano, Como. Ex giornalista ed ex sommelier, fra le tante altre cose che ha fatto gli piace ricordare gli anni nelle pubbliche relazioni e il lancio di un fichissimo chiosco da spiaggia. La protagonista di Motivi di famiglia, il pubblico ministero Emma Bonsanti, è apparsa anche nel suo primo romanzo, La trappola dei ricordi, pubblicato nel 2015 da Todaro e in corso di ripubblicazione per Piemme.

 

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